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sabato 27 Aprile 2024
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    A Castellina il Gruppo Archeologico Salingolpe custodisce e tutela un animale prezioso: il Gallo Nero

    "Ci siamo dedicati a questo progetto perché la presenza del Gallo Nero a Castellina e nel Chianti storico era destinata a ridursi fino a scomparire..."

    CASTELLINA IN CHIANTI – A Castellina in Chianti c’è chi, in silenzio, con passione, attenzione e professionalità, si sta dedicando alla tutela di un animale simbolo del nostro territorio.

    Stiamo parlando del Gallo Nero (e le maiuscole sono d’obbligo). Protagonista di questa storia è il Gruppo Archeologico Salingolpe.

    Che nel 2019 ha costituito una nuova sezione interna relativa alla biodiversità animale del proprio territorio, “come naturale ampliamento – spiegano dall’associazione – dell’attenzione precedentemente rivolta alla flora locale (soprattutto per quanto concerne gli alberi monumentali e le molte orchidee spontanee)”.

    “L’interesse – raccontano – si è concentrato fin da subito sugli avicoli, ed esattamente sulla razza Valdarno. Il famoso Gallo Nero emblema enologico e identitario di tutto il territorio chiantigiano”.

    “Perché proprio il Gallo Nero? Semplicemente – rispondono – perché erano pochissimi gli esemplari ancora visibili sul territorio. Esclusi, infatti, un paio di soggetti a Fonterutoli e Trasqua più un nucleo a Gaiole in Chianti (Azienda Cantalici), la presenza del Gallo Nero a Castellina e nel Chianti storico era destinata a ridursi fino a scomparire”.

    “Il territorio del Gallo Nero… senza Gallo Nero ci è sembrato un dato assurdo – spiega Vito De Meo, del Gruppo Archeologico Salingolpe – Prima di entrare nel merito delle attività messe in atto, mi preme specificare che io, pur essendo nato e cresciuto in ambito rurale e pur coltivando da sempre e da generazioni la passione per l’allevamento, specialmente di animali di bassa corte, questa rimane, appunto, una passione”.

    “Come associazione locale – sottolinea – non abbiamo la pretesa di insegnare niente a nessuno, né di giudicare pratiche e consigli allevatoriali appartenenti alle varie “scuole di pensiero”, pur prediligendo però un approccio essenzialmente scientifico teso alla documentazione continua. Rispetto per le tradizioni rurali, ma con forte attività di documentazione su testi specialistici e buone pratiche”.

    “Grazie ad alcuni spazi concessici da Tommaso Bojola a Castellina – racconta De Meo – che ringraziamo di cuore, abbiamo iniziato ad allevare, riprodurre e diffondere. Noi preferiamo un approccio più zootecnico, non essendo interessati esclusivamente all’estetica dei soggetti ma soprattutto alla loro rusticità, alla capacità produttiva, alla qualità delle carni, alla loro fertilità e così via”.

    “Per esempio – ci spiega – una cresta perfetta a cinque punte non rientra tra le nostre priorità, così come l’accoppiamento consanguineo per il fissaggio di determinati caratteri. Allo stesso modo però non incrociamo Valdarno con esemplari di altre razze (detestiamo specialmente gli incroci, pur frequenti tra gli amatori, con Australorp, Ancona e Livorno)”.

    “Formato un gruppo di riproduttori da sette linee di sangue differenti – racconta ancora, facendoci capire la meticolosità del progetto del Gruppo Archeologico Salingolpe – abbiamo iniziato poi la riproduzione in proprio, pur non disdegnando di tanto in tanto l’inserimento di nuovi soggetti adulti in standard, purché non provenienti dalle linee già in nostro possesso”.

    “Oggi – fa sapere – solo sul territorio di Castellina, ci sono almeno 10 piccoli allevatori custodi. Che con passione e sforzi personali portano avanti questo meraviglioso animale, in modo da non relegarlo a mero oggetto commerciale ma che sia animale vivo e visibile in zona, tanto dai residenti quanto dai turisti”.

    “Recentemente – aggiunge De Meo – abbiamo avuto anche la visita dell’Università di Firenze, Facoltà di agraria, e nello specifico della dottoressa Ilaria Galigani, responsabile tecnico degli Allevamenti sperimentali della facoltà di agraria di Firenze, la quale ha effettuato la campionatura di alcuni nostri esemplari al fine di effettuare uno studio approfondito del DNA e analizzare così la variabilità genetica della razza. Sono molti i dati utili che potrebbero derivare dall’analisi del DNA, e per questo ringraziamo la Facoltà di agraria per tale progetto di analisi e studio. Faremo senz’altro tesoro dei consigli che ci forniranno i tecnici, specialmente per quanto concerne un più attento piano degli accoppiamenti”.

    “Nel frattempo – conclude De Meo – si ringraziano gli allevatori amatoriali chiantigiani che si sono resi disponibili per il prelievo, ben cinque persone castellinesi più una di Staggia Senese. Si ricorda, inoltre, che è sempre possibile richiedere consigli per iniziare ad allevare in purezza la razza Gallo Nero e, appena possibile, si cerca sempre di favorirne la diffusione mettendo a libera disposizione esemplari puri e affidabili”.

    Per qualsiasi informazione: salingolpe@gmail.com, 3280194591.

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