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giovedì 25 Aprile 2024
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    Incontro in Provincia fra istituzioni, lavoratori, sindacati e imprese: i risultati

    IMPRUNETA-GREVE IN CHIANTI – Necessità di guardare all'estero come spazio vitale, con la richiesta di un aiuto da parte della Regione Toscana; di realizzare un marchio di tutela; di rispondere a situazioni immediate di crisi che non possono aspettare.

     

    Sono solo alcuni dei punti focali sul quale si è concentrata la discussione nel convegno "Cotto dell'Impruneta, un'eccellenza toscana fra crisi e rilancio", svoltosi ne pomeriggio di mercoledì 16 ottobre nella Sala Pistelli della Provincia di Firenze.

     

    A racocntarsi lo stato dell'arte e far proposte per il futuro le istituzioni (Provincia di Firenze, Comuni di Greve in Chianti e Impruneta), imprese, sindacati, lavoratori. Vista l'importanza del tema e i dati drammatici diffusi in questi giorni dalla Fillea Cgil (clicca qui per leggere l'articolo), vi riportiamo in forma quasi integrale il contenuto degli interventi.

     

    ALESSIO CALAMANDREI (SINDACO DI IMPRUNETA): "E' fuori discussione che il problema principale sul quale dobbiamo adoperarci fin da subito è la tutela del marchio. Non possiamo più permetterci di avere aziende extra territoriali (ne ho individuate circa una decina) che marchiano i loro prodotti Cotto di Impruneta. All'Impruneta inoltre abbiamo una grande opportunità che è la Fornace Agresti: una vicenda che ci portiamo dietro da 15 anni. Finalmente ci siamo, si stanno effettuando gli ultimi collaudi. Servirà a re-inventare un ruolo diverso da quello che ha avuto fino ad oggi il cotto: credo sia possibile. Quelli che potrebbero essere gli sbocchi futuri non saprei dirlo: ma la volontà delle aziende di continuare a investire in un prodotto come il cotto è fondamentale. Troverete la porta del sindaco di Impruneta sempre aperta per parlare del prodotto, per farlo crescere, per innovare e avere un riconoscimento maggiore. Dobbiamo avere le armi e le garanzie per tutelarsi contro una vera e propria contraffazione".

     

    STEFANO CASINI BENVENUTI (DIRETTORE IRPET): "La crisi di questo settore sta all'interno di un contesto, con i suoi problemi e le sue prospettive. Numeri? Ne ho pochi e li presento con un po' di difficoltà. Parliamo di addetti per il settore della ceramica e del cotto in tutto il Chianti fiorentino: passati da 552 nel 2001 a 364 nel 2010 (e ancora meno oggi). La crisi ha avuto due grandi colossi in crisi: l'industria manifatturiera e quella delle costruzioni (che hanno subito crolli del 25%). Il cotto sta esattamente in questa filiera produttiva: purtroppo oggi siamo ancora in fase di recessione, la Toscana va un po' meglio del resto del Paese ma va comunque male. Unico fattore positivo sono le esportazioni, ed è un punto che ripeto fino alla noia: si riesce a sopravvivere solo con una gran parte del fatturato che va all'estero. Gli investimenti? Sono crollati del 25%, una cifra clamorosa, mai avuta. L'Italia negli ultimi anni ha perso 360 miliardi di investimenti. E non si può pensare che si possa tornare al passato. Se andiamo oltre al 2013, le previsioni ci dicono che la Toscana nel 2014 potrebbe crescere al di sotto dell'1%, e sarà una crescita trascinata solo dalle esportazioni. E con investimenti ancora irrisori. Ovviamente dietro tutto questo c'è un dramma occupazionale rilevante, che tenderà ad aumentare perché la crescita non sarà consistente. E per essere efficiente dovrà risparmiare anche sul lavoro. Settore delle costruzioni, dal -3,3% nel 2013 al +1,3% nel 2014 (siamo arrivati al -6,9% nel 2012). Questo settore deve pensare all'export, chi l'ha già fatto regge meglio. Ovviamente dovrà avere anche un mercato interno di riferimento, dove la domanda è calante: se si vuole trovare degli spazi devono essere orientati a restauro, riconversione risparmio energetico".

