Il dato di fatto è inequivocabile: le uniche due fornaci del cotto di grandi dimensioni i cui forni sono ancora accesi fra Tavarnuzze e Greve in Chianti sono la Fornace Manetti e Vivaterra, entrambe nel territorio comunale grevigiano. Due realtà completamente diverse ma unite da un tratto unico: si resiste sul mercato se accanto alla passione e all'entusiasmo si coniugano innovazione e voglia di investire.
Nel pomeriggio di giovedì 21 febbraio sono state visitate da una delegazione composta dal sindaco di Greve in Chianti Alberto Bencistà, dal nuovo responsabile di Confindustria Chianti Claudio Tongiani, dal candidato del Partito democratico al Senato Lorenzo Becattini.
"Vengo per ascoltare – ha detto Becattini – così come ho fatto in tante altre aziende che ho visitato in Mugello, Val di Sieve, Valdarno, sempre accompagnato dai sindaci. Ho scelto questa tipologia di contatto e alla fine del tour ne avrò visitate oltre sessanta: ho avuto tanti spunti, ho visto problemi ma anche eccellenze. Toccando con mano si capisce sempre meglio".
Prima tappa Vivaterra, ricevuti dal direttore generale di Palagio Engineering (società posseduta da Vivaterra) Giovanni Avezzano: "Abbiamo circa 110 dipendenti – ha detto – anche se è in corso una trasformazione che alla fine dell'anno ci vedrà ridurre di 30 unità. Del resto le produzioni di cotto per pavimenti si sono ribaltate rispetto al passato, e sono molto inferiori a quanto invece riusciamo a realizzare con le pareti ventilate costruite da Palagio Engineering".
Una sorta di rivoluzione che la crisi dell'edilizia (in particolare quella residenziale) e la crisi economica delle famiglie ha accelerato in maniera drastica. La conseguenza è che servono meno operai e magari occorre qualche tecnico specializzato (periti, ingegneri) in più per un settore, quello delle pareti ventilate, di clienti medio grandi: ospedali, banche, alberghi, grandi interventi edilizi.
Il mercato di riferimento è al 50% italiano e al 50% estero: "Con le pareti ventilate – ha spiegato Avezzano – siamo partiti da tanto tempo. Abbiamo lavorato anche con grandi nomi dell'architettura come Mario Botta, Renzo Piano, Richard Rogers. Oggi, oltre a produrre (sia la parte in cotto che quella in alluminio per la sua installazione), siamo in grado di progettare a 360 gradi".
Fra i problemi principali indicati da Avezzano, il costo del lavoro. E, per lavorare in Italia, la parte finanziaria: "I pagamenti? Virtualmente a 90-120 giorni, ma sono regolarmente disattesi. Questo ci crea grandi sbilanciamenti ai quali possiamo far fronte solo con il ricorso al credito".
D'accordo anche il responsabile di Confindustria Chianti Tongiani, che ha posto a Becattini tutta una serie di istanze del mondo dell'imprenditoria: dalle difficoltà nel trovare manodopera specializzata all'Imu sui capannoni ("Una patrimoniale sulla superficie"). Fino alle difficoltà di attrarre investimenti dall'estero con gli investitori spaventati dai ritardi tutti italiani di giustizia e burocrazia.
Poi, a poche centinaia di metri, la visita alla Cotto Manetti (Manetti Gusmano & Figli), guidata da un entusiasata Marco Manetti. Un'azienda questa che, tanto per parlare di due lavori recenti, si sta occupando dei Grandi Uffizi e del Museo del Cinema ad Hollywood.
Manetti ha fatto vedere ai suoi ospiti lo spazio in cui si crea il cotto fatto a mano e quello invece più "industriale". Dove, per l'appunto, si stava installando un nuovo macchinario per il trattamento del cotto di fascia più bassa: "Con questa macchina – ha spiegato – non serve più il trattamento dopo la posa. Si deve tenere duro, investire nell'azienda proprio adesso: per tutelare la nostra storia e il futuro di chi lavora da noi".
Ci lasciamo con la testimonianza di Maurizio Manzini, titolare della modenese Symbol, l'azienda che sta installando il nuovo macchinario: "Vi faccio un esempio per capire quanto siamo in difficoltà all'estero come italiani. Sono riuscito a prendere un grande lavoro in Russia, a San Pietroburgo, solo perché ho un'azienda anche in Germania: vogliono la nostra genialità, la nostra inventiva e la nostra capacità progettuale. Ma non vogliono avere a che fare con noi come imprese italiane".
di Redazione
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