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giovedì 18 Aprile 2024
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    Presidente e vice: “Il problema? Una controversia fra l’impresa appaltatrice e una in sub appalto”

    BAGNO A RIPOLI – 4 marzo 2015. Parafrasando il più celebre 04/03/1943, cantato da Lucio Dalla per celebrare il suo compleanno, da quest’anno a Bagno a Ripoli la data rappresenta un anno esatto dall’inizio dei lavori d’ampliamento della locale Croce Rossa, in via Fratelli Orsi. il cui termine previsto da contratto era proprio lo scorso 4 marzo.

    Ad oggi, è dura vederne la fine, almeno in tempi brevi. L’area dove sorgeranno i nuovi ambulatori è un cantiere ancora ben aperto. E deserto.

    Su cui Francesco Pasquinucci e Andrea Chiti, massime cariche della Cri ripolese, tengono a togliersi un paio di sassolini dalle scarpe.

    “Negli ultimi tempi – esordisce il presidente Pasquinucci – l’evidente stallo dei lavori ha creato le voci più disparate, il che è comprensibile vedendo da alcuni mesi un cantiere, prima operativo, coperto dai teloni e niente più”.

    “Una di esse – proseguono – riguarda addirittura la presunta mancanza di fondi della nostra Cri. Niente di più lontano dal vero: abbiamo iniziato i lavori un anno fa, dopo aver accantonato risorse economiche ampiamente sufficienti a coprire il preventivo iniziale così come ogni onere aggiuntivo, da mettere in conto quando si parla di lavori di questo rilievo (il preventivo iniziale sfiorava il milione di euro, n.d.r.). Ma sufficienti anche, e soprattutto, a evitare ripercussioni sul lavoro dei nostri volontari, consentendoci di acquistare ogni necessità: dai materiali di consumo ai mezzi di soccorso”.

    Già, le ambulanze: ad oggi sono sempre all’aperto, in quel parcheggio sopra la Coop dove nel gennaio 2014 le auto targate Cri furono vittime di un raid vandalico notturno. Siete tranquilli?

    “Dopo i fatti incommentabili dello scorso anno, le postazioni esterne sono adeguatamente sorvegliate da telecamere, installate in accordo con l’amministrazione comunale. Certo non dormiamo fra due cuscini, ma il rischio è molto ridotto. Magari sono da rimarcare i disagi dovuti al tenere i mezzi all’aperto: nei mesi più freddi e più caldi, usciamo sui servizi con temperature non ottimali nell’automezzo, che possono mettere in ulteriore difficoltà i pazienti soccorsi”.

    Tornando ai sassolini da togliere: quale è la causa dello stop del cantiere, dunque?

    “Ripeto che abbiamo fatto le cose con il massimo criterio – interviene il  vice Andrea Chiti – purtroppo l’unica variabile che non potevamo prevedere è quella che non dipende da noi: ossia l’impresa  assegnataria dell’appalto. Fra loro e l’altra impresa subappaltatrice, è nata una controversia inerente l’esecuzione dei lavori edili, quindi su un punto basilare”.

    “L’unica “soluzione” che sono stati capaci di trovare – prosegue Chiti- è stato lo stop del cantiere, fino al primo semestre in perfetta tabella di marcia, nonostante nel contratto fosse indicata la consegna dei lavori per il 4 marzo 2015, data da cui decorrono penali giornaliere a carico dell’appaltatore. La brillante idea di questa sosta ha portato ad un ritardo quantificabile oggi in circa sei mesi”.

    Da ormai un anno i cittadini che parcheggiano sopra la Coop sono quasi abituati a sfilare davanti alle ambulanze Cri, affacciarsi su un cantiere da tempo chiuso, e proseguire verso il centro del paese. Cosa può dare una svolta alla situazione?

    “Purtroppo la normativa sugli appalti pubblici prevede che eventuali ritardi possano essere contestati non prima della scadenza dei termini dati per il completamento dell’opera. Solo in marzo, quindi, abbiamo potuto richiamare ufficialmente tale ditta e imporle una scadenza per la ripresa dei lavori. La buona notizia è che un accordo definitivo sulla ripresa è stato trovato durante le festività pasquali, e presto il cantiere riaprirà”.

    Col senno di poi: ripetereste la scelta dell’impresa edile?

    “L’appalto messo a gara e assegnato nel 2013 – conclude Pasquinucci – è stato necessario perché la Cri Bagno a Ripoli è sì divenuta soggetto privato, ma i locali restano di proprietà del comitato centrale di Roma, e quindi soggetti inevitabilmente ad appalto in caso di interventi edili di tale impatto. E in una gara regolare, chi fa l’offerta migliore e soddisfa le credenziali richieste, vince. Certo, non possiamo dire che il servizio offerto ci lasci del tutto soddisfatti, ma con loro avremo tempo di parlare: per noi la cosa importante è finire i lavori il prima possibile, nell’interesse dei cittadini. E ora che le imprese ci hanno assicurato che la controversia è risolta, il gesto migliore che possono fare è ritornare immediatamente al lavoro”.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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