TAVARNELLE – Una persona completa, che ha lasciato il segno nel cuore di Tavarnelle. Anche nel momento in cui, il 29 aprile, se n’è andato.
Solare e allegro, Ruggero Bacci amava stare in compagnia. Ogni occasione era buona per condividere una risata, una parola, un’esperienza. E soprattutto trovava sempre il modo di unire gli altri, lui che era un collante di casa sua e della comunità.
Dedito per gran parte della vita alla propria attività, si è fatto da solo. Con il sudore della fronte e tanta intraprendenza. Artigiano di altri tempi, la soddisfazione derivante dall’Art-Fiba si accompagnava a quella privata: la moglie Rosanna, la figlia Silvia e i gemelli Alessandro e Filippo.
Ma i suoi interessi non si fermavano qui. Molto attivo nel sociale, non lo ostentava. Teneva alla cultura, all’arte, alle feste. In generale a tutto ciò che potesse movimentare il paese o essere d’aiuto a chi aveva bisogno.
E noi del Gazzettino del Chianti vogliamo ricordarlo come merita. Parlare ancora una volta (certi che non sarà l’ultima) del “Conte” Ruggero. Immaginarcelo mentre da lassù ci legge con un pizzico di vanità, tra una battuta e l’altra.
“Figlio del benzinaio “Floro” (all’anagrafe Galliano) – a parlare è Silvia Bacci, la figlia – ha vissuto in piazza Vecchia fino a quando si è sposato. Poi, anche se trasferitosi al Borghetto, è rimasto un fondaccino sfegatato: capitano dello sfottò, le pacifiche lotte di quartiere lo divertivano”.
“Centravanti del Tavarnelle e del San Donato – racconta – tanti lo conoscevano come il “bomber”. Dopo la scuola di avviamento, ha fatto l’operaio a Firenze. Per poi aprire, nel fondo in cui adesso si trova la Caritas, un laboratorio di cornici dorate”.
“Ingranditasi fino ad avere undici dipendenti – prosegue – l’Art-Fiba, fabbrica di mobili rustici, si è spostata in due capannoni ai Rovai. Principale scrupoloso, mio padre non ha mai sgarrato nemmeno di un giorno nel pagare i dipendenti”.
“Costretto a chiudere per via della crisi – dice ancora la figlia maggiore – è andato in pensione. Ma in un certo senso la sua attività continua ancora oggi. Appreso il mestiere dal padre, mio fratello Alessandro ha aperto una falegnameria tutta sua”.
“Nonostante fosse di poche parole – lo ricorda così – aveva un sorriso che conquistava. Fermava tutti per la strada per un saluto o uno scherzo. Sempre disponibile, era un grande ascoltatore e un costruttore di pace, sia in famiglia che fuori”.
“Il suo quartier generale era il circolo Mcl – dice ancora – dove giocava a carte. Tuttavia si definiva un socialista “pertiniano”. Assessore al bilancio nella giunta guidata dal sindaco Oreste Torre, si è impegnato in paese con il partito”.
“Sempre presente nelle associazioni – sottolinea – partecipava senza farsi troppo vedere. Mi piace ripensare a quando, intrapresa dalla Misericordia una missione in Bosnia, prese il suo camioncino e partì”.
“Negli anni Sessanta – aggiunge – aprì con Paolo Calosi e Dante Cubattoli la prima galleria d’arte del circondario, “Il cavalletto”. Tra i vari pittori, esponevano le opere di Paolo Galletti. Artista bravissimo, morto il 25 aprile 2015, Paolo diventò un suo carissimo amico”.
“Esposto in casa – conclude Silvia – sono passate centinaia di persone a dirgli addio, dai ragazzini fino ai vecchi amici. Ci ha riempito di gioia vedere l’affetto dimostrato in questi giorni per quello che è stato un uomo davvero unico”.
di Noemi Bartalesi
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