GREVE IN CHIANTI – Vogliamo raccontarvi una storia, talmente romantica ed affascinante che possiamo definirla una bella favola di Natale.
Ne abbiamo giĆ parlato in anni passati, perchĆ© ĆØ una tradizione che si ripete da piĆ¹ di 10 anni: ĆØ la storia del Gruppo delle Guardie Ecologiche Volontarie, Gruppo San Michele, che porta un presepe sul Monte San Giusto, sulle macerie di una vecchia chiesa, distrutta nella seconda guerra mondiale e mai ricostruita.
Stavolta perĆ² vogliamo focalizzarci su un componente di questo gruppo, Attilio Tatini, 83 anni di Strada in Chianti, che a questa tradizione ci tiene particolarmente.
Infatti sale su San Giusto non solo per portare e riprendere il presepe, ma anche per tenere pulito il sentiero e ciĆ² che rimane della chiesa.
āProcedeva sul sentiero di bosco, solitario e sicuro, come sempre. Passo corto e svelto. Fiato a non finire. Frutto di sane abitudini e buoni propositiā.
Un suo caro amico, Andrea Gigliotti, cosƬ lo descrive in un suo testo.
Ed ĆØ con questa immagine che lo chiamiamo, risponde veloce al telefono fisso. Si fisso, perchĆ© lui il cellulare non lo ha. Voce pimpante, contento di poter parlare di San Giusto, comincia la sua storia.
“Ci tengo in modo particolare alla storia di questa chiesa – dice Attilio – abbandonata e tristemente dimenticata. Mi sono trasferito a Strada nel ’79, conoscevo questa leggenda, ma non sapevo nulla di preciso”.
“Amo cercare funghi – aggiunge – allora con questa scusa mi avventurai su San Giusto, con la falce in mano e la voglia di trovare conferme. Quando arrivai in cima e trovai i resti della chiesa, feci delle fotografie e le portai in Comune”.
“Da quel momento – prosegue Attilio – cominciĆ² la trafila per conoscerne la storia, si aggiunsero a questa ricerca tante persone e tutti insieme ritrovammo un documento del 1600 del vescovo Gherardelli, che confermava la presenza dei resti di alcuni martiri. Si perchĆ© in quel luogo sono stati crocifissi dei Cristiani, nel 249 D.C. a causa delle persecuzioni di Decio. Quel Monte viene chiamato anche Monte Rantoli, e si dice che derivi dai rantolii di dolore che emisero i Cristiani Crocefissi”.
“In quel documento ā dice ancora Attilio – si legge che il Vescovo con dei contadini, buttĆ² allāaria il pavimento della chiesa e vi trovĆ² sotto 4 casse con delle ossa allāinterno. Queste casse furono sistemate sotto lāaltare e li lasciate a riposare”.
“Gli anni passarono ā la voce si fa seria – finchĆ© nel ā44 la chiesa fu rasa al suolo durante la battaglia tra tedeschi ed inglesi, per la liberazione di Firenze. Da quel momento nulla ĆØ stato piĆ¹ fatto in quel luogo. Il presepe che ci portiamo serve per mantenere viva la memoria e la speranza che gli venga data dignitĆ . Io spero sempre che i resti di quei martiri, vengano portati in una chiesa e che in quel luogo, venga eretto un monumento a memoria di ciĆ² che successe”.
“Una cosa che mi rende felice ā conclude Attilio – ĆØ che ho visto, che ci vanno anche altre persone a rendere memoria ai martiri. Vi ho trovato dei fiori, che non ho portato io e dei bigliettini, con preghiere o messaggi. Eā importante non dimenticare”.
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