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sabato 20 Aprile 2024
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    Insieme a Luca Santucci dove il Mostro di Firenze colpì per l’ultima volta

    Siamo tornati, 34 anni dopo, alla piazzola degli Scopeti insieme al sancascianese che scoprì i cadaveri dei francesi

    SCOPETI (SAN CASCIANO) – Sono passati 34 anni dall’ultimo delitto del Mostro di Firenze, avvenuto nella piazzola in via Scopeti, nel comune di San Casciano.

    Per la prima volta siamo stati lì insieme a Luca Santucci, il sancascianese che nel primo pomeriggio del 9 settembre 1985 non avrebbe mai immaginato di scoprire il cadavere di un uomo. E, successivamente, sapere che sarebbe suo malgrado entrato nella storia infinita del Mostro di Firenze.

    In tutti questi anni la piazzola sulla collinetta si è un po’ modificata: alcuni incendi hanno abbattuto i pini storici, la vegetazione è cambiata, le stradine di una volta che attraversavano il bosco sono sparite. Ma possiamo comunque mettere dei punti esatti grazie anche a delle foto dell’epoca.

    Su dove si trovavano la tenda, l’auto dei francesi, il luogo dove Luca ritrovò il corpo di Jean Michel Kraveichvili.

    Luca, come mai quel lunedì 9 settembre ’85 venne qua, agli Scopeti?

    “Quel pomeriggio dovevo andare con un amico a cercare i funghi, non era la prima volta che andavamo insieme, solo che quel giorno all’ultimo momento mi disse di non poter venire. Così scelsi gli Scopeti, un posto vicino a casa”.

    Che ora era? 

    “Circa le 13.30. Arrivai in macchina, avevo una Golf bianca, uguale a quella dei francesi, tanto che la parcheggiai poco dopo la tenda e la Volkswagen Golf di Nadine Mauriot“.

    Che cosa notò una volta sceso dall’auto?

    “Vidi sul lato posteriore dell’auto un seggiolino per bambini, il pensiero fu che qualcuno si era fermato per campeggiare e che stesse dormendo nella tenda, tanto che non chiusi nemmeno la mia auto, lasciai la chiave all’interno. L’intenzione era di stare davvero poco nel bosco. M’incamminai per un sentiero battuto, pochi passi ed evitai una prima discarica di materiale abbandonato. Proseguii per pochi metri e m’imbattei in una nuova discarica, di bidoni di vernice, da dove proveniva del cattivo odore. E un ronzio di mosche, tanto che pensai che ci poteva essere un animale morto; tra l’altro era molto caldo. Feci per evitare i bidoni, passandoci di sopra, quando vidi il corpo di un uomo”.

    Era Jean Michel…

    “Sì, naturalmente non pensavo si trattasse di un altro omicidio per mano del Mostro di Firenze. Pensai che potesse essere una tragedia familiare, tanto che quando tornai indietro non guardai la tenda, ma mi affacciai alla Golf, dove avevo notato il seggiolino per bambini, notando un altro particolare: sulla seduta c’erano delle spighe di granturco. A quel punto il mio pensiero si concentrò su un bambino che, magari scappato, potesse girovagare per il bosco”.

    Allora cosa fece?

    “Salii in macchina allontanandomi prima possibile dalla piazzola. Durante i pochi chilometri per arrivare a casa mi passavano per la mente mille cose, ero stravolto, tanto che mi chiedevo se dire o meno a casa quello che avevo appena visto. Quasi convincendomi a non dire nulla”.

    Perché? 

    “Avevo paura che accusassero me di ciò che era successo. Che non mi credessero”.

    Arrivato a casa cosa fece?

    “Il mio babbo, Franco, si accorse subito che c’era qualcosa che non andava. Ero pallido e impaurito, al che mi chiese cosa avessi combinato. Gli raccontai tutto, mi tranquillizzò e telefonò alla Stazione dei carabinieri di San Casciano”.

    E vi recaste lì?

    “No, salimmo in macchina e aspettammo l’arrivo dei carabinieri poco distanti dalla piazzola. Al loro arrivo mi chiesero di accompagnarli, ma non me la sentivo di tornare di nuovo lì. Gli indicai il posto dove avevo visto l’uomo morto, tra i barattoli di vernice, e disse di pensare a cercare un bambino visto che nella macchina c’era un seggiolino”.

    Così rimase sulla strada con il babbo? 

    “Sì, quando poi il maresciallo e un appuntato tornarono indietro, parlarono con il babbo. Che subito dopo mi si avvicinò e mi sussurrò: “E’ stato il Mostro a colpire, il maresciallo ha individuato dei bossoli di pistola davanti alla tenda”. A quel punto quasi mi “sciolsi”, tirai un sospiro di sollievo: la mia paura era solo di prendere la colpa di quanto era successo”.

    Quanti anni aveva nel 1985?

    “Avevo 18 anni e dopo dieci giorni partii per il servizio militare. Nei paracadutisti”.

    In tutti questi anni cosa rimane nella sua mente di quel pomeriggio di settembre?

    “La scena di quel corpo nudo pieno di sangue. Per un po’ di tempo rimasi terrorizzato dal buio, quando rientravo in casa accendevo tutte le luci. E pensare che quanto avevo visto è stato in pieno giorno”. 

    Che sensazioni le dà tornare qui oggi?

    “Rivivo quei momenti come fosse ora, tanto che ho sempre evitato di tornarci”. 

    Secondo lei sono stati davvero i “compagni di merende” a commettere questi atroci delitti?

    “Su due in particolare non ho mai creduto che potessero fare tutto ciò, Mario Vanni e Giancarlo Lotti“.

    Perché?

    “In famiglia li conoscevano molto bene, frequentavano tutti i giorni a pranzo e a cena un ristorante in via 4 Novembre. Mio suocero lavorava in quel ristorante, sapeva tutto di loro, li aveva perfino portati al mare. Addirittura una volta Mario e Giancarlo si recarono a Rimini in vacanza e inviarono una cartolina al mio suocero, cartolina che non arrivò mai per posta, ma gli fu consegnata dai due a mano dopo un bel po’ di tempo”.

    Come mai?

    “Non poteva arrivare a San Casciano, avevano scritto il mittente al posto del destinatario, così la cartolina spedita dall’albergo ritornò lì! Tanto che quando Mario e Giancarlo fecero ritorno a Rimini, nello stesso albergo, il titolare gliela riconsegnò”.

    E invece Pietro Pacciani?

    “Frequentava un altro locale in paese, ma sinceramente a San Casciano Mario Vanni e Giancarlo Lotti non li abbiamo mai visti girare insieme a lui”.

    Rimane acora un dubbio sul giorno esatto dell’omicidio di Jan Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot.

    E se così fosse e qualcuno avesse avere visto la coppia uccisa prima di Luca Santucci e per paura si sia tenuto tutto per sé? E oggi, sarebbe disposto a rivelarlo?

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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