SIENA – L’influenza australiana è arrivata in Italia con numeri alti e anticipati rispetto alla stagione.
Secondo il rapporto Influnet dell’Istituto Superiore di Sanità stiamo registrando un picco che colpisce particolarmente i bambini.
È un’ondata che travolge prima gli ambulatori dei pediatri di famiglia, poi i reparti di Pediatria degli ospedali.
Dove si cominciano già a vedere i ricoveri, insieme alle bronchioliti da virus respiratorio sinciziale.
I bilanci sulla gravità e sugli esiti come complicanze potranno essere fatti nella primavera 2023, per adesso si sta registrando un forte incremento di accessi al pronto soccorso pediatrico per questa patologia.
I sintomi di esordio sono tosse, raffreddore, cefalea, dolori muscolari, dura qualche giorno poi va in risoluzione, con guarigione in 7-10 giorni, se non compaiono complicanze come otiti, polmoniti, encefaliti, miocarditi.
Nei bambini più piccoli possono comparire segni di distress respiratorio con frequenza respiratoria aumentata, mancanza di appetito, difficoltà ad alimentarsi e conseguente compromissione generale. In questi casi è necessario il ricovero.
“La vaccinazione in età pediatrica è importante perché ci aiuta a ridurre la circolazione del virus influenzale a beneficio dei soggetti fragili e di tutta la comunità essendo i bambini il traino maggiore dei contagi” dice la responsabile di Pediatria e neonatologia Area Sud dell’Asl Toscana sud est Susanna Falorni.
“La vaccinazione è raccomandata a tutti i bambini tra i 6 mesi e i 6 anni – riprende – a coloro che hanno una malattia cronica e a chi non desidera ammalarsi. Spesso i genitori sono scettici perché dicono che nonostante il vaccino l’anno scorso il bambino si è ammalato lo stesso. È importante che essi comprendano che il vaccino antinfluenzale previene solo l’influenza, non tutti gli altri tipi di virus che bambini e adulti possono contrarre: e che sono circa un centinaio”.
“L’influenza si trasmette con le goccioline di saliva e secrezioni respiratorie durante gli starnuti e i colpi di tosse, – continua Falorni – La prevenzione dei contagi è importante, e si fa anche insegnando ai bambini a coprire sempre la bocca durante i colpi di tosse e gli starnuti e a lavarsi le mani o igienizzarle dopo questi episodi”.
“Sarebbe buona norma – suggerisce – arieggiare gli ambienti chiusi e portare la mascherina ogni qualvolta ci sono sintomi come tosse o raffreddore senza febbre per cui si svolgono le normali attività quotidiane”.
“Altre norme di prevenzione – riprende – sono evitare contatti con adulti o fratellini più grandi, se influenzati, evitare il fumo passivo che peggiora tutte le malattie respiratorie e nel lattante continuare ad allattare al seno, per il ruolo protettivo del latte materno”.
“Il periodo pandemico del Covid ha insegnato a tutti quanto siano importanti le norme di prevenzione per ridurre i contagi – conclude la dottoressa Falorni – queste sono valide sempre e se le comunità le acquisiscono come normale stile di vita possiamo combattere al meglio questa epidemia e tutte quelle che si avvicenderanno negli anni”.
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