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lunedì 10 Febbraio 2025
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    L’appello: “Smettete di legare le vigne con la plastica, che poi si disperde nell’ambiente. Tornate… ai salci”

    "Un'infinità di microplastiche vanno a costellare d'inquinamento il nostro Chianti e tantissime altre vigne italiane. Esistono altrimenti anche la rafia naturale o fili biodegradabili..."

    In un tempo non tanto lontano da noi, più o meno fino a metà degli anni ’80, davanti ad ogni vigna, vi erano alcune piante di salcio, una varietà di salice, dal quale si tagliavano dei fuscelli per legare i tralci di vite ai filari.

    Oggi questi alberi non ci sono più, sono morti, abbattuti, non più ripiantati, nessuno pensa più di fare le legature in modo naturale perché gli agricoltori girano con delle matasse di filo di plastica.

    Facendo pochi metri in qualsiasi vigna, e guardando in terra senza doversi nemmeno affaticare a cercarli, se ne possono trovare tanti brandelli bianchi, rossi, gialli e soprattutto azzurri, in quanto, con le varie potature annuali, cadono in terra assieme ai rametti.

    Creando un’infinità di microplastiche che vanno a costellare d’inquinamento il nostro Chianti e tantissime altre vigne italiane, perfino di aziende agricole che scrivono sulle bottiglie la dicitura biologico.

    Visto che il lavoro è certosino e siamo in pochissimi volontari a cercare di arginare il problema raccogliendo questi rifiuti, purtroppo, la nostra è una lotta contro i mulini a vento perché gli ettari di vigne sono migliaia ed ogni anno vengono messi sempre nuovi laccetti.

    Al giorno d’oggi si sa che la plastica è inquinante e allora mi chiedo come sia possibile che si permetta di metterla continuamente sulle viti, adoperarla in sostituzione di qualcosa che in passato è sempre stato naturale, salutare, giusto e soprattutto biodegradabile. Pianta che lega pianta.

    Era così poetico vedere i nostri contadini che giravano con questi fasci di salci. Ora vederli con la plastica mi fa pensare solo ad un progresso-regresso.

    Cari amici del Gazzettino del Chianti, invio questa lettera affinché si cominci a parlare del problema e si vieti la plastica sui filari, invitando gli agricoltori a usare soluzioni naturali che, anche se costano qualche euro in più, si possono già trovare in vari negozi di agraria come la rafia naturale del Madagascar, anche se, dal suo nome di provenienza, si può facilmente intuire che non è a km 0.

    Oppure usare filo bianco biodegradabile prodotto in Italia, ma, secondo me, niente sarebbe meglio del salcio, pianta nobile e generosa, che cresce vicino ai ruscelli, che è stata usata sin dall’antichità.

    Se si continua così mi chiedo come saranno le nostre meravigliose vigne nei prossimi anni? Già solo a vedere tutte queste plastiche abbandonate sulle zolle è palese il controsenso: un’agricoltura nociva e di totale noncuranza, insensata, un’agricoltura che inquina. Produrre Chianti non può significare questo.

    Sì alla produzione di fiumi di vino ma no al rifiuto di tecniche naturali per l’ossessione del risparmio, no a soluzioni sbagliatissime che inquinano, scelte per spendere meno ai danni della Terra.

    Chiedo e propongo all’Unione Viticoltori, al Consorzio del Chianti Classico, ai comuni ed alle forze dell’ordine o a chi di competenza di attivarsi affinchè ci siano multe e controlli accurati e costanti sulla pulizia dai rifiuti, dalla plastica e dalle microplastiche nei boschi e nei campi del nostro Chianti considerando che, di tanto in tanto, nei posti isolati, si trovano addirittura tv, vari elettrodomestici e pezzi di cartongesso abbandonati.

    L’amore e rispetto per la nostra terra non devono restare solo sentimenti innati, devono anche concretizzarsi nella salvaguardia delle falde acquifere, della fauna e dell’intero ecosistema, noi siamo parte di questo meraviglioso mosaico e dobbiamo pensare, generare innovazioni, qualora necessitino, solo naturali.

    Anch’io ho della terra in zona e controllo meticolosamente che non vi sia mai il minimo pezzetto di plastica, mi chiedo perché tanti proprietari terrieri, che sui loro siti ostentano un grande amore per la loro proprietà e per i loro prodotti biologici, non siano interessati alla questione, spero quindi che ci riflettano e comincino a farlo. 

    Vittoria Sonnino – Presidente Lega Italiana Difesa Animali e ambiente Firenze e Toscana, vicepresidente Natura e Poesia

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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