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giovedì 12 Dicembre 2024
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    Alcuni giornalai chiuderanno dal 24 al 26 febbraio (nei giorni delle elezioni)

    Un grido di dolore acuto, che salirà alto anche dal Chianti. Dove alcune edicole hanno deciso (o stanno decidendo) di aderire allo sciopero dei giornalai prganizzato per il 24, 25 e 26 febbraio.Una scelta dolorosa, visto che sono i giorni delle elezioni, quando i quotidiani saranno venduti in maniera più massiccia. E anche per questo una sceta da sottolineare, evidenziare, e che rende palese lo stato di profoda crisi che ormai sta vivendo questo settore.

     

    "Caro cliente – scrivono gli edicolanti che aderiranno all'iniziativa in una lettera aperta – la Costituzione ti riconosce il diritto all’informazione. Ed io, assieme a tutti gli edicolanti d’Italia faccio il possibile per garantire questo tuo diritto. Sette giorni alla settimana, dall’alba al tramonto, con pochissime feste e poche ferie. In tutta Europa l’orario dei lavoratori è di otto ore per cinque giorni alla settimana".

     

    "Il 24, 25 e 26 febbraio saremo chiusi – prosegue la lettera aperta – Mercoledì 27 riprenderemo il nostro servizio, fino a quando sarà possibile. Ti dobbiamo una spiegazione. La forte crisi ha coinvolto anche l’editoria e sono crollate le vendite di quotidiani e periodici. Sono in difficoltà gli editori. Sono diminuiti i nostri fornitori (distributori locali). Ma noi giornalai, ultimo anello della catena, siamo più in sofferenza di tutti. Se pensi che il nostro guadagno (aggio) sulla vendita di un quotidiano è di 18 centesimi lordi, capisci perché 10.000 edicole sono state chiuse negli ultimi anni (2000 solo nel 2012), bruciando ventimila posti di lavoro; ed è solo l’inizio".

     

    Ricordano che "l’edicolante non ha armi per difendersi dalla crisi del sistema. Non può scegliere quali pubblicazioni ricevere e porre in vendita, né la quantità. Deve pagare le pubblicazioni in anticipo e non può toccare i prezzi imposti dagli editori. Il giornalaio è un “imprenditore” incatenato che ha molti obblighi e nessun diritto. Dobbiamo pensare quindi che le edicole e quindi il diritto all’informazione sia condannato all’estinzione? Oppure si può fare qualcosa? Volendo, qualcosa si può fare".

     

    E lo dicono: "Gli editori dovrebbero tornare a creare prodotti nuovi per soddisfare i lettori, avendo a disposizione una rete di vendita esclusiva come le nostre edicole. I distributori dovrebbero essere arginati nella loro posizione monopolistica. I giornalai dovrebbero continuare il loro servizio dall’alba al tramonto con aggi però che gli consentano di vivere dignitosamente.Ma tutto questo richiede dei patti fra uguali, e che il Governo stabilisca nuove regole che assicurino il vostro diritto all’informazione e la nostra libertà di impresa".

     

    "Ventimila edicole – conclude la lettera – quarantamila addetti, sono un “mercato politico” poco interessante: nessuna alleanza ha mai preso sul serio questa componente vitale del diritto all’informazione. Siamo costretti a fare sciopero perché l’opinione pubblica sia resa consapevole di quello che si rischia nel lasciare alla deriva i rivenditori di giornali. I giornalai con questa iniziativa lottano per non dover, un domani, aggiungersi al numero già impressionante di edicole morte".

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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