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mercoledì 16 Luglio 2025
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    “I mesi lunghi… tre mesi di Anas. E le altre perle dell’Autopalio”

    "Nata pericolosa e tempestata di lavori che la dovrebbero rendere meno rischiosa, non è dato sapere in quanti decenni..."

    Buongiorno redazione, cito un vostro articolo per uno dei tanti motivi di sarcasmo (o ingrossamento del fegato da arrabbiatura, secondo l’umore di turno) che gentilmente e a piene mani ci fornisce l’Ente per eccellenza che gestisce le nostre principali arterie stradali (autostrade escluse, per fortuna).

    Non sto a ricercare quanto tempo già prima di quell’articolo il viadotto Falciani sull’Autopalio fosse chiuso, mi pare da prima del Covid e relativo lockdown e la causa mi pare fossero il degrado della sommità (e non solo) dei piloni che sorreggono gli impalcati delle corsie carrabili.

    Dopo un gran polverone, con insistenti interventi e pressioni anche delle amministrazioni locali (che tuttora ringrazio), ANAS si sbilanciò in una ipotesi che, alla resa dei conti, vale più o meno come certe previsioni meteorologiche: “Pioverà nei prossimi giorni, se poi non pioverà, tanto prima o poi dovrà farlo. Quando? Boh… il meteo e il colon non fanno come pare a loro”.

    8 mesi e da quell’articolo ne sono passati 24 (per far conto pari, se no non mi torna il titolo), in cui abbiamo visto poca presenza di maestranze, accatastamento di materiali… qualcuno può eccepire: “E certo che non li vedi, lavorano da sotto, mica da sopra”.

    Caspita, è vero: la foto è di marzo 2022, ovvero 9 mesi dopo, oggi i piloni sono liberi dai ponteggi.

    Allora non producono solo mesi, lavorano davvero!

    Di sicuro c’è che AD OGGI sono ancora presenti i pioli catarifrangenti e il restringimento di carreggiata in entrambe le direzioni di marcia, così come è presente la rete plastica arancione sul guard rail in corrispondenza dei piloni, ormai incotta ma tenacemente attaccata al dovere.

    Sui viadotti Docciola sono partiti più tardi, forse perché più urgenti (chissà), ma abbiamo almeno avuto l’onore e l’occasione di vederci maestranze al lavoro, come per il Falciani per opere sicuramente impegnative quali sono quelle di ripristino delle porzioni ammalorate del calcestruzzo armato e dei relativi ferri di armatura.

    Chiusa (si fa per dire) questa tragicomica storiella degli 8 mesi di tre mesi ciascuno, passiamo alle altre perle che riguardano la SI-FI, raccordo autostradale che di fatto è una SGC, nata pericolosa e tempestata di lavori che la dovrebbero rendere meno rischiosa, non è dato sapere in quanti decenni.

    Onestamente, il ripristino del tratto antistante le Terme di Firenze, dopo il notevole cedimento di porzione del dirupo sovrastante di qualche mese fa, è stato molto veloce, con esecuzioni acrobatiche che hanno, fra l’altro, ammirato tanti automobilisti di passaggio fin quasi a indurli alla distrazione.

    E’ andato tutto bene, complimenti in ogni caso per la velocità di esecuzione e risoluzione del problema.

    E complimenti, dopo le reiterate lamentele di cittadini e delle amministrazioni il cui territorio è malauguratamente attraversato da questa risorsa/piaga, per lo sforzo, perché di sforzo trattasi, volto alla segnalazione alla cittadinanza di una specie di programma dei lavori, almeno poco prima che questi abbiano inizio, tramite le notizie di codesta testata.

    Un piccolo salto all’indietro, a fine anni ’80 con un sistema all’epoca rivoluzionario, ovvero due innovative macchine che sembravano locomotive, che mangiavano l’asfalto e lo rimpastavano con nuovo e migliore lasciandosi alle spalle una corsia di marcia rinnovata nel fondo, partirono una da Siena ed una da Firenze per gestire un piano stradale che, appunto, adeguava la via carrabile ad una strada che dal 1993 è “rete stradale a viabilità ordinaria d’interesse nazionale” anziché ad un campo di patate.

