FIRENZE – Lo scioglimento del Comune di Corleone per inflitrazioni mafiose è un duro colpo anche per molti toscani e fiorentini. Che a centinaia (moltissimi, nel territorio chiantigiano, quelli che partono da Tavarnelle e Barberino Val d'Elsa) si recano da tempo a dare una mano nei terreni confiscati alla mafia proprio in territorio corleonese.
A spiegarne i motivi è una nota di Daniela Cappelli (segretaria Spi CgilToscana) e Maurizio Brotini (segretario Cgil Toscana): “Ci colpisce – dicono – la notizia della decisione del Consiglio dei Ministri di sciogliere il Comune di Corleone per infiltrazioni mafiose. Siamo consapevoli che nel nostro Paese assistiamo ad una grave crisi della legalità, ma continueremo ad impegnarci nella lotta alla mafia come sempre abbiamo fatto".
"Un'antimafia civile – ricordano – che ci vede impegnati da oltre 10 anni con la Cooperativa Lavoro e non Solo e Arci sui terreni confiscati alla mafia a Corleone. Un lavoro importante, centinaia di ragazzi che ogni anno lavorano sulle terre confiscate diffondendo il messaggio che coltivando quei campi si lavora per una società basata sul rifiuto alla criminalità, ma anche decine di pensionati che affiancano quei ragazzi per ricordare il grande contributo che la Cgil ha purtroppo pagato alla mafia, in termini di vite umane, per difendere i diritti dei tanti cittadini onesti che non si sono piegati alla regole distorte dell'organizzazione mafiosa".
"Perché la lotta alla mafia – concludono – non è separabile dai principi che regolano la società. Perché per contrastare la mafia occorre rafforzare la democrazia. Perché la cultura della legalità non è solo rispetto delle leggi, ma un sistema di princìpi e comportamenti diretto ai valori delle persone e della loro libertà. Questi i nostri obiettivi di sempre e questo continueremo a fare insieme ai ragazzi e vicino ai tanti cittadini onesti di Corleone. Chiedendo chiarezza su quanto è successo e sulle relative responsabilità. Ma con la determinazione di non fare un passo indietro”.
di Redazione
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