SAN DONATO IN POGGIO (BARBERINO TAVARNELLE) – Cento anni fa, il 24 settembre 1922, alle sei del mattino nasceva nel borgo di San Donato in Poggio Danilo Cubattoli.
Primogenito di Giuseppe, guardiacaccia dei Torrigiani, e di Adele Bagni, una donna eccezionale, generosa e dedita al prossimo.
Sapeva fare le iniezioni, e in qualsiasi momento del giorno e della notte andava nelle case in aiuto a chi ne aveva bisogno.
Un ultimo impegno fu per una famiglia che abitava a Monte Bernardi, a Tavarnelle. Il medico condotto non riusciva, con il suo calesse, a recarsi da questa famiglia, dove una signora stava per partorire.
La strada era, in sostanza impraticabile: così vi si recò Adele ,affrontando il maltempo e riuscendo a far nascere la creatura.
Dopo quattro anni dalla nascita di Danilo, nacque la sorella Marisa. Dopo la morte della mamma Adele, il figlio decise di andare il seminario.
Era l’11 novembre del 1936 quando cinque ragazzini partirono da San Donato in Poggio per Firenze in seminario.
Solo Danilo indossò l’abito talare, che non si è mai tolto fino alla fine della sua vita, il 2 dicembre 2006.
La storia di don Danilo Cubattoli, per molti “don Cuba”, è nota e in parte ancora da scrivere.
Così in ricordo del centenario dalla sua nascita, alcuni soci dell’associazione “don Cuba” e amici, Lorenzo Bojola, Alessandro Martini, Massimo Salvianti, hanno voluto portare dei fiori e dire una preghiera sulla sua tomba, nel cimitero di San Donato in Poggio, dove riposa.
Insieme a loro anche l’amministrazione comunale di Barberino Tavarnelle, con il sindaco David Baroncelli e l’assessore Roberto Fontani.
Per l’amministrazione comunale “è un dovere ricordare un grande uomo di chiesa come don Danilo Cubattoli, che maturò la sua vocazione con il cardinale Elia Dalla Costa e dedicò la sua vita a Dio con totale abnegazione”.
“Entrando per primo nelle carceri per dire messa – ricordano – cercando di avvicinare di aiutare i ragazzi i più giovani e più indigenti insieme a Fioretta Mazzei e Ghita Vogel attraverso passioni, gesta e linguaggi che lo resero amico di tutti”.
“Il prete “di strada” – concludono – continua ad essere un esempio di vita per la comunità. Per celebrare il centenario della nascita di don Cuba il Comune sta programmando una serie di iniziative che si svolgeranno nelle prossime settimane”.
Don Cuba che, tra i compagni seminaristi ebbe don Lorenzo Milani e don Renzo Rossi, nutriva una grande passione per la bicicletta e per i viaggi dalle lunghe distanze.
Il suo percorso di vita, in continuo viaggio tra le cose, le persone, i luoghi, annovera tante importanti azioni, alcune delle quali segnate da profili avventurosi.
Difficile non ricordare l’impresa eroica che portò il don a raggiungere le vette del Kilimangiaro in motocicletta nel 1954, spinto dal desiderio di celebrarvi la Santa Messa, un sogno realizzato con tenacia che gli valse poi il noto epiteto di “scalatore di Dio”.
Altra grande passione che occupò un posto di primo piano tra gli interessi del parroco fu quella per il cinema.
Amico di Pasolini, Zeffirelli, Fellini, Avati, Benigni, il prete degli ultimi che amava la cultura del fare portò il cinema nelle parrocchie, nei centri ricreativi e in carcere attribuendo al mezzo audiovisivo importanti finalità educative e sociali.
Sono tanti gli omaggi di carattere istituzionale che negli anni il Comune ha promosso e organizzato, tra i quali l’intitolazione dello spazio della Pro Loco di Sambuca a Don Danilo Cubattoli.
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