     

    ALBERTO BENCISTA' (SINDACO DI GREVE IN CHIANTI): "Io a differenza di Alessio sono al ventesimo anno di sindaco e naturalmente in questi anni ho visto il settore del cotto passare dallo splendore alla crisi. Come molti, compresi gli economisti, siamo rimasti spiazzati di fronte alla drammaticità e alla vastità della crisi. La prima domanda che mi pongo: in questi 20 anni ci sono stati rarissimi incontri come questo, con la partecipazione di tutte le componenti. Quando usciamo da qui siamo in grado di mantenere un contatto e un rapporto che ci permetta di dare le gambe a qualche idea? Io sono d'accordo con il sindaco di Impruneta sul marchio, il disciplinare, la Fornace Agresti: ma gli imprenditori cosa ne pensano? Se non riusciamo a fare un salto di qualità rispetto al passato nei rapporti e nei ruoli dubito che saremo in grado di portare avanti progetti che incidano nella realtà. Ovviamente il ruolo degli imprenditori è fondamentale: se c'è la loro disponibilità ad aprire un capitolo nuovo, il ruolo delle istituzoni deve essere quello di sostenerli per quanto possibile. Non ci possiamo più permettere che l'argilla venga venduta in Romania, in altre regioni d'Italia: il marchio e il disciplinare devono tutelare a partire dalla materia prima. Altrimenti come facciamo a combattere la concorrenza sleale? So che è un passaggio delicato. Poi servono innovazioni di processo e di prodotto: e qui il ruolo fondamentale è quello della Regione Toscana, i Comuni sono a sforbiciare lo sforbiciato. La Fornace Agresti? Lì i contenuti dovranno essere finanziati dalla Regione. Il Ferrone, frazione divisa fra due comuni: in passato aveva un aspetto lunare, essendo terra di escavazione. Noi dobbiamo trasformare il Ferrone nella porta del Chianti, zona nord, nord-ovest. Ciò vuol dire cominciare a ragionare in termini di paesaggio, compatibilità fra attività produttive e residenza. Ad Alessio Calamandrei dico: facciamo un'assemblea insieme al Ferrone, considerandola una frazione unica. Il futuro dipende anche da un rapporto diverso fra la fabbrica e il territorio: il Ferrone deve diventare un esempio".

     

    MARCO BENATI (SEGRETARIO FILLEA CGIL FIRENZE): "Siamo qui con lavoratori e lavoratrici di questo comparto. In questi mesi vediamo la crisi entrare in una fase quasi senza ritorno. Con gli ammortizzatori sociali abbiamo attutito i primi anni, ma adesso stiamo arrivando al termine. E abbiamo lavoratori che non vedono prospettive, ma vedono anche i limiti e le occasioni che purtroppo stiamo perdendo. Il cotto è prodotto che appartiene alla storia delle aziende, ma anche ai lavoratori e alle comunità locali. E' un bene comune che deve essere tutelato. Ognuno rappresenta degli interessi, ma ad un certo punto va fatto un salto di qualità. In queste settimane abbiamo fatto molte riunioni con le Rsu ed ho visto uno scetticismo molto preoccupante nei lavoratori sulla capacità che possono avere gli imprenditori, a livello locale, di superare dei limiti. Uno di questi è che qua c'è un prodotto che, soprattutto sull'export, potrebbe giocarsela molto meglio; molti valori non sfruttati. Il tutto però non si è tradotto in un distretto, in una serie di imprese che hanno relazione fra di loro. In Germania un patrimonio del genere non sarebbe gestito così: noi ci aspettiamo un salto di qualità a partire da oggi. Serve un percorso a tappe per raggiungere degli obbiettivi: marchio, progetti che la Regione dovrebbe sostenere (può proporli anche all'Unione europea). Su questo siamo categorici e lo saremo nei prossimi mesi: il ruolo del sindacato non è solo quello di gestire i funerali, le chiusure, i licenziamenti e le casse integrazione. Ma dobbiamo anche pretendere dagli imprenditori un cambio di passo attraverso percorsi condivisi, che vorremmo iniziare a definire in un prossimo incontro più ristretto. Diamo alcune linee: un'analisi dei fabbisogni e delle potenzialità di messa in rete delle imprese (marchio, formazione, accesso al credito, assicurazioni, marketing); definizione di progetti di ricerca e innovazione tecnologica su prodotti richiesti sul mercato globale; va rivisto il piano di sviluppo del territorio nel suo complesso, basato su sostenibilità sociale, economica, ambientale. Noi chiediamo a tutti gli imprenditori di far parte di questo percorso, anche a chi è convinto oggi di andare bene. E per il quale magari ci troviamo a gestire le casse integrazione fra un anno. L'attesa sui risultati di questo tavolo, di questo percorso, è molto forte fra i lavoratori".

