TAVARNUZZE (IMPRUNETA) – Alessandro, che vive a Tavarnuzze che è positivo al Covid-19 da oltre due settimane, non riesce a capire come sia possibile.
“Sono chiuso in casa dal 23 ottobre – ci dice – e da allora nessuno è venuto a ritirare i rifiuti. Che tengo in casa”.
Ricostruisce insieme a noi la sua micro-storia. Che parla delle tante difficoltà del Covid-19 e di tutta l’organizzazione che ruota intorno.
“Il 23 ottobre – inizia Alessandro – faccio il tampone per due leggeri sintomi, in pratica mezza giornata di dolori o poco più. Ma con il medico di famiglia decidiamo di farlo, per sicurezza”.
E meno male. Lui si isola fino al ricevimento del referto: “Sono risultato positivo. E per fortuna l’ho fatto, evitando di andare in giro e di infettare la mia famiglia, dove sono tutti negativi”.
Alessandro rimane da solo in casa: “Il 30 ottobre mi contatta il Comune di Impruneta – racconta – dicendomi che avevano ricevuto la segnalazione della positività da parte dell’Ausl Toscana Centro, e che avrebbero passato il contatto ad Alia per la gestione dei rifiuti”.
Poi, silenzio: “Il 7 novembre – sorride amaramente – mi chiama Alia (sabato scorso alle 12.20), dopo 16 giorni in cui non posso uscire. Mi dicono che verrò contattato da un altro operatore di Alia, per farmi portare a casa il necessario per il conferimento dei rifiuti”.
“Oggi è l’11 novembre – aggiunge amaramente – e ancora ho i sacchetti in casa. E nessuno a stamani si è fatto vivo. Mi chiedo come sia possibile: per fortuna sono da solo, ma se fossimo stati in due, tre, quattro?”.
“In generale – conclude – non ho ricevuto una telefonata da nessuno che mi chiedesse se avevo bisogno di qualcosa, o come stessi. Per fortuna non ho avuto alcun problema dal punto di vista sanitario. Ma almeno i rifiuti, dal momento che non posso né uscire né lasciarli sul pianerottolo…”.
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