Gentile Direttore, la recente intervista al dr. Lorenzo Bini Smaghi mi ha sollecitato ad esternare alcune riflessioni sulle questioni riguardanti il Settore del Credito in Toscana e ChiantiBanca, che come detto nel titolo è la più grande Banca di Credito Cooperativo nella Regione, tra le maggiori in Italia ed una delle poche con ancora il “cervello” decisionale radicato nel territorio toscano.
Il reparto creditizio, che può essere definito il “sistema circolatorio” dell’economia, ha subito, negli anni abbastanza recenti nella Regione Toscana, forti troncature per effetto di “uccisioni” di marchi tramite incorporazioni (Banca Mercantile – circa 1.200 dipendenti, Banca Steihauslin qualche centinaio di dipendenti, Banca Toscana, circa 4.500 dipendenti) o per acquisizioni effettuate da Gruppi bancari nazionali, e quindi con conseguente spostamento dei livelli decisionale a Torino o Milano (quasi tutte le Casse di Risparmio Toscane), o acquisizioni da parte di Gruppi esteri.
Questo per un comportamento miope, e comunque molto “disattento”, da parte delle forze politiche che, invece, si sono sempre mostrate molto interessate nel momento delle nomine degli Organi amministrativi anche di queste Aziende.
La scomparsa di Banca Mercantile e di Banca Steihauslin ad esempio hanno privato il Gruppo Monte dei Paschi di Siena di due realtà che potevano tranquillamente continuare a svolgere il loro compito di Banche per clientela di un certo tipo (cosiddetta attività di “Private Banking”), così come un processo di fusione delle singole Casse di Risparmio Toscane avrebbe potuto far nascere un soggetto di dimensioni interessanti, proiettato inizialmente anche verso realtà analoghe delle altre due Regioni dell’Italia centrale.
Ma l’aspetto più deleterio di questa assenza di guida e della conseguente involuzione del sistema creditizio in Toscana, oltre alla sparizione di prestigiosi “marchi” di Aziende storiche e prestigiose, riguarda la consistente perdita di posti di lavoro e la cancellazione totale di possibilità di impiego per numerosi bravi giovani diplomati e laureati della nostra Regione.
Certo il rapido procedere delle tecnologie informatiche richiede, e richiederà, un numero sempre minore di “bancari” e di “banchieri”, ma una cosa è guidare una trasformazione di un tessuto creditizio “vivo” e gestito quasi totalmente da decisioni locali, altra cosa è subire le decisioni gestionali assunte in luoghi distanti da quelli bisognosi di finanziamenti e/o di consigli di investimento.
Ma tant’è! Il danno è ormai fatto. Adesso la difficoltà stà nell’individuare quali strade seguire e con quali strumenti agire per continuare ad alimentare adeguatamente il tessuto produttivo toscano, tutto bisognoso di investimenti.
Un tessuto produttivo fortunatamente costituito da una miriade di Piccole e Medie Imprese consolidate, da attività artigianali consuete e storiche e anche da attività fortemente innovative, da imprenditori tenaci che, anche nei momenti più difficili, non mollano nell’impegno quotidiano, ma vanno alla ricerca di nuove modalità di gestione, di nuove produzioni, di nuovi mercati.
E’ allora soprattutto in questa fase, di oramai lunga e profonda difficoltà dell’economia, che si misura la capacità della politica di agire per il bene comune, di riuscire ad avere una visione illuminata, una proiezione strategica nel futuro, perché in una realtà che si evolve così rapidamente è veramente necessario che chi si occupa di politica (cioè della “polis”), riesca ad essere un passo avanti, come si dice in gergo, ad avere una marcia in più. Fino ad ora, purtroppo, non ho rilevato particolari evidenze di questa auspicata tipologia.
Ma, proprio per il bene comune, c’è da augurarsi che da qualche anfratto appaia sul palcoscenico una pluralità di personaggi, non arroganti, ma con la mente aperta e dinamica, competente, altruista, pronto al confronto e dotato di una visione strategica, di amore per questo meraviglioso territorio e per la sua gente caparbia, geniale, forte lavoratrice e dotata di quella sottile ironia che facilita il superamento delle quotidiane difficoltà.
L’altro spezzone, complementare al primo, sul quale mi preme esternare alcune riflession,i che da tempo ho metabolizzato, riguardano ChiantiBanca.
