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giovedì 9 Maggio 2024
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    Come aprire un’azienda vinicola e produrre vino: tutte le informazioni

    Dal business plan alle pratiche burocratiche, dai possibili finanziamenti alla registrazione del marchio

    TOSCANA – Il mercato del vino sta subendo una trasformazione epocale che lascia poco spazio all’immaginazione. I comportamenti di consumo e di acquisto sono cambiati.

     

    La trasformazione del ruolo dei classici intermediari e delle aziende vitivinicole si sta trasformando, con la risultante che sono diminuiti i consumi di vino pro-capite, in Italia.

     

    D’altro canto, però, è aumentata la richiesta di vini di alta qualità. Un esempio arriva proprio dal Chianti Classico, il cui mercato negli ultimi 4 anni è aumentato del 18 %, e questo trend pare continuerà anche nell’anno in corso.

     

    A tal proposito, quindi, può essere che qualche giovane imprenditore decida di aprire un’azienda vinicola per produrre vino.

     

    La strada, vale la pena dirlo subito, è tutto meno che semplice, anche se questo tipo di produzione può certamente regalare grande soddisfazioni e guadagni.

     

    Il Business plan per la propria azienda vinicola

     

    Se si vuole aprire un’azienda vitivinicola bisogna assolutamente preparare precedentemente un business plan per valutare le spese e i ricavi dell’attività.

     

    La prima cosa da considerare è che l’investimento iniziale è abbastanza oneroso. Il terreno da acquistare di circa 3 o 4 ettari va dalle 100mila euro in su in base al territorio. Questo tipo di terreno, potrebbe produrre circa 500 quintali di uva e 350 di vino.

     

    Il fatturato annuo che si potrebbe ricavare da un appezzamento del genere è molto variabile, ipoteticamente si potrebbero produrre 40.000 bottiglie di vino all’anno.

     

    Come costi da considerare, c’è sicuramente il costo indicativo di produzione del vino riferito alla manodopera, energia, ammortamento delle attrezzature e prodotti enologici, stimabile in circa 0,25 /litro.

     

    Queste però non sono le uniche spese: infatti bisogna preventivare l’acquisto o il noleggio di attrezzature come trattori, vasche di fermentazione, impianti di irrigazione, locali di produzione ed attrezzi agricoli.

     

    Un’idea per risparmiare un po’ in fase di start up è l’acquisto di attrezzature di seconda mano, purché siano di buona qualità.

     

    Inoltre, non va dimenticata la possibilità di usufruire di fondi europei o anche statali. Sono stati previsti dal Mipaaf infatti 286,3 milioni di euro di fondi per aiutare il settore nel biennio 2018-2019, in alcuni precisi campi.

     

    Pratiche burocratiche per l’apertura

     

    Per avviare un’attività commerciale è in ogni caso necessario rivolgersi ad un buon commercialista.

     

    Questo perché il disbrigo delle pratiche è notevolmente complesso. Indicativamente, comunque, i punti da seguire sono:

     

    •    Aprire una partita IVA;

     

    •    Iscriversi presso la Camera di Commercio;

     

    •    Aprire la posizione Inps;

     

    •    Ottenere l’autorizzazione da parte dell’ASL locale;

     

    •    Ottenere l’autorizzazione da parte del comando dei Vigili del Fuoco.

     

    Se si ha anche intenzione di affiancare alla produzione agricola anche l’attività di vendita al dettaglio, di lavorazione e confezione di prodotti alimentari o di ristorazione e agriturismo, diventa chiaramente necessario acquisire l’abilitazione attraverso la frequenza di uno specifico corso Haccp riguardante l’igiene alimentare, il trattamento e la conservazione dei cibi, con relativo esame e attestato.

     

    Infine, se si ha intenzione di costituire una cooperativa o una società per la sua costituzione, occorre avvalersi di un notaio.

     

    Ultime ma non ultime sono le consulenze con un agronomo e un enologo, che saranno determinanti per scegliere il miglior vitigno da coltivare.

     

    Registrare il marchio del proprio vino

     

    Parlando di vino, è particolarmente complessa e spinosa la questione riguardante la registrazione del marchio; poiché occorre fare attenzione che il marchio non evochi una DOP o una IGP.

