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domenica 6 Luglio 2025
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    Giornata della Memoria: la vita di Elio Bartolozzi nei lager di Mauthausen e Gusen

    Domenica 26 gennaio alla casa del popolo di Greve lo spettacolo dal suo diario dal campo di concentramento

    GREVE IN CHIANTI –  Dall’introduzione della professoressa Marta Baiardi: “Malgrado lo scrivere rappresenti per il giovane Elio reduce da Mauthausen una pratica non consueta e impervia, il memoriale ci consegna invece una realtà concentrazionaria raffigurata con precisione e valutata con grande consapevolezza. L’occhio di Elio è vispo, vigile, attento; descrive quel mondo attraverso dati oggettivi nitidi, sempre intento a misurare attentamente le situazioni. (…) Si intuisce come questo quantificare la realtà concentrazionaria possa in qualche modo persino averlo aiutato a tenere contorni certi e a ridurre lo spavento. (…)”.

     

    Per la Giornata della Memoria 2020, domenica 26 gennaio alle 21.15 presso la casa del popolo di Greve in Chianti (grazie alla stessa casa del popolo, a Tiravento e Arci Diremare Teatro Aps), va in scena "La mia vita prigioniera – Dal diario di Elio Bartolozzi". Con Alessandro Varrucciu, elaborazioni grafiche Silvia Uguzzoni, coordinamento artistico Martina Mirabella, regia Francesca Uguzzoni.

     

    Lo spettacolo narra la storia di Elio Bartolozzi, contadino toscano originario del Mugello (e poi stabilitosi nel sestese), che nell'aprile del 1944, per aver aiutato dei partigiani, viene preso dai tedeschi e dai repubblichini.

     

    Dopo la cattura viene portato prima a Villa Triste, poi al carcere delle Murate. Da qui nei campi di Fossoli, di Bolzano e infine in quelli di Mauthausen e Gusen. Verrà liberato il 5 maggio del 1945.

     

    La narrazione dei fatti avviene in prima persona, rispettando la lingua di Elio, fiorentino, con le sue imperfezioni, accenti e strutture grammaticali.

     

    Per andare avanti ed evitare di essere sommerso dalla sofferenza, dalle privazioni, dalla violenza nazista, Elio si affida alla quotidianità, ai fatti precisi e concreti (il peso del pane, gli ingredienti della zuppa, il controllo per i pidocchi); li mette in fila per dare un senso alla sua vita, per avere un futuro, un futuro che si concretizza in ore e in giorni.

     

    Lo spettacolo cerca di rispettare questa sua necessità di “ordine” creando un percorso preciso nel quale, attraverso gli appunti sparsi in scena, si ricostruisce e si riassembla la memoria del protagonista, anche tramite scelte scenografiche essenziali e direttamente funzionali alla narrazione.

     

    Elio non tradirà mai i partigiani che ha aiutato, nonostante i ripetuti maltrattamenti e torture subite a Villa Triste e nel carcere delle Murate.

     

    La scelta morale di Elio Bartolozzi, semplice contadino non politicizzato, rappresenta a pieno merito quella resistenza civile, quell’humus ribelle e antifascista che ha nutrito e sostenuto la lotta dei partigiani.

     

    Lo spettacolo ha riscosso l'approvazione della famiglia Bartolozzi (i due figli e la moglie), della curatrice del libro, la professoressa Baiardi e del presidente dell'Istituto Storico della Resistenza Toscana, il professor Simone Neri Serneri.

    di REDAZIONE

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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