    E’ stato uno degli interventi più imponenti, dopo quello di installazione del guard-rail centrale, del quale alla sua nascita era poco ragionevolmente sprovvista (visto che da subito, dal 1967, fu parificata a strada di tipo A, raccordo autostradale).

    E, anche qui, un’altra perla di questa infinita collana di cantieri: abbiamo visto sostituire negli anni 90 il guard-rail centrale in acciaio con un magnifico serpentone di new-jersey in CAV ma, anche per il fatto che il sovrapporsi di strati di asfalto ne riduceva l’altezza, fu sostituito da un nuovo meraviglioso ed imponente guard-rail in acciaio zincato, assoluto terrore dei motociclisti.

    Il quale, recentemente, in larghi tratti di questo funesto tracciato è stato a sua volta rimpiazzato da una nuova protezione centrale in Cemento Armato Vibrato, (sì, un altro new jersey) contrassegnato vicino alla sommità da una meravigliosa banda blu, bella impattante, considerando che proprio dalla linea mediana della superstrada si diparte un vincolo paesaggistico dal 1970.

    Ovviamente, anche a traino di questo nuova barriera centrale ci sono stati e continuano ad esserci cantieri danzanti, che hanno reiteratamente fustigato gli apparati riproduttivi dei cittadini in provincia di Siena e nel tratto Barberino-Tavarnelle per la parte fiorentina.

    L’ultimo gioiello è stata la chiusura dell’uscita Bargino in direzione sud, quale prolungamento del cantiere esistente per rifacimento del manto, a partire da l’altro ieri.

    Non ho le prove per dire se abbiano lavorato o meno di venerdì, ho fortunatamente un lavoro che mi occupa le giornate e non vado a giro come gli “umarèll” a guardare i cantieri, fatto sta che modificare un cantiere e un percorso, già disgraziato, a ridosso di un fine settimana non è, a mio umile ed opinabile parere, la cosa più opportuna da fare, ma mi voglio sforzare a sperare che abbiano avuto validi motivi per farlo.

    Sappiamo tutti che questa è una strada importantissima, nata con altre concezioni progettuali (chiaramente adatte all’epoca della costruzione), raggi di curvatura e dimensioni delle carreggiate non adeguate ai mezzi moderni.

    Sappiamo tutti che i lavori più attinenti per mettere questa strada a norma comprenderebbero la logica della demolizione e ricostruzione (lo stanno facendo sugli impalcati della A1 fra Calenzano e Barberino, ma ovviamente non è ANAS), ma i disagi conseguenti e, soprattutto, la mancanza di fondi pubblici a ciò dedicati, mette sul piatto quello che c’è, ovvero si rabbercia il vecchio e i disagi ci sono ugualmente.

    E allora, alla fine, dovremo abituarci ad anni di disagi e una strada che non avrà mai pace, e dovremo essere pure contenti che, nel frattempo, almeno le strutture dovrebbero evitarci disastri e piangere vittime come troppe volte è accaduto, dal ponte Morandi all’ultimo guard rail di fil di ferro (leggi inadeguato) a Mestre.

    E dovremo quindi essere contenti di tutto questo rattoppare: in fin dei conti i pantaloni con le toppe, da necessità sono diventati anche di tendenza… siamo o non siamo un Paese di stilisti?

    E’ sempre facile lamentarsi senza proporre e io propongo, supplico e imploro, che non venga lasciato in capo ad una sola testata giornalistica, e meno male che c’è, l’ingrato compito di segnalare lavori e relativi tempi di esecuzione, in modo che il cittadino si regoli.

    Un po’ più di trasparenza, un’App dedicata, o anche inserire tabelloni luminosi che ci raccontino ciò che ci aspetta, molto meglio che usarli per vedersi raccomandare, come accaduto quest’estate all’ingresso della Galleria Vallombrosina in direzione Firenze, che “in caso di problemi in mare chiamare la guardia costiera”.

    Vi ringrazio , redazione, per gli aggiornamenti che puntualmente ci date, ringrazio anche le amministrazioni che si sono spese per chiedere chiarezza ad ANAS con un pressante richiamo alla trasparenza della programmazione dei lavori nei confronti di quell’ente.

    La sensazione purtroppo è che non basti, scusate lo sfogo e buon lavoro.

    Gabriele Cocci

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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