Sono socio della Banca da circa 10 anni, quando valutai che la medesima avesse tutte le caratteristiche per poter colmare molti degli spazi lasciati vuoti dalle aziende di credito, come prima si è cercato di spiegare.
L’ipotesi da me formulata sull’evoluzione della politica gestionale e di espansione territoriale, si è realizzata per qualche anno, fino a quando, a seguito di una delle ripetute Ispezioni effettuate dalla Banca d’Italia, è emersa la falsificazione di un verbale del Consiglio di Amministrazione e, pare, la concessione di crediti “facili".
Molti esponenti della banca sono stati oggetto di severe sanzioni da parte dell'Organo di Vigilanza (rispettivamente 50mila euro al Direttore Generale e 22mila euro a ciascun componente degli allora Consiglio di Amministrazione e Collegio Sindacale) e di indagine da parte della Procura di Firenze. Alcuni, in carica ai tempi, si sono poi dimessi dai vertici della Banca.
Ciò che lascia perplessi è che l’allora Vicepresidente ha mantenuto, e tuttora mantiene, la carica di Presidente della Fondazione, carica rinnovatagli dal nuovo Consiglio di Amministrazione, (quello attualmente in carica) nominato nel corso dell’Assemblea dello scorso anno.
Al riguardo stupisce che nella stessa Fondazione agiscono ben 19 Consiglieri di cui 5 Vicepresidenti dei quali uno Vicario.
Un numero incredibile per un Organismo così “piccolo” e comunque un numero ben più elevato di quello presente in seno al Consiglio di Amministrazione della stessa Banca (consiglio di 13, di cui Presidente e due VicePresidenti di cui uno Vicario).
Un numero che, a quanto risulta, non si rileva in alcuna “grande” Azienda, nemmeno a livello planetario. Risultano altresì presenti anche un Direttore Generale ed un Segretario Generale. Una Struttura che Il Sole 24Ore del 17 marzo 2018 definisce “il salvadanaio del sistema che eroga contributi a fondo perduto al territorio”.
Ma anche l’altra struttura, presente nella “sfera di influenza” della Banca, e cioè la Mutua, non sembra essere stata avara nel numero dei componenti, con 11 Consiglieri, di cui un Presidente e due VicePresidenti, di cui uno Vicario, oltre ad un Segretario Generale.
Stupisce anche che, sia della Fondazione sia di ChiantiMutua, non siano presenti sul sito web della Banca – assieme agli Organi – anche le rispettive Norme Regolamentari (Statuto, Regolamento o altro).
Così come non siano pubblici, o quantomeno resi noti ai soci, i compensi (in tutte le loro interpretazioni) percepiti dai componenti i singoli Organi e cariche delle tre Entità, come invece richiederebbe la trasparenza di una Società Cooperativa, che esercita il credito, e che “Nell’esercizio della sua attività (la Società) si ispira allo spirito dell’insegnamento sociale cristiano e ai principi della mutualità senza fini di speculazione privata…” (art. 2 dello Statuto Sociale, tuttora in vigore).
L’altra immagine che salta agli occhi, anche di un profano, è la scarsa presenza di componenti femminili, con la contemporanea presenza di consiglieri e sindaci quasi totalmente in età che può essere definita “matura” e oltre.
Ciò è un elemento di dispiacere perché, come l’esperienza insegna, la scarsità o la totale mancanza di giovani presenze, negli Organi decisionali aziendali, priva spesso le stesse aziende delle necessarie spinte innovative, coraggiose, aggiornate e proiettate nel tempo.
Un ulteriore aspetto che si ritiene opportuno mettere “sul tavolo” e porre all’attenzione, riguarda la politica di bilancio attuata nell’ultimo biennio.
Ciò perché, purtroppo, non ho potuto far presente l’argomento nel corso dell’ultima Assemblea sociale annuale, che ha approvato il bilancio chiuso al 31 dicembre 2017, alla quale sono stato impossibilitato a partecipare, in quanto, come Economista, ero impegnato all’estero per incontri con Enti Europei e Istituzioni Universitarie.
Ebbene, al 31 dicembre 2016 ChiantiBanca aveva iniziato, sotto la Presidenza appunto del dr. Lorenzo Bini Smaghi, una consistente operazione di “ripulitura” delle numerose (delle quali non poche di importo elevato) posizioni in “sofferenza” (in un “incomprensibile” linguaggio tecnico NPL- Non Performing Loans, ovvero Crediti Non Performanti o Deteriorati, cioè denari che il nominativo al quale gli Organi della Banca hanno prestato i denari – cioè soldi che i risparmiatori hanno affidato alla custodia della Banca -, non è in grado di restituire o non restituirà affatto).
