Un grido di dolore acuto, che salirà alto anche dal Chianti. Dove alcune edicole hanno deciso (o stanno decidendo) di aderire allo sciopero dei giornalai prganizzato per il 24, 25 e 26 febbraio.Una scelta dolorosa, visto che sono i giorni delle elezioni, quando i quotidiani saranno venduti in maniera più massiccia. E anche per questo una sceta da sottolineare, evidenziare, e che rende palese lo stato di profoda crisi che ormai sta vivendo questo settore.
"Caro cliente – scrivono gli edicolanti che aderiranno all'iniziativa in una lettera aperta – la Costituzione ti riconosce il diritto all’informazione. Ed io, assieme a tutti gli edicolanti d’Italia faccio il possibile per garantire questo tuo diritto. Sette giorni alla settimana, dall’alba al tramonto, con pochissime feste e poche ferie. In tutta Europa l’orario dei lavoratori è di otto ore per cinque giorni alla settimana".
"Il 24, 25 e 26 febbraio saremo chiusi – prosegue la lettera aperta – Mercoledì 27 riprenderemo il nostro servizio, fino a quando sarà possibile. Ti dobbiamo una spiegazione. La forte crisi ha coinvolto anche l’editoria e sono crollate le vendite di quotidiani e periodici. Sono in difficoltà gli editori. Sono diminuiti i nostri fornitori (distributori locali). Ma noi giornalai, ultimo anello della catena, siamo più in sofferenza di tutti. Se pensi che il nostro guadagno (aggio) sulla vendita di un quotidiano è di 18 centesimi lordi, capisci perché 10.000 edicole sono state chiuse negli ultimi anni (2000 solo nel 2012), bruciando ventimila posti di lavoro; ed è solo l’inizio".
Ricordano che "l’edicolante non ha armi per difendersi dalla crisi del sistema. Non può scegliere quali pubblicazioni ricevere e porre in vendita, né la quantità. Deve pagare le pubblicazioni in anticipo e non può toccare i prezzi imposti dagli editori. Il giornalaio è un “imprenditore” incatenato che ha molti obblighi e nessun diritto. Dobbiamo pensare quindi che le edicole e quindi il diritto all’informazione sia condannato all’estinzione? Oppure si può fare qualcosa? Volendo, qualcosa si può fare".
E lo dicono: "Gli editori dovrebbero tornare a creare prodotti nuovi per soddisfare i lettori, avendo a disposizione una rete di vendita esclusiva come le nostre edicole. I distributori dovrebbero essere arginati nella loro posizione monopolistica. I giornalai dovrebbero continuare il loro servizio dall’alba al tramonto con aggi però che gli consentano di vivere dignitosamente.Ma tutto questo richiede dei patti fra uguali, e che il Governo stabilisca nuove regole che assicurino il vostro diritto all’informazione e la nostra libertà di impresa".
"Ventimila edicole – conclude la lettera – quarantamila addetti, sono un “mercato politico” poco interessante: nessuna alleanza ha mai preso sul serio questa componente vitale del diritto all’informazione. Siamo costretti a fare sciopero perché l’opinione pubblica sia resa consapevole di quello che si rischia nel lasciare alla deriva i rivenditori di giornali. I giornalai con questa iniziativa lottano per non dover, un domani, aggiungersi al numero già impressionante di edicole morte".
di Redazione
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