CAMPOLI (SAN CASCIANO) – Ci sono luoghi pieni di storia, il più delle volte dimenticati, o meglio praticati solo in determinate circostanze. I cimiteri.
E’ il caso di quello di Campoli, posto ai piedi della Pieve di Santo Stefano: vi si accede da una strada sterrata in mezzo alla campagna, immersi nel silenzio interrotto solo dal canto degli uccelli e dal frinire delle cicale.
Qui, oltre al disagio della mancanza dell’acqua (come tante abitazioni nella zona e agriturismo, l’approvvigionamento è solo tramite pozzi o cisterne, al cimitero vi si arriva con taniche d’acqua portate da casa), alcuni frequentatori ci hanno segnalato anche un'incuria ormai endemica.
Che, specifichiamo, sarebbe ingeneroso e non corretto attribuire agli operai comunali, poiché sono davvero rimasti in numero ridotto con una mole di lavoro immenso.
Inoltre, da quando è andato in pensione un operaio che seguiva in particolare questo camposanto, tutt’oggi non è stato integrato da nessuno.
Tra le tombe si nota un “groviglio” di fili elettrici che portano la luce ai defunti: "Ci hanno rassicurato – ci dice il nostro lettore che ci ha portato sul posto – che non ci sono pericoli di prendere la scossa, il voltaggio è molto basso, ma se qualcuno ci inciampa? Penso in particolare alle persone anziane. Ma se anche questo non avvenisse, si può lasciare per terra fili “volanti” così?".
"Più volte – prosegue – ci è stato detto che ormai i Comuni non dispongono più di cifre da destinare a questi luoghi sacri. E allora lancio una proposta: mi metto a disposizione per portare un carico di ghiaia da distribuire per terra, a spese mie. Perché se oggi camminiamo sulla terra arida, nel periodo invernale per venire al cimitero ci vorranno gli stivali".
Raccogliamo lo sfogo e girando per il cimitero ci imbattiamo in tombe dimenticate: come quella di un garibaldino. Sulla lapide si legge: “Qui riposa il sonno eterno Ferdinando Zanobini dette il suo braccio alla Patria militando nelle file garibaldine il suo cuore alla famiglia cui dedicò tutte le sue cure”.
Ma ci sono le spoglie anche di Alfredo Baldocci deceduto all’età di 21 anni il 18 febbraio 1945 dopo essere stato deportato in Germania; come Roberto Fantappiè morto il 25 ottobre 1944 a causa di un ordigno di guerra.
Così come vi sono tante altre persone che hanno fatto la storia di questa terra, di Campoli. E non è giusto lasciare che il tempo porti via e cancelli del tutto queste nostre memorie.
di Antonio Taddei
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