SAN PANCRAZIO (SAN CASCIANO) – Come ormai da otto anni, l’avvicinarsi della Pasqua significa per la Pieve di San Pancrazio il ritorno degli incontri del venerdì di Quaresima promossi da don Stefano Casamassima.
Un percorso che vuole essere soprattutto un’occasione di condivisione e conoscenza di tutte quelle realtà che si occupano dell’altro, del più debole, degli emarginati.
E di tutti colori che soffrono, attraverso le testimonianze dirette di tutte quelle persone che ne hanno fatto una scelta di vita.
Due dei quattro incontri promossi quest’anno affronteranno la realtà del carcere, che il parroco sta imparando a conoscere con la nuova carica di cappellano a Sollicciano conferitagli pochi mesi fa.
Nello specifico domani, venerdì 14 marzo alle ore 21, interverranno due ispettori penitenziari e due educatori che da anni lavorano appunto nelle carceri.
Porteranno i loro racconti, le loro testimonianze, il loro punto di vista di questa realtà, delle difficoltà che si incontrano ogni giorno e anche i tanti progetti “rieducativi” che negli anni hanno preso vita.
Venerdì 28 marzo invece, sempre alle ore 21 interverranno tre realtà: la Caritas, il Pantagruel e l’Associazione C.I.A.O., che comprendono ben oltre 100 volontari che ogni giorno hanno scelto di dedicare una parte del loro tempo per prendersi cura dei detenuti sotto tanti punti di vista, sia all’interno che fuori dal carcere.
Sono quindi due incontri che vogliono far comprendere più da vicino quella che è la realtà del carcere attraverso appunto la testimonianza di chi ci lavora tutti i giorni e di chi ci entra ed esce in maniera continuativa ed ha a che fare direttamente con le tante persone che si trovano all’interno.
“Anche quest’anno – ci dice don Stefano – ho voluto riproporre gli incontri del venerdì di Quaresima, per dare la possibilità di ascoltare testimonianze reali di vita. Negli anni abbiamo ascoltato coppie, famiglie in missione, storie di rinascita, di malattie e handicap; tutte storie unite da una profonda speranza”.
“Ecco che questa speranza si può ritrovare anche in una realtà complessa come quella del carcere – aggiunge – soprattutto attraverso chi ogni giorno dedica il proprio tempo all’ascolto, alla conoscenza e alla cura dell’altro, a prescindere dalle sue azioni”.
“Vorrei soprattutto che questi due incontri servissero a far capire a tutti che il carcere non è una realtà chiusa dentro a quelle quattro mura – auspica il sacerdote – ma riguarda tutto il nostro territorio, perché i detenuti provengono da tutto il nostro territorio”.
“Mi auguro inoltre – conclude – che, attraverso le testimonianze dirette, vengono sfatate le tante dicerie e “chiacchiere di paese” che vengono fuori ogni volta che si pronuncia la parola carcere, e che ne venga data una visione più vera, lucida e concreta. Vi aspetto quindi tutti domani e il 28 marzo”.

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