spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
mercoledì 16 Luglio 2025
spot_img
spot_img
Altre aree
    spot_img

    Antonio Petrocelli, dalla Basilicata a San Casciano: “La poesia come motore”

    La scelte di vivere nelle colline del Chianti al posto delle "luci di Roma": il suo racconto al Gazzettino del Chianti

    SAN CASCIANO – Sancascianese dal 1988, Antonio Petrocelli, di origini lucane, è un attore apprezzato, con più di sessanta film al suo attivo.

     

    Il  grande pubblico lo ricorda sicuramente nel ruolo magistrale dell’avvocato buono in “Caruso Pascoski di padre polacco”, al fianco dell’amatissimo  Francesco Nuti.

     

    Ha gentilmente accettato di incontrarci e ci ha raccontato una bella storia: quella di un ragazzo venuto dal Sud che è diventato attore e poi scrittore, ricercando sempre il senso profondo e vero della vita, che lo ha portato a scegliere la pace delle nostre colline piuttosto che le luci della ribalta di Roma capitale.

     

    “Ho avuto la fortuna – inizia a raccontare Antonio, in foto in alto con la moglie Marisa – di avere  un maestro delle elementari che ci faceva leggere i racconti e le poesie, con l’intenzione di restituire agli ascoltatori quello che si leggeva. Questo ha acceso in me quel fuoco sacro di voler recitare le poesie per farle capire. Confesso che l’interesse per la recitazione è nata dalla poesia e non viceversa".

     

    "In fondo – ribadisce Antonio –  il fascino di fare l’attore per me era quello di raccontare storie, con il  corpo, con la voce, che non è poi così diverso da quello che fa la scrittura”.

     

     

    Questa era la convinzione che Antonio ha portato con sé, quando quattordicenne ha deciso di lasciare la Basilicata, per sfuggire al suo destino di pastore e contadino ed è arrivato a Firenze al Liceo Classico Galileo.

     

    Sempre a Firenze Antonio ha imparato il mestiere dell’attore: "Quando sono diventato un attore professionista – continua – ho avuto la fortuna di incontrare quel gruppo di toscani che lavoravano a Roma nei teatri sperimentali: Roberto Benigni, Donato Sannini e Carlo Monni. Nei teatri sperimentali si badava soprattutto alla sostanza delle cose, al fare, non si stava dietro alla dizione”.

     

    E’ in questa genuina frequentazione che Antonio ha sicuramente affinato le sue competenze di attore, senza però rinunciare alla sua identità più profonda, soprattutto nel parlato, che non a caso rende ogni attore unico e riconoscibile.

     

    "Tutto questo – ci dice –  mi ha distolto da quella vaga impostazione attoriale che cercavo di avere. E quindi, fortunatamente, ho mantenuto la mia cadenza dialettale”.

     

    Poi, la scelta di vivere a San Casciano: “Sono cresciuto tra Santo Spirito e Porta Romana e  mi sono formato a Firenze. Ma quando ho conosciuto Marisa e abbiamo deciso di mettere su famiglia, abbiamo scelto di venire qui per i nostri figli, perché c’erano i nonni e gli zii".

     

    "Questo – dice con certezza – è uno dei posti più belli del mondo ed io che giro l’Italia in lungo e in largo posso dire di aver avuto fortuna a vivere qui".

     

    "Qui – aggiunge – ho anche ritrovato quel sapore di vivere il paese, di stare con la gente. Infatti mi sono impegnato per quasi dieci anni come consigliere comunale e l’ho fatto per conoscere il posto e le persone più in profondità".

     

    "L’anima più verace – continua – più popolare di questo paese è in fondo quella che amo di più, che mi ha sempre interessato e dalla quale sono sempre stato ricambiato in affetto”.

     

    Ed è in questo territorio che Antonio ha trovato nel tempo il coraggio di scrivere, per non tradire quella sua convinzione con cui era partito dal Sud.

     

    Nel 2016 infatti ha pubblicato  la sua raccolta di liriche poetiche: Garofani. “Ci sono voluti quasi venti anni – ci dice – prima di sentirmi pronto. Ho atteso il tempo in cui tutto  depositasse per poterlo raccontare”.

     

    Chiediamo quale sarebbe il ruolo che gli piacerebbe ancora interpretare… . “Mi piacerebbe un ruolo da protagonista – ammette – Io ho dato il meglio di me come attore dialettale. I miei monologhi che sono conosciuti e mi hanno lanciato come attore sono monologhi in dialetto lucano. Come il canto del pastore errante di Giacomo Leopardi, tradotto completamente in lucano, che ho fatto tante volte e che mi chiedono ancora adesso".

     

    "Mi piacerebbe tanto – conclude – fare un lavoro nella mia lingua materna, che è quella in cui mi esprimo di più”.

     

    Salutiamo Antonio Petrocelli augurandogli ancora il successo che si merita, anche se per noi, senza dubbio, è già un grande attore.

    di Silvia Luis

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Sostieni il Gazzettino del Chianti

    Il Gazzettino del Chianti e delle Colline Fiorentine è un giornale libero, indipendente, che da sempre ha puntato sul forte legame con i lettori e il territorio. Un giornale fruibile gratuitamente, ogni giorno. Ma fare libera informazione ha un costo, difficilmente sostenibile esclusivamente grazie alla pubblicità, che in questi anni ha comunque garantito (grazie a un incessante lavoro quotidiano) la gratuità del giornale.

    Adesso pensiamo che possiamo fare un altro passo, assieme: se apprezzate Il Gazzettino del Chianti, se volete dare un contributo a mantenerne e accentuarne l’indipendenza, potete farlo qui. Ognuno di noi, e di voi, può fare la differenza. Perché pensiamo che Il Gazzettino del Chianti sia un piccolo-grande patrimonio di tutti.

    Leggi anche...