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venerdì 29 Marzo 2024
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    Trent’anni dalla strage di Capaci, incontro con Libera per ricordare le vittime di mafia

    Il 23 maggio alle 17.30 nella sala consiliare "Falcone e Borsellino" a Bagno a Ripoli. Alle 17.57, ora dell'attentato, sarà osservato un minuto di silenzio

    BAGNO A RIPOLI – Sono le 17.57 del 23 maggio 1992 quando il sicario della mafia Giovanni Brusca aziona cinque quintali di tritolo sulla A29, nei pressi di Capaci.

    L’esplosione investe le tre Fiat Croma blindate su cui viaggiano, da Punta Raisi in direzione Palermo, il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e la scorta.

    Tre agenti – Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro – muoiono sul colpo. Il giudice e la moglie moriranno in ospedale, Falcone tra le braccia di Paolo Borsellino.

    Collega, amico fraterno, anche lui giudice istruttore nel maxi-processo contro Cosa nostra, subì la stessa sorte appena 57 giorni dopo, ucciso il 19 luglio insieme alla scorta nella strage di via D’Amelio. 

    A trent’anni di distanza dagli attentati che colpirono al cuore le istituzioni democratiche, Bagno a Ripoli ricorda le vittime di mafia con un’iniziativa pubblica promossa dal Comune in collaborazione con Libera.

    Lunedì 23 maggio alle 17.30 in palazzo comunale, nella sala consiliare dedicata proprio a Falcone e Borsellino, si terrà l’incontro “Il dovere della Memoria”.

    Un momento di riflessione aperto a tutta la cittadinanza per non dimenticare le vite innocenti spazzate via dalla criminalità organizzata, da Capaci a via D’Amelio, fino alle stragi contro il patrimonio artistico del ’93, che a Firenze in via dei Georgofili, con l’attentato agli Uffizi del 27 maggio, uccise 5 persone tra cui le sorelline Nadia e Caterina Nencioni

    L’incontro si aprirà con i saluti del sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini. La parola passerà poi al Procuratore capo della Repubblica di Prato Giuseppe Nicolosi, tra i magistrati impegnati nell’individuazione dei responsabili degli attentati mafiosi di Firenze, Roma e Milano del 1993.

    All’epoca pm della direzione distrettuale antimafia, affiancò Gabriele Chelazzi nell’inchiesta sulla bomba di via dei Georgofili sotto la guida di Pier Luigi Vigna.

    Altra importante testimonianza quella dell’avvocato Danilo Ammannato, portavoce dell’Associazione familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, ancora oggi una ferita aperta.

    Storica firma di Repubblica, la giornalista Franca Selvatici ripercorrerà invece le tappe della ricerca della verità sugli attentati di mafia, in particolare quello agli Uffizi. L’incontro sarà moderato da don Andrea Bigalli, referente regionale di Libera Toscana.

    Presente anche l’assessora comunale alla legalità Francesca Cellini.  Alle 17.57, ora dell’attentato di Capaci, sarà osservato un minuto di silenzio. 

    “A trent’anni di distanza da Capaci e via D’Amelio, a 29 dalla strage di via dei Georgofili – dichiara il sindaco Casini – vogliamo ricordare chi pagò con la vita la difesa della democrazia e delle istituzioni, le vittime innocenti, per cui continueremo a chiedere giustizia. Per ringraziare chi, con il suo esempio, ci insegna a dire no a tutto ciò che si muove sottotraccia e trae forza dalle zone d’ombra. A chi in tanti anni non ha mai smesso di cercare la verità”.

    “Lo faremo – conclude – con voci di straordinaria forza e portata. Ringrazio Libera per questa opportunità e invito tutti a partecipare, specialmente i più giovani a cui spetterà domani un analogo dovere di testimonianza”. 

    “Riflettere sugli ultimi trent’anni di storia passata – dichiara don Andrea Bigalli – è urgente e importante, è lì che si costruiscono i presupposti della democrazia vigente. Trenta anni fa infatti abbiamo assistito a un continuativo tentativo di rimuovere la democrazia dal nostro Paese da parte delle mafie”.

    “Una ricostruzione dei fatti attenta – rimarca – come quella che le persone che prenderanno parola lunedì sono in grado di esprimere, ci dà buone opportunità di ripensare a questa fase storica dolorosissima”.

    “E costruire prospettive future – conclude – dove il contrasto alle mafie è una dimensione su cui continueremo ad essere presenti costantemente, con gli strumenti del diritto e della ricerca della giustizia. Ma anche di nuove condizioni sociali, per cancellare quei presupposti che danno origine alle mafie”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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