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mercoledì 24 Aprile 2024
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    All’Arci di San Casciano con l’onorevole Dario Parrini e l’assessore fiorentino Caterina Biti

    SAN CASCIANO – La prima di una serie di serate che porteranno in giro per il comune di San Casciano "L'Italia cambia verso", il programma con il quale Matteo Renzi si propone di diventare segretario nazionale del Partito democratico.

     

    E' andata in scena venerdì 8 novembre alla casa del popolo di San Casciano, con il comitato sancascianese che ha organizzato un dibattito pubblico (coordinato dal direttore del Gazzettino del Chianti Matteo Pucci), con l'onorevole Dario Parrini (in passato sindaco di Vinci) e l'assessore all'ambiente del Comune di Firenze Caterina Biti.

     

    Serata molto soft nei toni, senza polemiche ma solo con la voglia di spiegare alla platea le idee del sindaco di Firenze, di evidenziare la necessità di un cambiamento radicale. Nel Pd e, a cascata, nel Paese.

     

    Partendo da un presupposto, sancito subito da Parrini: "Il Pd l'unico partito che ha un'idea di futuro e noi dobbiamo avere la capacità di raccontare con grande chiarezza quel che vogliamo fare. Dobbiamo utilizzare il congresso per fare chiarezza sulle nostre proposte politiche. Sul lavoro? La cosa da non fare è dare l'impressione che si possono risolvere in Italia solo grazie alle decisioni in Europa".

     

    "Noi – ha proseguito – vogliamo fare un congresso che vinca le elezioni: parlando di riduzione della spesa pubblica con interventi mirati e meritocratici; interventi strutturali e consistenti sull'evasione fiscale; destinazione di tutte le risorse che si raccolgono alla diminuzione della pressione fiscale su redditi e imprese. Chi dice che c'è un'altra strada prende in giro i cittadini".

     

    Poi c'è l'enorme buco nero del debito pubblico: "Credo che dobbiamo fare una valutazione seria di quali siano le parti di patrimonio pubblico da mettere sul mercato, vendendoli per abbatterlo. Spendiamo per le colpe dei padri e non per il futuro dei figli. Un Paese in queste condizioni non può crescere: ad un alto debito pubblico corrispondono diseguaglianze".

     

    "Per far operare le imprese in Italia – ha proseguito calcando la mano sull'attrazione di investimenti e, quindi, di lavoro – di cose da fare ce ne sono altrettante: c'è una giustizia civile che non funziona, che non dà nessuna certezza. E una burocrazia non in grado di dare servizi comparabili al livello della spesa pubblica: spendiamo il 51% del PIL come spesa pubblica con un livello qualitativo insufficiente. Per fare le cose che ho appena detto, che si scontrano con resistenze, che suscitano reazioni in poteri che hanno rendite di posizione, servono governi forti che non campino su maggioranze precarie. E' sbagliato chiedere moltissimo al Governo Letta viste le condizioni in cui si trova ad agire. Ma all'Italia serve ben altro, serve stabilità politica".

     

    Caterina Biti ha tracciato il percorso fatto dai comitati renziani dalle primarie del dicembre scorso ad oggi: "Hanno dimostrato di saper vivere, riunire, vedersi, portare avanti quelle idee che lo scorso anno erano in pista per le primarie alla leadership della coalizione. Mi piace che i comitati abbiano portato avanti le loro attività: c'era un po' il timore che fossero nati per le primarie e poi si sarebbero sciolti. Quindi probabilmente il Paese è maturo per fare una discussione politica di spessore e di livello. I comitati e i circoli del Pd stanno cambiando un po' verso, si sta notando… . Io noto che c'è un cambiamento generale di chi è vicino al centrosinistra. Cambiamenti positivi e un momento positivo, che fanno pensare che in queste primarie per il segretario del Pd ci sia un clima più maturo e sicuro rispetto a un anno fa. C'è maggiore consapevolezza".

     

    Poi la riflessione sulla necessità di una futura vittoria elettorale. Vitale ovviamente, anche secondo Parrini: "Il Pd è una grande forza del centrosinistra italiano e non ci possono essere dubbi sul suo agire. Libertà, uguaglianza e solidarietà: questi valori come possiamo tradurli in concreto? La scelta dei mezzi è fondamentale, servono ricette che oggi siano digeribili. Trovo sbagliata una discussione che dipinge la politica come valida indipendentemente dalla capacità di individuare mezzi utili per raggiungere i fini. Gli smacchi recenti sono dovuti al fatto che non abbiamo avuto un modo di presentarsi al Paese verso i fini che abbiamo".

