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martedì 28 Marzo 2023
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    In tanti alla proiezione del documentario sul sancascianese che dal ’40 al ’46 rimase in Africa

    SAN CASCIANO – Centottanta persone, tanti erano coloro che hanno assistito al Cinema Teatro Everest di San Casciano, lunedì 2 giugno, alla proiezione del documentario “La guerra di Tito Leoncini” il sancascianese inviato in Africa all’inizio del 1940 e tornato a casa nell’estate del 1946.

     

    A introdurre al pubblico il documento, registrato nel 2009 da Rosanna Tacci e Silvano Callaioli del Comitato per la Memoria “Progetto Irene”, è stato quest’ultimo.

     

    Che non ha nascosto la commozione nel ricordare le atroci sofferenze subite da Tito Leoncini quando appena ventenne si ritrovò da prima imbarcato su una nave per andare a combattere in Africa. E poi la lotta per riuscire a sopravvivere come prigioniero nel deserto.

     

    Su un lato del palco una foto che ritraeva Tito negli ultimi anni di vita: un volto simpatico, con un abbozzo di sorriso, quello che lo ha accompagnato per tutta la vita passata in gran parte in Borgo Sarchiani.

     

    Tra i presenti la figlia Elisabetta con il marito Piero e i figli Carlo e Paolo; parenti, semplici conoscenti. Ma la sorpresa è  stata la presenza di tanti giovani.

     

    Tra il primo tempo (la registrazione è di due ore) e il secondo, il nipote Paolo in un primo momento ha letto una lettera che il nonno Tito scriveva ai genitori da Derna il 3 settembre 1940. Eccola.

     

    "Cari genitori… sto bene e sono contento.. Non posso più scrivere perché carta non se ne trova più, dunque, chi mi scrive e desidera la risposta metta un foglio nella busta … Vi faccio sapere che siamo sempre fermi, non sappiamo niente di preciso …credete, se è destinato è bene, che partiamo presto, così non se ne parla più…e finisce presto, non state in pensiero…

     

    Pericolo non ce n’è quanto voi dubitate, state contenti che noi faremo la 3a linea, tutte le sere ci riuniamo con i miei amici: si scherza e si ride ricordando il nostro passato e quanto ne avremo da raccontare quando torneremo…compio oggi 7 mesi di militare…

     

    Cara mamma, non finirò mai di ricordare mio fratello Ettore per il bene e il rispetto che mi ha voluto…Babbo quei pochi soldi che io lasciai a casa prendeteli voi e fate il vostro interesse…il vitello è cresciuto? Il maialino cresce? L’uva e le olive come vanno? Patate e fagioli ne avete avuti molti? Mandatemi a dire tutto che mi fa molto piacere…

     

    Abbiamo fatto delle fotografie tra le quali una anche della tomba del Soffici, la si può mandare ai suoi in ricordo… Salutate tanto Dante e Armando, cugini e cugine e tutti di famiglia, più ricevete voi tanti baci dal vostro Tito che tanto vi ricorda".

     

    Ma Paolo non si è limitato a leggere la lettera del nonno, ha voluto dedicargli una sua lettera tenendo appoggiato sul cuore il cappello del nonno, per sentirsi più vicino a lui: "Il ricordo di Tito. Ricordo bene il sorriso dolce e deciso di mio nonno, come quello stampato sulla fotografia che ho scelto per rappresentarlo in questa grande commemorazione. Tito era una persona semplice ma determinata e di buon cuore, con tante risorse e talenti nascosti che lo rendevano unico e speciale. Rimanevo sempre affascinato quando mi parlava delle sue esperienze del passato: dell’amore, del lavoro, della guerra e della sua giovinezza. Sembrava strano paragonarle alle mie; Lui con poco si divertiva e tante volte doveva arrangiarsi per vivere, approfittando di quello che c’era al tempo per adattarsi. Non è sempre stato facile mi diceva… ma Lui è riuscito a trovare la forza di andare avanti ed essere felice, ed io sono contento di aver imparato molte cose da Lui. Non meritava come altri di rimanere prigioniero cosi a lungo, limitando una parte di vita… ma era in gamba mio nonno e se l’è cavata guadagnandosi il rispetto e la libertà. Caro nonno Tito, ti scrivo questo pensiero per salutarti e ringraziarti per avermi sempre sostenuto e ascoltato nei momenti di difficoltà, dandomi la forza di reagire. La mamma, il babbo, Carlo ed io stiamo bene, e ti pensiamo sempre. Per me rimarrai sempre il mio Cavaliere, che ha affrontato con serenità la sua ultima partita a scacchi contro la morte… e non ha avuto paura di morire".

     

    In quei momenti è stato accompagnato con la chitarra dall’amico Simone Calonaci che ha dedicato anche una canzone a Tito.

     

    Presente anche il sindaco Massimiliano Pescini, che a conclusione ha detto: "La pace non è qualcosa di scontato ma qualcosa che si deve tutti i giorni costruire, questa di stasera è una di quelle, Tito Leoncini ci ha dato una lezione".

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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