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mercoledì 24 Aprile 2024
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    Avis Strada: “Purtroppo il nostro patrimonio di donazioni rischia di essere perso”

    Il presidente Mariani: "Alcuni nostri donatori marocchini sono stati costretti ad andare fino a Scandicci"

    STRADA (GREVE IN CHIANTI) – Ha compiuto 75 anni proprio pochi giorni fa, ma Paolo Mariani, storico presidente dell'Avis di Strada in Chianti, nonostante l'età non più giovanissima conserva intatta tutta la passione per il volontariato, per la sua associazione e per il suo paese.

     

    Eppure negli ultimi mesi non sono mancati i motivi per gettare la spugna, su tutti la chiusura del centro di raccolta in virtù della legge sugli accreditamenti che dal 1 luglio 2015 ha imposto che la raccolta del sangue deve essere effettuata presso una struttura sanitaria.

     

    Ma non solo, dice Mariani, i problemi più grossi ora riguardano l'organizzazione del punto di raccolta presso l'ospedale di Ponte a Niccheri, dove spesso il personale non è in grado di far fronte ai donatori che arrivano da Strada.

     

    “È successo recentemente con dei ragazzi del Marocco che volevano donare – racconta Mariani – ma che sono stati rimandati indietro e costretti ad andare a Scandicci, perché nella nostra zona non c'è più nessuno. Dunque il nostro destino è legato adesso alla riorganizzazione dell'ospedale di Santa Maria Annunziata”.

     

    Sulla possibilità che la raccolta del sangue possa tornare nella frazione, Mariani non nutre molte speranze. “Serve una struttura sanitaria e qui non ce ne sono – dice – Non è mai stato previsto un centro sanitario di riferimento per tutta la nostra comunità e forse si è trattato di un errore di programmazione”.

     

    Uno spiraglio si era aperto con la possibilità di avere in dotazione un'autoemoteca dell'Istituto militare, ma la normativa impone che debba guidarla un militare e quindi non sarà una strada facilmente praticabile.

     

    “Confidiamo nel fatto che la Croce Rossa riesca ad ottenere l'accreditamento – aggiunge – e nel caso potremmo appoggiarci a loro”.

     

    Nonostante la chiusura del centro e la conseguente diminuzione del numero dei donatori (sulla carta sono circa 200, ma solo qualche decina gli attivi), i segnali positivi non mancano. Dal dicembre scorso infatti la rotta pare essersi invertita, con i prelievi che sono tornati a salire (già sessanta quelli effettuati): segno che l'associazione ha ancora molto da dire e, secondo Mariani, può farlo trovando nuovi stimoli.

     

    “Dobbiamo andare incontro alla comunità, spiegando alla gente chi siamo e cosa facciamo. La situazione è cambiata profondamente e non vedo prospettive per un ritorno al contesto che è stato fino a pochi mesi fa, quindi bisogna cambiare noi”, dice con convinzione Mariani.

     

    L'Avis di Strada vuole continuare a tenere stretto il proprio ruolo di punto di riferimento per la comunità, per la storia che da oltre quarant'anni (l'associazione è nata nel 1975) la vede protagonista sul territorio e per un futuro tutto da costruire per il quale sta lavorando sia con l'amministrazione comunale sia con la popolazione.

     

    La comunicazione sarà il fattore decisivo per il futuro: volantini, sms e molto contatto con le persone per sensibilizzarle e stimolarle ad avvicinarsi alla pratica della donazione del sangue.

     

    “E' questo il valore aggiunto di una comunità come la nostra”, conclude il presidente.

     

    di Matteo Morandini

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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