     

    SERGIO GATTESCHI (PRESIDENTE AGENZIA FIORENTINA PER L'ENERGIA): "Ci stiamo occupando di una ricerca tecnologia che può essere utile per il settore del cotto. Il 4 novembre faremo un'assemblea pubblica sul miglioramento del fotovoltaico attraverso diverse sfumature cromatiche. Quello di cui ci siamo occupati noi come Agenzia è stato il portare questo tipo di fotovoltaico e di solare termicco compatibile con le tegole, in accordo con la Soprintendenza. Rendere le energie rinnovabili compatibili con il patrimonio storico: è questa la sfida".

     

    STEFANO TESI (SEGRETARIO FILCA CISL DI FIRENZE): "Nelle aziende del cotto siamo passati in brevissimo tempo da premi-risultato a licenziamenti, con lavoratori che stentavano a credere a quel che stava succedendo. Tutto quello che c'era prima non potrà più ritornare, c'è da rivedere un intero sistema. I dati? Ci dicono che siamo a un terzo di perdita di forza lavoro, speriamo di aver toccato il fondo ma non ci crediamo ancora… . A breve serve una risposta choc: se si aspetta troppo le aziende che sono ancora in piedi rischiano di subire ulteriori sofferenze. Alcune hanno tenuto duro con gli ammortizzatori sociali, non mollando, ma se non c'è un momento di ripresa altri lavoratori rischiano di andare a casa. Dobbiamo cercare di limitarlo il più possibile. E cerchiamo di vedere più cotto nelle prossime opere pubbliche".

     

    GIOVANNI AVEZZANO (AMMINISTRATORE DELEGATO DI PALAGIO ENGINEERING): "Abbiamo iniziato ormai vent'anni fa a trasferire il cotto sulle pareti degli edifici con le pareti ventilate. La nostra azienda ha investito molto: in persone, in macchinari, nelle strutture di fissaggio. Stiamo cercando così di affrontare un mercato mondiale, con difficoltà: più del 50% è all'estero, in particolare in Oriente. Non è un percorso in discesa, abbiamo comunque difficoltà: quando ci confrontiamo su lavori di questo genere i competitor sono gruppi internazionali grandi dieci volte, con impianti più avanzati, con potenza finanziaria molto maggiore, in grado di poter attendere più a lungo i pagamenti. Difficoltà principale? L'accesso al credito".

     

    GUIDO POGGIANTI (SANNINI IMPRUNETA): "Il dramma è che la crisi è del cotto, della pietra, del marmo. I materiali che hanno dato origine al Rinascimento. Secondo me la Regione Toscana ha un ruolo importantissimo, per il sostegno anche economico di questi materiali sui mercati internazionali. Il cotto inoltre è un materiale naturale eco compatibile: sia per il risparmio energetico, sia per la tipologia di estrazione. Atrraverso Toscana Promozione sette anni fa siamo stati invitati ad andare in Cina: ci ha permesso di capire quali potevano essere le forme di penetrazione in un mercato importante come quello cinese. Non è nell'innovazione che perdiamo, ma il 40% di perdita la facciamo nella pavimentazione. Per la maggior parte in Italia e un po' in Germania: si dovrebbe pensare a una penetrazione in Russia, nei Paesi dell'Est, dove il cotto sarebbe importantissimo poiché è materiale che non gela. Se la Regione in primis si muoverà in questa direzione ci può essere uno sviluppo".

     

