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martedì 9 Settembre 2025
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    Caldo, Medici Firenze: “Da monitoraggio fragili a messa in sicurezza case, serve piano strutturato e stabile”

    L'appello dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Firenze a istituzioni e Terzo Settore: "Non possiamo affrontare il problema solo inseguendo le allerte meteo"

    FIRENZE – “Non possiamo continuare ad affrontare il caldo estremo solo con lo strumento dell’allerta meteo e gli interventi dell’ultimo minuto. Servono prevenzione, monitoraggio attivo e interventi strutturali, a partire dagli ambienti in cui vivono le persone più fragili”.

    A dirlo è l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Firenze, lanciando un appello alle istituzioni e al terzo settore per creare una rete di supporto e assistenza socio-sanitaria stabile e organizzata contro il caldo estremo, fenomeno che sempre più spesso si trasforma in un’emergenza per la salute pubblica.

    “Tra le azioni prioritarie – proseguono dall’Ordine – ci sono l’individuazione precoce dei soggetti più a rischio attraverso i dati sanitari e amministrativi, il monitoraggio attivo con il coinvolgimento delle associazioni e delle reti di quartiere e campagne informative semplici e accessibili”.

    “Un’attenzione particolare – ricorda l’Ordine dei Medici della provincia di Firenze – va riservata alla messa in sicurezza degli ambienti abitativi, soprattutto per chi vive in condizioni di povertà energetica o in case non adeguate ad affrontare le ondate di calore”.

    “I dati parlano chiaro: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dal 2000 al 2019 i decessi legati al caldo sono aumentati del 68% a livello globale. In Italia – spiegano anche dall’Ordine – si registrano picchi di mortalità estiva che in alcune annate superano perfino quelli causati dall’influenza invernale. Gli accessi ai pronto soccorso, in particolare tra anziani e persone fragili, possono crescere fino al 30% nelle giornate più calde”.

    “Proteggere i fragili dal caldo non è solo un tema sanitario, ma una responsabilità collettiva che richiede il coinvolgimento di sanità, sociale, istituzioni e comunità”, concludono dall’Ordine.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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