     

    "Io penso – ha evidenziato – che il Pd deve accompagnare al realismo delle proposte una grandissima carica ideale e una spinta valoriale. Dobbiamo dare ai cittadini ragioni per credere che la buona politica esiste. Noi lo sappiamo che di politica buona ce n'è tanta in giro, le va dato spazio: innanzi tutto penso che si debba riuscire ad essere orgogliosi di fare quello che si dice. Servono persone oneste, che sanno rispettare il bene pubblico e la cosa pubblica".

     

    Poi la riflessione su "grillismo" e sui grillini: "Mi sono interrogato a lungo sul successo del M5S: dobbiamo essere durissimi sul comportamento che ha adottato e sta adottando in Parlamento, che è un tradimento verso i milioni di persone che gli hanno dato fiducia. Era un voto di protesta ma anche di cambiamento, invece si stanno comportando solo come una forza populista, dicono di no a tutto. Siamo però comprensivi verso le tante motivazioni che hanno spinto gli italiani a votare per il M5S: penso che la maggior parte può essere ricondotta a votare Pd, ma lo possiamo fare solo se capiamo che serve andare oltre la poetica dell'usato sicuro. Sono estremamente diffidente verso qualunque tipo di conservazione, penso invece che bisogni premiare chi propone cambiamenti. E' il cambiamento il bisogno più forte espresso dalla società".

     

    Un cambiamento incarnato da Matteo Renzi? E cosa può portare con sé dopo le esperienze politiche da preidente della Provincia e poi da sindaco di Firenze? "Sicuramente – ha risposto Biti – un'esperienza di cinque anni in una delle città più conosciute e complicate del mondo. Non solo per la sua storia ma anche per i fiorentini stessi. Matteo si porta dietro un'esperienza ormai vissuta nello scenario della politica locale per alcuni anni: è venuto a contatto con una serie di realtà e situazioni che gli hanno permesso di farsi un'ottima idea sullo stato del Paese. Una delle cose migliori che l'amministrazione fiorentina ha fatto è stata di scendere fra la gente, avvicinare i cittadini alla macchina comunale. E questo è fondamentale se si ha intenzione di cambiare un Paese. Ci vuole carattere per volersi misurare con la gente: il confronto lo devi volere e cercare".

     

    Fra gli interventi del pubblico quello di Marco Pierini, 17 anni, già intervenuto alla Stazione Leopolda lo scorso anno e quest'anno. Giovanissimo ma con le idee molto chiare: "Ho 17 anni, ho iniziato lo scorso anno a fare politica. Quello che ho visto con la nascita dei comitati Renzi, la campagna per le primarie, la Stazione Leopolda, sono persone che vogliono contare e incidere. La cosa che si è persa in questi anni è l'idea della politica come qualcosa di concreto, che porti a risultati tangibili".

     

    "Io – ha ricordato – sono rimasto impressionato dall'ascolto reciproco e dall'empatia nei confronti del prossimo respirata alla Stazione Leopolda. Quest'anno è più difficile, c'è da sporcarsi le mani, fare qualche compromesso: lo scorso anno eravamo degli outsider, stavolta la sfida è più complessa perché il partito è guidato da logiche diverse da quelle di persone che si approcciano per le prime volte alla politica. Spesso è il partito del parlare senza poi risolvere niente. Non vorrei che con il congresso del Pd si perdessero passione, entusiasmo, il mettere cuore e anima. Per cambiare il Pd e l'Italia".

     

    La chiusura poi di Dario Parrini: "Matteo Renzi le primarie dell'8 dicembre le vincerà di sicuro, ma deve vincere bene anche fra gli iscritti del Pd, nel cosiddetto pre-congresso. Secondo me noi agli iscritti che hanno paura del cambiamento organizzativo del partito devono essere contenti che qualcuno voglia farlo. Il modello che c'è stato fino ad ora è stato quello di partito pesante produttore di risultati leggeri. Non abbiamo coinvolto gli iscritti, gli elettori, chiamati solo a votare per partecipare alle primarie. Noi conosciamo i nomi e i cognomi di un terzo dei nostri elettori, con l'albo che fu introdotto perché serviva a coinvolgere con referendum tematici, campagne di mobilitazione… Gli iscritti? Eravamo abituati ai grandi partiti di massa con un iscritto ogni 4 elettori oggi ce n'è uno ogni 25, non sono più rappresentativi. Dobbiamo stringere un patto con l'albo degli elettori, renderli maggiormente partecipi. Il Pd deve fare cultura politica e formazione politica: ai giovani va dato il messaggio che non ci si improvvisa, che bisogna studiare. E avere un dialogo più costante con la società, utilizzando i nuovi mezzi senza dimenticare la stretta di mano, il porta a porta. E poi il partito deve essere più territoriale e meno romano-centrico, più agile e meno burocratico, in grado di valorizzare l'esperienza di chi ogni giorno sta a contatto con i cittadini".

     

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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