    GIORGIO AVEZZANO (PRESIDENTE DI VIVATERRA, MARCHI PALAGIO, FERRONE E IMPRUNETA): "Sono 35 anni che lavoro in questo settore, dal '96 si parla di inizio di crisi e solo la società Ferrone aveva più di 130 dipendenti. Adesso in un impianto che produce la stessa quantità invece di 20-25 persone ce ne sono 4-5. Quindi dal punto di vista occupazionale bisogna tenere conto delle evoluzioni impiantistiche e non fare confronti troppo stringenti con il passato. Tutti siamo responsabili di questa situazione, non c'è stata l'idea di stare insieme fra imprenditori, di superare le divisioni fra Impruneta e Greve in Chianti. Non si erano mai visti due sindaci di Impruneta a Greve allo stesso tavolo, parlare di lavorare insieme: siamo stati sempre divisi da un ponte. Auspico che appena si esce da questa porta ci sia la volontà di incontri produttivi, costruttivi, per il futuro del nostro settore. Le aziende, per un fatto oggettivo, non possono più dare le garanzie occupazionali del passato: se le cose dette oggi succedono anche parzialmente, se la Regione ci aiuterà ad andare all'estero come produttori di pavimenti, sicuramente saremmo in grado di riprendere una percentuale di esportazione assolutamente necessaria per la sopravvivenza. Anche i sindacati devono pretendere che si crei una rete di comunicazione fra aziende, che le metta in condizione ottenere vantaggi collettivi che possano permettere una crescita. Quelli che sono sopravvissuti nel cotto sono tutti innamorati di questo prodotto: lo fanno avanti per portare avanti la tradizione di una famiglia, di un gruppo imprenditoriale, non sono certo mossi da uno spirito di profitto. Le nostre fabbriche: sono energivore, consumano un sacco di metano, energia elettrica. Gli stessi consumi mandano avanti 20-30 fabbriche di borse, oggetti di meccanica. E poi bisogna tenere conto della prospettiva delle cave, che non va oltre i 30 anni di vita. Tutti fattori da tenere di conto fra chi fa impresa".

     

    ALESSANDRO LIPPI (FILLEA CGIL): "Oltre 150 persone hanno perso il posto di lavoro negli ultimi 3 anni, e molte sono ancora in mobilità. Alla Provincia chiediamo di fare dei corsi di formazione per ri-immetterle nel processo produttivo, non ultimo anche un corso di lingue per andare a montare le pareti ventilate in Cina".

     

    CONFINDUSTRIA: "Elemento centrale è quello di aggregare le imprese per penetrare sui mercati esteri. Lancio una proposta come punto di inizio: la Regione Toscana sta cercando di rilanciare la filiera del legno. Il CNR ha realizzato un brevetto per far incrociare il legno creando strutture portanti. Da qui la decisione di alcune imprese di provare a utilizzarlo costituendo una rete di imprese alla fine di luglio. Se ci sono delle aziende interessate a fare qualcosa di più rispetto a quello che da sole non riescono a fare, è con loro che bisogna lavorare: in questo momento la Regione sta scegliendo le aree geopolitiche di interesse per attrarre investitori. Come Confindustria chiederemo alla imprese di costituire una sorta di tavolo dal quale iniziare a lavorare".

     

    FRANCO VICHI (DIRETTORE CNA FIRENZE): "Oggi non si parla di progettualità ma di sopravvivenza delle aziende. Se poi pensiamo agli investimenti secondo noi c'è da investire molto anche in comunicazione: possiamo studiare, fare innovazione, migliorare, ma siamo arrivati a un punto in cui l'emergenza si tocca con mano. Due le soluzioni per il cotto di Impruneta: convincere le imprese a stare insieme e poi pensare bene al marketing. E intervenire nell'immediato, non nel medio periodo". 

     

    LUCA PARRETTI (COTTO REF, RASSENO): "Da 80 dipendenti oggi siamo rimasti in tre. Sto arrivando in fondo al percorso della liquidazione di tutti i dipendenti, e devo far presente che la crisi di oggi è dovuta principalmente agli istituti bancari. Che hanno pensato bene di revocare tutti gli affidamenti. Una soluzione a breve? Le istituzioni dovrebbero cercare di forzare il fronte sulle banche. Tutti gli istituti bancari ci stanno voltando le spalle: oggi è improponibile fare impianti da milioni di euro e farli anticipare dalle aziende".

     

    ANDREA BARDUCCI (PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE): "Siamo consapevoli di essere ancora lungo una strada tutta in salita e in piena recessione. Il tema è capire come il sistema nel suo complesso è in grado di aiutare un settore così delicato, importante e strategico per l'immagine. Le istituzioni sono importanti, soprattutto nel campo dell'internazionalizzazione: perché possono fare sponda. Per molti versi anche fungere da biglietto da visita, facilitare il contatto. Possiamo pensare, nel sistema degli appalti, a delle premialità per la qualità del prodotto e della progettazione. Poi c'è il tema del patto di stabilità e dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni: il patto è la ragione principale dell'allungamento dei tempi di pagamento. Il credito? Anch'io lo credo un punto fondamentale: se non si riaprono i rubinetti non c'è verso. Assieme ai Comuni mi prendo l'impegno di attivare una presenza della Regione Toscana a questo tavolo".

     

     

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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