SAN CASCIANO – Non sarà un agosto di relax per ChiantiBanca. Troppi i temi sul tavolo per poter pensare a ferie tranquille. Sia per quanto la banca ha vissuto fino ad oggi, sia per le scelte che è chiamata a fare. Nel breve e nel medio periodo.
Una banca, quella che ha il suo quartier generale a San Casciano, che negli ultimi mesi è stata sballottata in una sorta di tempesta perfetta, in cui ondate arrivate a più riprese hanno rischiato di far affondare lo scafo.
A partire dalla durissima ispezione di Banca d'Italia, alla base dei circa 120 milioni di euro di rettifiche effettuate sui crediti deteriorati. E del bilancio in rosso per oltre 90 milioni di euro portato davanti ai soci.
Passando, nel marzo scorso, dalle dimissioni dell'ex direttore generale Andrea Bianchi e di cinque membri dell'allora consiglio d'amministrazione, fra cui i due vicepresidenti Claudio Corsi e Stefano Mecocci.
Dimissioni a cui poi ha fatto seguito il percorso di indagine (attualmente in corso) da parte della Procura della Repubblica di Firenze, con ipotesi di reato di falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza. Con acquisizione di documenti in banca e a casa di una quindicina di indagati, fra i quali gli ex vertici e l'ex dg.
Con, su questo sfondo, anche la partita aperta con Banca d'Italia. Le probabili multe da parte dell'organo di vigilanza e le possibili azioni di responsabilità (da parte della banca) nei loro confronti.
E ancora la tesissima campagna elettorale pre-assembleare, con la presentazione di una lista ("Fedeltà alla storia e alla cooperazione") contrapposta a quella del presidente uscente Lorenzo Bini Smaghi. Fino all'assemblea al calor bianco del 14 maggio, con l'Obihall stipato in ogni angolo e la sconfitta dello stesso Bini Smaghi.
Da lì, l'insediamento della nuova governance, con il cda che ha eletto come presidente Cristiano Iacopozzi. E oggi, a due mesi e mezzo dal cambio di guida, a che punto siamo? Se lo chiedono soci, clienti, territorio.
ROMA O TRENTO? UNA SCELTA CHE PARE PORTI… VERSO NORD
Prima di tutto la scelta della holding alla quale aderire. Se infatti il presidente oggi fosse Lorenzo Bini Smaghi sarebbe stato dato semplicemente seguito al voto dei soci nell'assemblea straordinaria del dicembre 2016 e a quello del maggio scorso. Convintamente Trento, anche e soprattutto per motivazioni di tipo industriale e di prospettive competitive in Toscana.
Invece la lista che ha vinto, e che ha portato alla guida della banca Iacopozzi, fin dalla campagna elettorale ha chiarito che avrebbe ripreso in considerazione la scelta. Valutando e confrontando le due opzioni in ogni dettaglio.
Lo stesso nuovo direttore generale, Mauro Focardi Olmi due mesi fa dichiarava alla stampa: "Affronteremo la questione dell'adesione a Iccrea o Ccb in tempi relativamente brevi, ritengo che nel mese di giugno la discussione possa essere iniziata".
Una discussione che probabilmente è iniziata, ma della quale non si hanno né evidenze né riflessi pubblici di alcun tipo. Una discussione in cui, e non è un segreto, spettatore molto attento è la Federazione toscana delle Bcc che sarebbe molto contenta (e usiamo un eufemismo) di un approdo di ChiantiBanca a Roma.
Un approdo che invece con ogni probabilità non si avvererà. Pare infatti che alla fine si consumi il tormentato matrimonio fra ChiantiBanca e Cassa Centrale. Con la stessa ChiantiBanca che, lo ricordiamo, sarebbe il primo istituto di credito (come dimensioni e importanza) nella holding trentina. L'unico, insieme alla Bcc di Fornacette, ad andare verso nord in Toscana.
E non sarà un matrimonio d'amore, ma fiori d'arancio quasi obbligati: voci trentine infatti fanno sapere che alla fine il rito… verrà probabilmente celebrato.
Di fronte a delibere assunte a suo tempo (da ChiantiBanca), a un percorso ben oltre che avviato, a possibilità concrete di vedersi piombare addosso richieste risarcitorie, il dibattito interno alla banca stessa starebbe ormai mollando definitivamente l'ipotesi Roma.
MA COME STA CHIANTIBANCA? I SOCI ASPETTANO COMUNICAZIONI
"ChiantiBanca rimane, nonostante la perdita dell’esercizio 2016, in buona salute": lo diceva la direttrice della sede di Firenze della Banca d’Italia, Luisa Zappone, a inizio giugno.
Il riferimento era però, ovviamente, al bilancio al 31 dicembre 2016. Quello approvato con oltre 90 milioni di euro di passivo. Ma come è andata l'attività della banca in questi primi sei mesi del 2017?
Quale ad esempio l'impatto sulla raccolta delle dimissioni in blocco del marzo scorso e della sconfitta di Bini Smaghi il 14 maggio? Anche in questo caso nessun notizia ufficiale, ma voci di un calo si fanno sentire.
Ne sapremo sicuramente di più a stretto giro, visto che la lista che ha portato alla guida l'attuale Cda scriveva nel suo programma elettorale: "L'informativa resa ai soci sui risultati aziendali deve essere costante, chiara e tempestiva; tempo per tempo corretta e trasparente. Questo, con particolare riferimento al bilancio non solo annuale, ma anche semestrale. La banca è dei soci e non di coloro ai quali è affidata tempo per tempo la sua gestione. I soci hanno il diritto di essere pienamente consapevoli dell’andamento aziendale; gli amministratori hanno la responsabilità di assolvere al dovere di una puntuale informazione".
Di fronte a queste premesse quindi è lecito attendersi, a stretto giro, comunicazioni precise e particolareggiate: sull'andamento del primo semestre 2017, sullo stato di salute della banca, sull'andamento della raccolta, sull'erogazione del credito. Forse già dalla prossima settimana.
IL SOSTEGNO AL TERRITORIO
Non per ultimo c'è da fare un "check up" anche a quello che possiamo definire il sostegno al territorio. Inteso come elargizioni, sponsorizzazioni e contributi ad associazioni, enti, istituzioni locali.
Anche perché nel frattempo i competitor non stanno certo a guardare: prima fra tutti Banca di Cambiano (divenuta nel frattempo Spa), che dopo l'apertura della filiale a Greve in Chianti nei giorni scorsi ha inaugurato anche l'area self di San Donato in Poggio. E sempre più spesso iniziative pubbliche ed eventi "in terra chiantigiana" hanno sulle locandine il logo di Cambiano.
"E' fondamentale – si leggeva in questo senso nel programma della lista vincitrice – continuare a contribuire concretamente al sostegno economico di una grande ricchezza dei nostri territori: le associazioni di categoria e di volontariato, le società sportive, le onlus, i circoli culturali. Essi devono continuare a essere nostri interlocutori privilegiati, perché una banca di credito cooperativo è tale solo se sa coniugare il suo fare impresa con l’attenzione al sociale".
A due mesi e mezzo dall'insediamento del nuovo cda sarebbe quindi molto interessante sapere, e in questo caso parliamo del nostro territorio, ovvero del Chianti fiorentino, se (e come) questo legame si è rinsaldato.
di Matteo Pucci
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