L’indicazione della necessità di procedere in tal senso proveniva infatti dai precisi rilievi indirizzati dall’Organo di Vigilanza nelle sue ispezioni.
Il bilancio al 31.12.2016 ha infatti iniziato l’operazione di ripulita dei conti – che, per una sana amministrazione, sarebbe dovuta continuare con la stessa intensità anche negli anni successivi – registrando la prima perdita di esercizio per la Banca, cosa che ha creato non pochi malumori, di diversa origine e segno, nei soci, abituati ad approvare sempre bilanci in utile.
Cambiati i Vertici Amministrativi e la Direzione della Banca, l'Assemblea dei soci di sabato 26 maggio 2018 ha votato il bilancio al 31.12.2017, che registra un lieve risultato positivo.
Su tale esito desidero svolgere alcune brevi considerazioni. La prima è che risulta oramai da tempo prassi consolidata in campo aziendale che, al cambiare dei vertici aziendali soprattutto in una realtà che ha registrato uno o più bilanci in perdita, si cerchi comunque di realizzare un consuntivo che – pur nell’ambito dei confini posti dalle norme civilistiche – mostri una inversione di tendenza. Ciò anche con l’obiettivo di dimostrare che il cambiamento di gestione ha consentito un diverso e, seppur modesto, cambiamento di rotta aziendale.
La verità della quale mi sono convinto è che tale prodotto è il frutto di una plurale combinazione di azioni nella politica di bilancio.
Tra le più rilevanti, dal lato del passivo, la politica di bilancio al 31 dicembre 2017 non ha completato o continuato la consistente “ripulitura” – ovvero l’annullamento – di tutti, o di una buona “massa”, dei crediti irrecuperabili, non completamento infatti scritto nella relazione al Bilancio.
Inoltre ha beneficiario di non indifferenti minori oneri per interessi passivi originati dalla consistente perdita di raccolta (Depositi e conti correnti) causata dal comportamento da parte di correntisti, soci e non soci, che, venuti a conoscenza delle risultanze delle ispezioni di Banca d’Italia, hanno spostati i loro risparmi presso altre Aziende di Credito.
Altro deflusso è avvenuto dopo l’Assemblea di domenica 14 maggio 2017, quella denominata del “ribaltone”, dove per un pugno di voti fu sconfitto il Presidente Lorenzo Bini Smaghi.
In occasione dell’approvazione del Bilancio al 31 dicembre 2017 il Consiglio di Amministrazione della Banca, e “in primis” il Presidente e i VicePresidenti, che dovrebbero svolgere anche il ruolo di “unificatori”, con una azione da “buoni padri di famiglia”, per il bene aziendale, hanno perso (o meglio hanno voluto perdere) l’occasione per “ricucire” la divisione, pressoché paritaria, che si era generata tra i soci in occasione della ricordata Assemblea del maggio 2017.
Sono molti i soci (e non soci) che non hanno apprezzato questo comportamento di mancata apertura, che non è positiva né per l’Azienda, né per i soci, né per i dipendenti e né per la clientela.
Sarebbe stato infatti un buon segnale di volontà di procedere con una gestione unitaria, quello di nominare, quale componente il Consiglio di Amministrazione in sostituzione del mancante, un nominativo espressione della parte “minoritaria”.
Non ci si può comunque augurare altro che l’Azienda venga comunque gestita – in questo periodo che ci separa dal rinnovo delle cariche, e soprattutto dagli sviluppi che si andranno a concretizzare nel campo del Credito Cooperativo italiano – con spirito “cristiano”.
Ringrazio per lo spazio che mi si vorrà dedicare e invio cordiali saluti.
Ferdinando Berti, Economista
Presidente dell’Associazione Culturale “Capanna Europa”
Associazione Economisti Università di Firenze (Villa Favard)- past VicePresidente
Consigliere di A.P.B. – Associazione Italiana per la Pianificazione Strategica e il Controllo di Gestione nelle Banche, Aziende Finanziarie e Assicurazioni
Portavoce di O.P.S.E. – Osservatorio Permanente Socio Economico tra Economisti, Economisti Aziendali, Sociologi, Statistici, Storici Economici e Storici dell’Are Italiani
N.B. – Tutte le cariche sono svolte senza alcun compenso
di Ferdinando Berti
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