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lunedì 2 Ottobre 2023
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    La Liberazione ricordata a Panzalla, in memoria di Pietro e Dina trucidati dai nazifascisti

    Tante emozioni sul luogo in cui venne uccisa la coppia, medaglia al valore militare. Il sindaco: "Presto una sezione A.N.P.I. anche a Greve"

    PANZALLA (GREVE IN CHIANTI) – Anche il Comune di Greve in Chianti, mercoledì 2 agosto, ha concluso le cerimonie del 79esimo Anniversario della Liberazione dal nazifascismo.

    Lo ha fatto con la commemorazione dei coniugi Pietro Stefanini e Dina Boncristiani (medaglia d’oro al valor militare) uccisi dai nazifascisti il 2 agosto 1944 in località San Clemente in Panzalla, sopra la frazione di San Polo in Chianti.

    Un luogo incantevole, in mezzo al bosco, con dei meravigliosi scorci sulla campagna del Chianti e del Valdarno.

    Erano presenti alla cerimonia il sindaco di Greve Paolo Sottani con il gonfalone e la polizia locale, Raffaello Ferrini nipote di Dina Boncristiani, i luogotenenti della Stazione carabinieri di Greve in Chianti, il parroco di Chiocchio don Antonio Pegnaranda, la vicesindaca del Comune di Fucecchio Emma Donnini.

    E alcuni studenti dell’Associazione FucecchioèLibera, da poco costituitasi, con Gianmarco Geloso, Michela Talini, Chiara Ciomei, Alessia Balzano.

    E ancora, la consigliera del Comune di Bagno a Ripoli Sandra Baragli, l’assessore del Comune di Figline e Incisa Valdarno Paolo Bianchini, la sezione A.N.P.I. “Pietro Ferruzzi” di Bagno a Ripoli con il suo presidente Luigi Remaschi, la Croce Rossa di Strada in Chianti, l’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo di Greve in Chianti.

    Non si sa ancora oggi con precisione come siano avvenuti i fatti dell’uccisione di Pietro (nato a Scarperia il 4 febbraio 1887, maresciallo del Corpo di polizia municipale di Firenze) e Dina.

    Che era nata a Fucecchio il 14 aprile 1907, e collaborava come staffetta con i partigiani della Brigata Garibaldi “A. Sinigaglia”, comandata da “Gracco”: il suo nome di battaglia era “la Marescialla”.

    “Sembra che Pietro – ha ricordato il sindaco Sottani – abbia cercato di difendere la moglie Dina dai tedeschi che si erano insediati in una vicina fattoria, a Panzalla, riuscendo a trovare i coniugi in una vicina abitazione dove erano sfollati”.

    “Pietro – ha proseguito – nel tentativo di difendere la moglie da una probabile violenza, estrasse la pistola d’ordinanza e fu ucciso insieme al suo cane. La stessa fine fu riservata alla moglie Dina, uccisa nel tentativo di scappare. Il suo corpo fu trovato a poca distanza dal marito”.

    “Come Comune – ha agigunto Sottani – abbiamo iniziato un percorso per le celebrazioni dell’80esima della Liberazione del prossimo anno, con un gruppo di lavoro già costituito e coordinato dal giornalista Marco Hagge, che vede la raccolta di testimonianze e memorie”.

    “Per questo – ha tenuto a dire – lancio un appello a chi ancora in casa conserva qualcosa, foto documenti o altro. Può portare tutto alla segreteria del Comune: con il materiale (che ovviamente verrà restituito) sarà fatta una pubblicazione”.

    “Ultima cosa che desidero da tempo – ha concluso lanciando un altro appello – è la costituzione di un comitato A.N.P.I a Greve in Chianti. Su questo l’amministrazione comunale sarà a disposizione e contiamo su quelle persone che ci stanno lavorando”. E

    “La prima volta che sono venuta qua era il 2009 – ha preso la parola Emma Donnini – mi portò il mio babbo. Ed è uno dei ricordi più belli di lui. Fucecchio ha vissuto un eccidio tremendo: qui ho portato alcuni componenti dei trenta ragazzi dell’Associazione FucecchioèLibera, per far conoscere quanto sia importante la memoria, che serva per la libertà e i nostri diritti”.

