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mercoledì 16 Luglio 2025
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    Paolo Mancini, in un libro tutta l’umanità di essere medico (e chirurgo): con un po’ di ironia

    Prima medico di famiglia, poi chirurgo, primario al Serristori e al Santa Maria Annunziata: "Mi sono fatto un regalo a scriverlo, spero possa essere una buona lettura"

    SAN CASCIANO – E’ uscito in libreria da poche settimane il libro dal titolo “L’orecchio “in guazzetto”… e altre storie di medici e pazienti” (Editore Albatros).

    Ne è autore Paolo Mancini, medico, nativo di Reggello, ma che dall’età di 4 anni abita a San Casciano.

    Dottor Mancini questo è il primo libro che scrive?

    “Si, come libro è il primo. In precedenza avevo pubblicato altri miei scritti indirizzati agli addetti ai lavori, ovvero medici e in particolare i chirurghi. Questo però non è un libro di chirurgia, né rivolto ai soli addetti a quella professione: lo possono leggere tutti, anche coloro che non se ne intendono. La mia professione è stata bellissima e mi ritengo fortunato ad averla esercitata. Negli anni sono capitati a volte anche degli episodi molto buffi, tali da suscitare l’ilarità quando li ho raccontati nei momenti di riposo, come durante le cene con amici. Molti di loro mi hanno suggerito di scriverli e così, al momento di andare in pensione, ho deciso di farlo”.

    In quanto tempo l’ha scritto?

    “Mi ci sono voluti tre anni, non lavorandoci fisso ma facendo un po’ come Penelope, un po’ tessevo la tela un po’ la disfacevo: alcuni giorni avevo voglia di scrivere, poi mi fermavo per uno o due mesi”.

    Le è capitato di sentire le reazioni e le critiche di chi l’ha letto?

    “Sì, ma essenzialmente quelle dei familiari e di pochi amici. Tutti molto buoni con me. Alcuni mi hanno detto che hanno cominciato a leggerlo la sera a letto e l’hanno chiuso la mattina presto quando l’hanno finito. Il libro non ha un filo conduttore, ma è composto da episodi uno diverso all’altro. Si comincia dalle prime cose successe appena laureato, quando facevo il medico di famiglia a San Casciano, e contemporaneamente iniziavo a lavorare e imparare la chirurgia in una clinica chirurgica universitaria. Dopo qualche anno abbandonai la medicina di famiglia e mi dedicai a tempo pieno alla chirurgia: prima come assistente per undici anni all’ospedale di Careggi di Firenze, poi per altri undici anni all’ospedale Santa Maria Annunziata con la qualifica di aiuto. E infine come primario dal 1997 al 2007 all’ospedale Serristori di Figline (gli undici anni più belli e indimenticabili della mia carriera). Finché nel 2008 sono tornato al Santa Maria Annunziata come primario per altri sette anni. Nel 2015, dopo 42 anni di lavoro, sono andato in pensione”.

    Ha tenuto il conto di quanti interventi ha eseguito, e ne ricorda qualcuno in particolare?

    “Circa 15.000, oltre a quelli ai quali ho partecipato da aiuto. Sono tanti quelli che ricordo vuoi per un motivo, vuoi per un altro. E sono tanti anche i pazienti operati che si ricordano di me e mi rammentano la loro storia: uno di questi è un signore che ho operato ben diciotto volte e che ancora oggi, per Natale, viene a portarmi il panettone. Non nascondo che ci sono state situazioni di preoccupazione: quando succede qualcosa al malato il pensiero si porta a colazione, a pranzo, a letto, nel campo da tennis, al cinema, in famiglia. Naturalmente ci sono anche le soddisfazioni, i riconoscimenti, come incontrare i pazienti per strada che mi ricordano la loro storia e manifestano la loro gratitudine anche a distanza di anni”.

    E tra un intervento e un altro possono accadere episodi… buffi.

    “Fa parte dell’umanità, ma ovviamente possono succedere anche episodi molto tristi:, uno solo ho deciso di inserito nel libro dedicandolo a Giovanna, la sfortunata protagonista. Gli altri sono episodi buffi realmente accaduti così come li racconto: naturalmente i nomi dei malati sono inventati, così come quelli dei medici: salvo nel caso di una caposala bravissima, implicata nell’episodio che ho scelto per dare il titolo al libro… . Lasciamo però al lettore la curiosità e la sorpresa nel leggerlo”.

    Troveremo nel libro anche uno spaccato della sua vita trascorsa a San Casciano?

    “Ho messo un po’ di storia della mia vita familiare, i nonni, i miei genitori, i miei fratelli, cose successe in paese quando ero un ragazzo come tanti che combinava anche guai. Come tutti”.

    In conclusione, che bilancio farebbe di questa avventura letteraria?

    “Io mi sono fatto un regalo a scrivere questo libro, e spero che possa essere una lettura piacevole per chi desidera passare un po’ di tempo in relax, isolandosi in questo mondo che non è di eroi, ma che spesso lo diventano di fronte a eventi sconvolgenti. Come la malattia”.

    Non ci resta altro che augurare una buona lettura, perché no, in riva al mare o in montagna: questo è un ottimo libro per tutti. 

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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