La incontriamo nel suo ufficio in una bella mattina di sole primaverile: fuori le campane delle Basilica di Santa Maria all'Impruneta suonano, mentre Ida Beneforti ci racconta i suoi dieci anni da sindaco di Impruneta.
Due mandati, il primo nel 2003, il secondo nel 2008, che si chiuderanno lunedì 27 maggio, quando dalle urne delle elezioni amministrative uscirà il nome del suo successore. Che potrà essere scelto fra Maria Teresa Lombardini (Fratelli d'Italia), Alessio Calamandrei (Pd), Piero Vannicelli Casoni (Obbiettivo Comune), Francesco Bianchi (MoVimento 5 Stelle), Riccardo Lazzerini (Il Coraggio di Cambiare).
Beneforti, iniziamo trovando un aggettivo per questi 10 anni da sindaco.
"Io direi un'esperienza che mi ha fatto crescere tantissimo, che fa riflettere, che apre tutto un mondo che normalmente non conosci. Faticosi, difficili, anche fisicamente. Alla fine un'esperienza positiva: dal punto di vista personale dà tantissimo e forse ricevi anche di più. A parte il contatto con le persone, c'è un rapporto vero con chi ti ferma per strada, ti saluta, ti parla, ti racconta i suoi problemi. E' l'unico modo di vedere tutte le sfaccettature della vita del territorio: poi leggi certi programmi elettorali, cme quello del M5S (e lo dico senza nessuna velleità polemica) che scrivono senza nemmeno sapere le cose… . Senza fare polemica, lo ripeto: la complessità della vita di un territorio la vedi in prima linea, altrimenti è difficilissimo".
Riesce a isolare una cosa che le ha dato particolarmente soddisfazione?
"La soddisfazione più importante è stata l'approvazione del Piano Strutturale e del Regolamento Urbanistico. Un grandissimo lavoro di studio anche da parte mia, in cui riesci a dare un indirizzo al territorio, uno strumento di forte contatto con i cittadini. Il giorno dell'approvazione del Ruc ero nervosissima, per conto mio per un sindaco arrivare a chiudere una pianificazione così ampia del proprio territorio è fondamentale. Avendo anche riscontri favorevoli da tanti tecnici per la chiarezza, la leggibilità, le risposte che dà a tanti cittadini…".
Una cosa che non rifarebbe?
"Forse qualche volta c'è stato un po' di rallentamento nel prendere le decisioni, ma a me piace ascoltare tutti. Però penso che le decisioni che ho preso sono sempre state riflettute, difficili (come quella sulla cessione dei verdi pubblici) ma sulle quali ho sempre avuto una convinzione chiara. Quando ci si trova ad esempio a scegliere fra utilizzare un piccolo spazio verde per poter magari salvaguardare i servizi sociali, in un momento di crisi come questo, credo che la scelta sia giusta: da tante altre parti è stata fatta la stessa scelta senza che nessuno abbia protestato…".
Come ha visto cambiare il modo di amministrare in questi dieci anni?
"E' cambiato molto. L'autonomia è andata sempre più restringendosi e non solo dal punto di vista economico. Ma anche nell'autonomia di un sindaco di poter scegliere, organizzare il proprio territorio: una tendenza all'accentramento che si fa sempre più forte a livello nazionale e regionale. Non è questo il modo per velocizzare le decisioni: per farlo serve il contributo dell'ente locale, altrimenti si rischia di perdere il contatto con i cittadini".
Da un punto di vista politico?
"La politica locale risente tantissimo del livello nazionale. C'è stato un periodo in cui c'era stato un abbrivio positivo sulla base della nascita del Pd, e l'entusiasmo era alle stelle. Poi abbiamo risentito della crisi del partito, anche fortemente, con scelte non condivise (almeno da me), che ti danno anche l'impressione di dire, ma io che ci faccio? Ma visto che io sono un tipo positivo penso sempre che quando siamo in periodi difficili non c'è da perdere la speranza. Anzi, bisogna cercare di dare una svolta per creare qualcosa di meglio".
