BARBERINO TAVARNELLE – Tre tavarnellini molto conosciuti, Michele Morandi, Mario Bicchi e Paolo Naldini, hanno scritto e fatto pervenire a 5mila famiglie (a loro spese), una lettera con l’intento di accendere un ulteriore riflettore su quanto sta accadendo a Gaza (e non solo).
“Un documento semplice – specificano – basato sull’idea del fare qualcosa per cercare di fermare la guerra più che su fare un ragionamento politico”.
Una lettera (che qui di seguito pubblichiamo integralmente, hanno aperto anche una pagina su Facebook, qui) che invita anche le famiglie di Barberino Tavarnelle a boicottare aziende e prodotti israeliani, come metodo di pressione.
Buongiorno,
ormai da troppo tempo, siamo costretti a vedere le immagini provenienti da Gaza.
Nel silenzio quasi totale delle istituzioni nazionali e sovranazionali migliaia di bambini passano le giornate con un tegame in mano elemosinando un po’ di minestra accalcandosi con altri bambini in condizioni igienico sanitarie a dir poco precarie; ognuno di loro sa che se oggi riesce a mangiare, domani dovrà svegliarsi e tentare nuovamente di sopravvivere.
Non hanno più case e sono costretti ad abitare in campi profughi in cui mancano tutte le condizioni per vivere umanamente e dall’oggi al domani arrivano ordini di lasciare le “abitazioni” pena restare sotto i bombardamenti.
I nostri figli, i nostri nipoti loro coetanei tutti i giorni hanno da mangiare una dieta varia, giocano e vanno a scuola per prepararsi a diventare uomini padroni del loro destino.
Forse i nostri bambini sono tutti bravi mentre quelli palestinesi sono terroristi o figli di terroristi e quindi si meritano una simile condizione di vita?
In Palestina è in corso un conflitto che dura da decenni e la colpa non è mai di una sola delle parti. Si tratta però di far cessare le armi e mettersi ad un tavolo ed ascoltare anche le ragioni degli altri con un cuore aperto.
Questo governo israeliano sta spendendo tanti soldi in bombe, armi, tecnologia militare che stanno riuscendo nell’intento di provocare morte e sofferenza nelle parti più deboli della popolazione palestinese quali donne, bambini, anziani di certo non colpevoli.
Ma così facendo alimenta un clima di odio che a guerra finita (perché ogni guerra finisce) renderà ancora più difficile il dialogo per una soluzione duratura delle questioni che stanno alla base del conflitto.
Quindi ci siamo chiesti: persone come noi posso fare qualcosa per costringere a far cessare le ostilità? Nel mondo odierno siamo tutti consumatori e proprio per questo abbiamo un’arma che può funzionare: il consumo critico.
Proviamo a spiegarci meglio: se ognuno di noi decidesse di non comprare i prodotti israeliani o i prodotti di una società che aiuta Israele e soprattutto riuscisse a far sapere a quella società che non è d’accordo con i comportamenti che sta adottando, solo per non perdere soldi questa società sarebbe costretta a cambiare strategia e di conseguenza anche Israele si troverebbe in una situazione di isolamento tale da dover per forza variare il proprio piano di azione.
Per funzionare, questa strategia deve essere condivisa da molti per cui vi invitiamo ad aderire
alla campagna lanciata da BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) www.bdsitalia.org.
Sul sito trovate tutti i prodotti oggetto di boicottaggio e gli appelli da firmare.
Siamo consapevoli che non sia l’unico modo per aiutare a far tacere le armi e tornare al dialogo ma crediamo che il boicottaggio sia un’azione non violenta che può, se sottoscritta da molti, portare a risultati concreti.
E’ anche un modo per esprimere il nostro dissenso verso una economia che produce diseguaglianze sociali sempre più marcate. Grazie per quanto farete.
Mario Bicchi, Michele Morandi, Paolo Naldini
©RIPRODUZIONE RISERVATA