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mercoledì 11 Giugno 2025
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    Le sette fornaci storiche di Impruneta: “Indignati per esposizione in piazza di terrecotte esterne al nostro territorio”

    "Offesi da chi, più di ogni altro, avrebbe dovuto tutelarci. Atto di grave mancanza di rispetto verso la storia, la tradizione e il valore culturale ed economico che le nostre fornaci rappresentano"

    IMPRUNETA – Come se non bastassero i “fronti” aperti su viabilità e consiglio comunale, al sindaco di Impruneta Riccardo Lazzerini se ne apre anche un altro, quello con le sette fornaci storiche imprunetine: Fornace Poggi Ugo, Fornace Mariani, Fornace Masini, Fornace Carbone, Fornace Artenova Terrecotte, Fornace Pesci Giorgio & figli, Fornace Sergio Ricceri.

    “In relazione alla recente esposizione in piazza Buondelmonti di manufatti in terracotta non
    appartenenti alla tradizione locale – scrivono in una nota – noi sette fornaci storiche di Impruneta – tutte detentrici del marchio CAT (Ceramica Artistica e Tradizionale) – desideriamo esprimere pubblicamente il nostro profondo disappunto e la nostra comune indignazione”.

    “Con grande sorpresa e amarezza – proseguono – abbiamo constatato la presenza, davanti al Comune di Impruneta, di manufatti in terracotta realizzati da altri produttori provenienti da comuni diversi dal nostro. Riteniamo questa scelta un atto di grave mancanza di rispetto verso la storia, la tradizione e il valore culturale ed economico che le nostre fornaci rappresentano per Impruneta, riconosciuta a livello nazionale e internazionale come patria della terracotta”.

    “Siamo imprese artigiane – ricordano – che ogni giorno, con impegno e sacrificio, preservano e tramandano un sapere antico. Il nostro lavoro ha ricevuto un riconoscimento formale con l’ottenimento del marchio CAT, dopo oltre vent’anni di confronto con le istituzioni. Questo marchio non è un semplice simbolo: è uno strumento di tutela fondamentale, creato per proteggere la nostra produzione, il nostro metodo di lavorazione, la nostra materia prima e il nome stesso di “Impruneta”, spesso abusato da realtà esterne che nulla hanno a che vedere con la nostra tradizione”.

    “Il marchio CAT – riprendono – è inoltre riconosciuto e vigilato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, a conferma del suo valore istituzionale e nazionale. Il presidente del Comitato del Marchio CAT è, ad oggi, il sindaco di Impruneta, Riccardo Lazzerini. Questo ruolo istituzionale comporta la responsabilità di promuovere, difendere e vigilare sulla corretta applicazione del marchio e sui suoi principi fondanti”.

    “Per questo motivo – ribadiscono – quanto accaduto ci colpisce ancor più duramente: ci sentiamo offesi tre volte – come fornaci del territorio, come cittadini imprunetini e come membri del marchio CAT – da chi, più di ogni altro, avrebbe dovuto tutelarci. Nel corso degli anni, il nostro rapporto con le istituzioni è sempre stato improntato alla massima disponibilità e collaborazione”.

    “Abbiamo donato manufatti per un valore superiore a 80 milioni di lire alle amministrazioni precedenti – ricordano – tuttora visibili nelle principali vie e piazze di Impruneta e Tavarnuzze. All’inizio del mandato dell’attuale sindaco, abbiamo donato vasi da 80 cm, orci e anfore che ancora oggi adornano la piazza centrale e i Loggiati del Pellegrino. Successivamente, sono stati acquistati altri vasi dall’amministrazione, non per scelta politica, ma per una semplice e comprensibile necessità economica: siamo aziende e non possiamo sostenere un regime di donazioni costanti”.

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    “Precisiamo inoltre – sottolineano le sette fornaci storiche – che questi ultimi vasi sono stati venduti a prezzo di costo, senza alcun margine commerciale, esclusivamente per spirito di servizio verso il Comune. Ci teniamo a sottolineare con forza che la nostra azione non è in alcun modo politica. I manufatti sono stati pagati perché crediamo che il lavoro debba essere riconosciuto e valorizzato, anche economicamente”.

    “La piazza – evidenziano – non può essere solo una vetrina: è anche un luogo di identità, e come tale va trattato. Ricordiamo inoltre che anche la precedente amministrazione acquistò – e non ricevette in dono – cartellonistica in terracotta. Le scelte viarie o politiche non hanno alcuna attinenza con la nostra posizione”. 

    “La nostra protesta – fanno sapere – espressa attraverso la rimozione volontaria dei nostri manufatti in mostra per l’iniziativa “Buongiorno Ceramica”, è una forma di dissenso civile e simbolico verso il comportamento dell’amministrazione comunale. Siamo dispiaciuti per le ripercussioni sull’artista Travagli, che ha lavorato con passione all’installazione. Il nostro gesto non è rivolto a lui, bensì alla scelta amministrativa che ha permesso la presenza in piazza di manufatti di altri territori, alcuni recanti la data 2025 e lo stemma del Comune di Impruneta”.

    “Questo dimostra con chiarezza che non si è trattato di un errore – accusano – ma di un’azione consapevole: quei vasi sono stati realizzati appositamente per il nostro Comune. Questa esposizione ha già generato un danno concreto, sia d’immagine che economico, alle nostre aziende”.

    “Un importante cliente americano del produttore coinvolto – spiegano – ha infatti pubblicamente dichiarato sui propri canali ufficiali: “So honored the Mayor requested the artisan for [nome cliente] to be displayed at the Town Hall in Impruneta, Italy” (“Siamo onorati che il Sindaco abbia richiesto che l’artigiano di [nome cliente] fosse esposto davanti al Municipio di Impruneta, Italia”). Per rispetto del contesto e per evitare ulteriori effetti promozionali, preferiamo non citare il nome del cliente in questione”.

    “Resta il fatto – aggiungono – che un’affermazione del genere – seppur non corrispondente alla realtà – contribuisce a creare confusione sul valore del nostro lavoro e sull’identità della vera terracotta imprunetina. Non solo mina la credibilità delle fornaci storiche, ma può anche orientare future opportunità commerciali verso realtà che nulla hanno a che vedere con il nostro territorio. Questo episodio rafforza la nostra convinzione che la vicenda non si possa liquidare come un semplice errore, ma come un atto che ha già avuto ripercussioni reali e potenzialmente durature per le nostre imprese e per l’intero comparto locale”.

    “Noi sette fornaci restiamo unite – concludono – Rappresentiamo l’identità di Impruneta, la vera e unica patria della terracotta. Il rispetto per il nostro lavoro, per la nostra storia e per la nostra comunità deve essere alla base di ogni scelta istituzionale. Chiediamo che episodi come questo non si ripetano più, e che venga riconosciuto con coerenza e responsabilità il valore della tradizione che continuiamo a portare avanti con dedizione”.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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