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lunedì 14 Ottobre 2024
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    Meyer, oltre 3.000 bambini seguiti per allergie alimentari: il successo della desensibilizzazione orale

    Qui possono intraprendere il percorso per introdurre progressivamente gli allergeni alimentari e diminuire così le rinunce: la testimonianza di una mamma

    FIRENZE – Sono oltre 3000 i bambini attualmente seguiti dall’Allergologia dell’AOU Meyer IRCCS per allergie alimentari.

    Di questi, 2500 hanno intrapreso il percorso di desensibilizzazione orale: arrivano da tutta Italia.

    La desensibilizzazione orale

    La desensibilizzazione orale per gli allergeni alimentari – tecnicamente immunoterapia specifica (ITS) – prevede che il bambino venga esposto a dosi progressivamente maggiori dell’allergene per aumentare la sua soglia di reattività. 

    È un po’ come se in questo modo si allenasse l’organismo all’incontro con allergeni pericolosi: ecco perché la desensibilizzazione deve avvenire in un centro dedicato (di solito un ospedale).

    “In Italia sono poche le strutture pediatriche che la propongono: il Meyer è uno di questi e per questo arrivano da noi bimbi da tutte le regioni” spiega la responsabile dell’Allergologia del Meyer, Francesca Mori.

    “Si tratta di una opportunità terapeutica molto importante – evidenzia – perché consente di migliorare la qualità di vita di molti bambini, specialmente quando trattiamo allergeni la cui ingestione accidentale, proprio per la grande diffusione degli alimenti che li contengono, può essere probabile, come succede ad esempio con il grano, il latte e la frutta a guscio”.

    Si parte “da una briciola”

    Si tratta di un percorso lungo, che dura anni, e che prevede una parte ospedaliera e una parte di prosecuzione a casa: “Pensiamo che spesso si parte da dosi infinitesimali – esemplifica Mori – Porto l’esempio di una nostra piccola paziente, che ha cominciato il percorso nel 2017 per una severa allergia al grano e che ora ha 12 anni: nel suo caso siamo partiti somministrando qui al Meyer 5 mg di fetta biscottata (una briciola) per arrivare a consentire alla bambina di mangiare 40 gr di pasta, negli anni”.

    Attualmente al Meyer la desensibilizzazione viene fatta per il latte, l’uovo, la frutta a guscio, i cereali e i semi, su bambini e adolescenti selezionati in base a criteri come la severità dell’allergia, il rischio di assunzioni accidentali e l’elevata reattività del singolo soggetto anche per “tracce”.

    Ad oggi è l’unica opzione terapeutica in grado di cambiare il decorso delle allergie alimentari.

    In alcuni casi – attentamente ponderati e selezionati in base a criteri come comorbidità età e allergie alimentari multiple – è possibile coadiuvare la desensibilizzazione orale con l’uso di farmaci biologici: l’abbinamento tra questi due trattamenti rappresenta una delle frontiere terapeutiche più promettenti nel campo delle allergie severe.

    La testimonianza di una mamma

    Le allergie alimentari rappresentano per bambini e adolescenti un problema di salute con un impatto sociale fortissimo: basti pensare alle complicazioni legate alle vacanze fuori casa, alla mensa scolastica, ai compleanni, oltre al rischio anafilassi che obbliga le famiglie a spostarsi munite dell’adrenalina quale farmaco salvavita. Per questo il successo della desensibilizzazione orale rappresenta una vera e propria conquista:

    “Noi siamo seguiti al Meyer dal 2018, ma arriviamo dalla Sicilia – racconta una mamma – nonostante il sacrificio per gli spostamenti, non cambieremmo perché i medici, competenti ed empatici, conoscono perfettamente la bambina: ormai una ragazzina che, grazie all’efficienza del personale di reparto e dell’ospedale, ha liberalizzato il latte e introdotto  decine di alimenti che prima le erano vietati”.

    Anafilassi in aumento

    Dati alla mano, negli ultimi anni le allergie (alimentari e non) hanno subito, a livello nazionale e internazionale, un aumento esponenziale.

    Purtroppo, a catena, sono aumentati anche i casi di anafilassi. Uno studio, appena pubblicato sulla rivista Clinical & Experimental Allergy, che porta la firma degli specialisti del Meyer in collaborazione con l’Università di Firenze (qui) ha analizzato retrospettivamente il numero degli episodi di anafilassi giunti al pronto soccorso del Meyer negli ultimi 20 anni.

    Si è passati da 16 su 100.000 accessi al pronto soccorso per anno nel periodo 2004–2010, a 22 per 100.000 nel periodo 2011–2016, a 39 ogni 100.000 nel periodo 2017-2023.

    In 20 anni, dunque, sono più che duplicati, con un aumento del 37,5% tra il primo e il secondo periodo e del 77% tra il secondo e terzo periodo.

    La buona notizia, invece: lo studio è andato a valutare l’impatto della formazione sui sanitari del pronto soccorso del Meyer, provando che l’introduzione di una formazione continua attraverso la simulazione pediatrica ha sensibilmente migliorato la capacità di impostare la correttezza delle diagnosi, la terapia in acuto e il conseguente invio a una corretta valutazione specialistica.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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