     

    In un caso simile, infatti, si rischia il rifiuto o la cancellazione.

     

    Secondo le principali decisioni, la nozione di "evocazione" si riferisce "all’ipotesi in cui il termine utilizzato per designare un prodotto incorpori una parte di una denominazione protetta, di modo che il consumatore, in presenza del nome del prodotto, sia indotto ad avere in mente, come immagine di riferimento, la merce che fruisce della denominazione".

     

    In generale, le informazioni pertinenti sulle DOP/IGP registrate per i vini sono reperibili nella banca dati "E-Bacchus" gestita dalla Commissione Europea.

     

    Come procedere dunque? Prima di presentare domanda di registrazione per prodotti agroalimentari è consigliabile effettuare una ricerca dei marchi registrati che comprenda, oltre ai marchi anteriori, anche le denominazioni e indicazioni geografiche protette, così da essere certi che il proprio brand non possa avere alcun tipo di problema.

     

    Scegliere il miglior terreno

     

    Per quanto occorra fare attenzione al marchio, come visto, scegliere aree di territorio soggette a DOC. IGP, DOCG, DOP può aumentare il valore del vino prodotto, consentendone un prezzo maggiore in sede di vendita, compensato però da maggiori costi di acquisto del terreno e dei relativi fabbricati.

     

    Una volta trovato il terreno bisogna scegliere il vitigno adeguato, e qui entrano in gioco agronomi ed enologi, che dovranno analizzare la composizione geologica e chimica del terreno, così da poter optare per il vitigno dalla resa migliore.

     

    Se il terreno fosse di origine vulcanica, ad esempio, l’Aglianico potrebbe essere un’ottima scelta, o anche il Piedirosso. I migliori terreni per impiantare un vigneto sono quelli di origine calcareo-argillosi, oppure terreni marnoso-ferruginosi. Con terreni ciottolosi e permeabili, ad esempio, si ottengono vini di ottima qualità ed alto titolo alcolometrico.

     

    Una volta definite la varietà d’uva è importante scegliere il "sesto d’impianto" del vigneto. E’ la distanza delle viti tra i filari e nei filari. E’ una decisione importante perché non modificabile nel tempo. Infine va scelto il tipo di impianto. Quattro sono i modelli tra cui scegliere: Spalliera, Alberello, Tendone e Pergola.

     

    Argonomo e Enologo sapranno consigliare di volta in volta la soluzione migliore.

     

    La scelta e la realizzazione della cantina

     

    Lo spazio per questa fondamentale zona deve rispondere a dei prerequisiti minimi di superficie e caratteristiche fisiche.

     

    Un terreno troppo umido o soggetto ad allagamenti, anche di piccola entità, è già da sconsigliare. Le caratteristiche ideali per questa struttura infatti sono:

     

    •    Una profondità di almeno 4 metri;

     

    •    Assenza di luce naturale;

     

    •    Mantenimento di un tasso di umidità costante tra il 60% e l’80%;

     

    •    Mantenimento di una temperatura tra i 12° e i 18°;

     

    •    Pavimentazione in terra battuta, ghiaia o cotto;

     

    Anche in questo caso, i professionisti selezionati potranno consigliare l’imprenditore in ogni situazione.

     

    Come vendere il vino prodotto

     

    Per la vendita del vino, la cosa più importante è essere certi di rispettare le leggi che regolamentano questa attività, soprattutto nel caso si commercializzi un prodotto tutelato da DOP, DOCG o IGP.

     

    Spesso infatti questi riconoscimenti, come è giusto che sia, pongono paletti ben precisi perché un prodotto possa fregiarsi della tutela del consorzio, ed è bene essere certi di quali siano per non incorrere in problemi.

     

    Al di fuori della grande distribuzione e delle cantine specialistiche, poi, si può considerare di vendere il proprio vino online.

     

    In rete esistono negozi che dispongono di oltre 20.000 tipologie di vino in bottiglia, con fatturati che superano ampiamente i 300.000 euro al mese.

     

    Gli e-commerce che trattano questo prodotto hanno visto un aumento di fatturato importante nell’ultimo anno, intorno al 30 per cento, che segnala come le persone stiano modificando le loro abitudini di acquisto, sempre però improntate alla ricerca della qualità nel bicchiere.

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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