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Posti in piedi al Circolo “casa del Combattente” in via Malafrasca a San Pancrazio per una serata insolita, un incontro pubblico dopo che il Gazzettino ha pubblicato la notizia di un avvistamento di due esemplari di lupo tra Santa Cristina in Salivolpe e San Pancrazio (clicca qui per leggere l'articolo).
Immagini “catturate” con speciali telecamere a infrarossi messe dal fotografo naturalista Tommaso Nuti, dopo che tra gennaio e febbraio di quest'anno un pastore del posto aveva trovato uccise sedici pecore tra cui quattro agnellini.
Grazie anche al contributo del tecnico faunistico Duccio Berzi, che già in precedenza aveva sempre con delle telecamere, individuato due lupi nella zona di Greve in Chianti (clicca qui per vedere il video), giovedì 18 aprile il sindaco di San Casciano Massimiliano Pescini, con la presenza dell’assessore provinciale Pietro Roselli, ha ritenuto di fare chiarezza sulla presenza dei lupi nella nostra campagna, con uno dei maggiori esperti e studiosi, ovvero lo stesso Berzi.
"E’ giusto non alimentare immotivate paure nella popolazione – ha detto il sindaco prima di passare la parola a Duccio Berzi – per questo ci è sembrato importante dare esatte informazioni, specie a coloro che sostengono importanti attività zootecniche della zona".
“Abbiamo accertato la presenza dei lupi sulle colline di San Casciano – ha spiegato Berzi – esemplari dalla coda folta, dalla testa voluminosa e dal pelo grigio caratterizzato da striature nere; il fatto può destare indubbie e comprensibili preoccupazioni nelle aziende che svolgono attività zootecnica; infatti se da un lato, cibandosi di cinghiali e caprioli, l’animale contribuisce a riequilibrare la presenza degli ungulati selvatici nel Chianti, dall’altra causa danni ingenti agli allevamenti ovini aggredendo quella che è la preda più a portata di zanna: la pecora; ma il lupo è anche un animale che teme e fugge l’uomo quindi non c’è alcun timore per chi frequenta i boschi: cacciatori e cittadini possono stare tranquilli, difficilmente capiterà di incrociare uno di questi animali e, se si verificherà, assisteranno alla fuga del lupo”.
Berzi ha poi illustrato con dati e interessanti documenti, la presenza storica dei lupi per arrivare ai giorni nostri. Una delle prime cose che ha smentito con assoluta certezza è che a nessun lupo è stato istallato un microchip. Come c’è da smentire che il WWF ma anche gli enti pubblici, abbiano "lanciato" i lupi sul territorio.
L’amministrazione provinciale, con delega dalla Regione per l’attività in campo faunistico, da diversi anni con le poche risorse che ci sono cerca di lavorare su due fronti, in particolare sul lupo, cercando di accertare la sua presenza, monitorare i fenomeni riproduttivi con particolare riguardo alle aree d’insediamento e quelle di conflitto con la zootecnia.
Sull’altro fronte, lo stesso Berzi per conto della Provincia opera un'azione di monitoraggio dei danni e di assistenza diretta agli allevatori e ad altri soggetti in progetti di prevenzione. Intorno ai primi anni 2000 la presenza del lupo si è fatta sempre più frequente nelle zone tra il Mugello e Firenze, così nel giro di pochi anni il lupo si è spinto nelle zone collinari.
Il quadro attuale vede quattro nuclei sull’arco Appenninico, quatto nuclei tra il Mugello e la Piana di Firenze, due nuclei in Chianti e Val D’Elsa. Fino al 1971 la caccia al lupo era consentita e sostenuta, i “lupari” negli anni ’50 ricevevano un compenso dai Comuni: dal 23 luglio ’71 è diventato un animale protetto.
Il lupo è un animale di una capacità di espansione incredibile: ne è un esempio un esemplare trovato sulla tangenziale di Parma, al quale fu montato un radio collare e seguito da marzo 2004 a novembre 2004, percorrendo 1.400 km spostandosi da Parma alla Costa Azzurra andando poi a morire in Piemonte. Potenzialmente un lupo che si trova in Abruzzo, fra tre giorni si potrebbe trovare nel Chianti.
Ma i lupi sono pericolosi? Ci sono state persone uccise dai lupi? L’unico documento di una persona uccisa dal lupo in Toscana Berzi l’ha trovato su un articolo di giornale e risale al 1923, dove tra Vicchio e Marradi il colono Pasquale Tagliaferri andò a caccia del lupo. Dopo avere trovato una tana con dei lupacchiotti l’uomo che era con lui li mise in una balla e li portò a casa, mentre Pasquale ebbe la malaugurata idea di aspettare che la lupa rientrasse nella tana. Quando la vide arrivare tentò di ucciderla, senza riuscirci e quando la lupa si accorse che nella tana non c’erano più i lupacchiotti, con un balzo di circa 12 metri assalì l’uomo azzannandolo alla gola.
Un caso unico, ma volutamente cercato, perché il rischio se s’incontra il lupo è molto basso. Ma quali sono le possibilità da parte degli allevamenti zootecnici per difendersi da eventuali attacchi dai lupi? Si possono installare i dissuasori faunistici: si tratta di strumenti elettronici che basano il loro funzionamento sull’emissione di suoni di vario genere al passaggio di animali. I suoni sono registrati su una scheda dove è possibile inserire un numero elevato di registrazioni diverse. Così come l’istallazione di speciali recinzioni elettrificate con cavi anti strappo. Altra cosa importante per gli allevatori è stipulare un'assicurazione, prendendo contatto Regione e Provincia.
La parola sebbene l’ora tarda è poi passata ai presenti all’assemblea e non sono mancate osservazioni, specie per quanto riguarda le recinzioni dei campi, diventati simili "ai campi di concentramento" hanno detto alcuni di loro, per l’altezza dei fili elettrici. "I lupi nelle nostre zone non ci sono mai stati – hanno sostenuto alcuni – e non ci devono essere, il rischio è di fare la fine degli ungulati, che si sono riprodotti a dismisura e la legge non permette di abbatterli nella quantità giusta per riportare un certo equilibrio".
Insomma ci sono molte cose da rivedere: sta di fatto che l’assemblea di San Pancrazio ha rappresentato la possibilità di confrontarsi e discutere per raggiungere soluzioni migliori al fenomeno della fauna selvatica e non solo.
di Antonio Taddei
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