CHIANTI – Il torrente Pesa nasce nella zona tra Badiaccia a Montemuro e Badia a Coltibuono, in Chianti. Dopo aver percorso circa 45 km si getta in Arno a Montelupo. Parte del percorso è molto conosciuto grazie alla bella e lunga pista pedo-ciclabile che lo affianca.
Esistono però dei luoghi sconosciuti e un po’ “magici”, lungo gli affluenti della Pesa. Ce li fa scoprire, ce ne parla e ci regala un bellissimo “viaggio fotografico” alla loro scoperta, Marco Cappelletti, appassionato del Chianti e fotoamatore.
“Straordinario – ci racconta Marco – è il paesaggio e la morfologia del territorio compreso tra Sambuca e Radda in Chianti, sul versante est della Pesa. Suggestivo è il corso di alcuni torrenti di questa zona”.
“Qui il Chianti è selvaggio, boscoso, roccioso, incontaminato, “primordiale”. Le valli sono piuttosto strette con pendii scoscesi, a tratti inaccessibili e sono molte le meraviglie che qui vi si nascondono”.
“Il vero spettacolo – prosegue – ce lo regalano gli affluenti di destra della Pesa (seguendo il suo corso): borri, torrentelli e fossi, costellati di cascatelle, pozze e pescaie naturali. L’acqua ha modellato la roccia “alberese”, di antica origine marina e i torrenti hanno un andamento sinuoso. A tratti formano veri e propri piccoli canyon”.
“L’acqua è pura e in milioni di anni ha scavato la roccia lasciando anfratti, anse, meandri e concrezioni calcaree color crema”.
“La cosa veramente suggestiva è che in base alle precipitazioni atmosferiche, più o meno abbondanti, il calcare si deposita ai margini dei torrenti. Un ramo caduto in acqua, sempre in base alle condizioni atmosferiche, può “calcarizzarsi” in due settimane”.
“Non solo – prosegue Marco – anche l’acqua stessa, ha splendide variazioni di colore in base alla stagione, alla temperatura, ai microorganismi presenti e alla quantità di pioggia caduta. Si va dal verde al blu intenso”.
“Questi luoghi inaccessibili e umidi – racconta – sono di grande importanza per la biodiversità della flora e della fauna selvatica. Le caratteristiche geologiche uniche e l’esposizione al sole rendono la vegetazione molto particolare e rigogliosa, dall’aspetto quasi tropicale”.
“Un luogo molto diverso da tutto il resto del Chianti che tutti conosciamo, per la cui salvaguardia – conclude Marco – è davvero una fortuna che sia così inaccessibile”.
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