    “Non è vero – ha ripreso – che la maggior parte dei giovani passano il tempo su i social, dobbiamo riuscire ad accogliere i giovani, che sono tanti, ascoltandoli e insegnando loro i veri valori”.

    “Io sono figlia di un partigiano in Montenegro – sono state le parole di Sandra Baragli – Si unì in seguito alla Brigata Garibaldi e di quarantacinquemila tornarono in novemila. C’è da chiedersi oggi davvero come abbiano fatto a sopravvivere. In posti come questi bisogna esserci sempre e non dobbiamo mai dimenticare di ricordare cosa erano quei tempi, cosa hanno subito le persone in un ventennio terribile”.

    “Siamo in una zona di colline e montagne di battaglie e gli eccidi – ha ricordato Bianchini – Basta fare una passeggiata per vedere quante di queste lapidi troviamo lungo il nostro cammino. Queste lapidi oggi parlano a noi. Purtroppo stanno venendo meno i testimoni di allora, che sono stati quelli che in qualche modo erano le “lapidi viventi” e gli elementi fondamentali i quali ci potevano dare un aiuto per capire”.

    “Oggi quelle persone vengono meno – ha ammonito – ma rimangono le lapidi, rimane la storia e rimane a noi l’obbligo di portare avanti quel ricordo. Da quei giorni, da quelle tragedie nasce la nostra democrazia, la nostra libertà che oggi non dobbiamo dare come un elemento scontato che qualcuno ci ha regalato. Se ci scordiamo da dove veniamo non abbiamo più futuro”.

    “Nel giugno del ’44 – ha sottolineato Remaschi – i partigiani dopo la liberazione di Roma costituirono l’A.N.P.I.: che non serviva solo per le serate da ballo, ma come testimonianza viva pensando a un futuro sempre più lontano di quello che hanno rappresentato per loro, un cambio radicale della società”.

    “Su trentasei milioni di abitanti in Italia – ha aggiunto – i partigiani combattenti pare siano stati circa duecentomila. Ma qualcuno diceva che la vera forza combattente dei partigiani era che per ciascuno di loro ce n’erano altri quindici: le mamme, le nonne, le sorelle, quelle che davano i vestiti, quelle che davano rifugio quando si scappava, quelle che un tozzo di pane o due patate lo facevano avere, quelle che se uno si feriva curavano e quelle che facevano schermo dove in ogni caseggiato c’era una spia pagata dai fascisti”.

    “Sì – ha tenuto a ricordare – perché per una semplice delazione di un discorso antifascista le spie si prendevano mille lire, per un vero antifascista o un partigiano arrivavano a dare dalle tre alle cinquemila lire, così come per un ebreo cinquemila lire. In una delle tante stragi una nonna continuava a dire alle altre donne: “Io ho riconosciuto la voce dello stagnino che diceva ai tedeschi passate di qua”. Questa qui a Panzalla non la fecero i tedeschi, ma gli italiani fascisti che portarono qui i soldati tedeschi!”.

    “E’ vero – ha concluso – che la Costituzione la fecero delle grandi persone di levatura come Calamandrei, La Pira, Togliatti, ma loro distillarono in questa gli ideali, il pensiero, gli umori e gli affetti dei partigiani. Quando si dice che noi dobbiamo sentirci come degli atleti in una staffetta, noi riprendiamo stasera la staffetta da Dina e Pietro. Buona Resistenza a tutti”.

    Al termine, una giovane dell’Associazione FucecchioèLibera ha letto una lettera sull’esperienza fatta durante il “Viaggio della Memoria”, mentre altri due giovani hanno deposto (insieme al sindaco Paolo Sottani una corona al cippo di Dina e Pietro), mentre il parroco di Chiocchio, dopo una preghiera, ha impartito la benedizione.

    Infine, il circolo S.M.S. ARCI l’Unione di San Polo ha offerto un ristoro, con musica a cura della Scuola di Musica di Greve in Chianti. 

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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