Come ha vissuto l'esito delle primarie a Impruneta, con la vittoria di Alessio Calamandrei ai danni di Marco Pistolesi, che anche lei sosteneva?
"Le primarie hanno sempre un margine di incertezza, per conto mio qui hanno risentito della situazione del Pd e della politica in generale. Non ci si è resi conto che questi due ragazzi venivano dalla stessa esperienza politica: Alessio è riuscito a incarnare questa volontà di cambiamento poi venuta fuori nei fatti anche a livello nazionale. E questo è importante. La lista dei candidati vede un rinnovamento pressoché totale, con persone che si sono avvicinate alla politica adesso. Quindi il Pd ha un candidato nuovo che incarna il rinnovamento, e una lista la quasi totalità di persone nuove: non mi sembra di poter dire lo stesso degli altri".
Come valuta la conflittualità imprunetina, a livello politico e sociale, in confronto al resto del Chianti?
"L'Impruneta è anche un po' particolare per la sua storia e la sua tradizione. Intanto c'è questo forte antagonismo fra Impruneta e Tavarnuzze, fra due aggregati equivalenti, dopo la nascita fatta a tavolino del Comune. L'imprunetino è critico di per sé: questo è un difetto che rallenta spesso le cose ma è anche un pregio. Spesso l'amministrazione comunale di Impruneta, con un'opposizione attenta e la stessa attenzione del partito di maggioranza, è risucita a tenersi aggiornata sulle normative, cercando di rispondere con attenzione alle esigenze, lavorando con minore approssimazione di altre situazioni in cui c'è un controllo meno pressante".
Che augurio si sente di fare a chi le succederà? Lei cosa farà?
"Io mi prenderò un periodo sabbatico, poi vedremo. Sono convinta che la nuova amministrazione comunale avrà bisogno di tempo per insediarsi, per valutare le cose: a tutti i candidati dico che ci sono, se hanno bisogno di informazioni sarò a disposizione. Non sarò certo un sindaco-ombra, dove accade è una cosa pesante: è un merito, quello di farsi da parte, che ha avuto Maria Capezzuoli quando sono arrivata io. Al nuovo sindaco auguro di avere tanta disponibilità, tanta forza, il periodo sarà difficilissimo. Forza e determinazione: e nello stesso tempo tanta apertura al confronto".
Dal 28 maggio le mancherà qualcosa?
"Penso che mancherà questa sensazione di essere al centro delle cose, di fare in qualche modo qualcosa per risolverle. Ma alzarsi la mattina da cittadina, quando magari si può criticare senza doversi assumere la responsabilità di tutto… credo che all'inizio soprattutto mi piacerà. Inoltre farò ancor di più la nonna, visto che aspetto un altro nipote".
Chiudiamo sfatando un mito: a fare il sindaco non ci si arricchisce…
"Certo che no, sono 2.100 euro netti al mese senza tredicesima per un lavoro che ti assiobe 24 ore su 24, con grandi responsabilità. Durante questi anni i guadagni sono stati sempre modesti e ho sempre cercato di vederli come un contributo della popolazione. Negli ultimi anni una mensilità ho sempre deciso di destinarla per mandare i ragazzi a Mauthausen: non ho mai chiesto rimborsi spese tranne due viaggi a Roma, ma una volta sono tornata con 700mila euro, una con 7 milioni per la convenzione con Società Autostrade. Alla fine del mandato c'è una liquidazione, costituita da una mensilità all'anno, circa 10mila euro in tutto: l'idea mia, pur trattenendo il minimo per pagarci le tasse, è quella di versarla al Comune per il contributo affitti. Perché in questo momento una delle drammaticità maggiori è quella di famiglie che per vari motivi non riescono a pagare l'affitto".
di Matteo Pucci
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