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domenica 5 Maggio 2024
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    La storia, romantica piena di fascino, del presepe sul Monte San Giusto. Raccontata da Attilio Tatini

    Una tradizione che si ripete da piĆ¹ di 10 anni a cura del Gruppo delle Guardie Ecologiche Volontarie, Gruppo San Michele. Sulle macerie di una chiesa distrutta nella seconda guerra mondiale e mai ricostruita

    GREVE IN CHIANTI – Vogliamo raccontarvi una storia, talmente romantica ed affascinante che possiamo definirla una bella favola di Natale.

    Ne abbiamo giĆ  parlato in anni passati, perchĆ© ĆØ una tradizione che si ripete da piĆ¹ di 10 anni: ĆØ la storia del Gruppo delle Guardie Ecologiche Volontarie, Gruppo San Michele, che porta un presepe sul Monte San Giusto, sulle macerie di una vecchia chiesa, distrutta nella seconda guerra mondiale e mai ricostruita.

    Stavolta perĆ² vogliamo focalizzarci su un componente di questo gruppo, Attilio Tatini, 83 anni di Strada in Chianti, che a questa tradizione ci tiene particolarmente.

    Infatti sale su San Giusto non solo per portare e riprendere il presepe, ma anche per tenere pulito il sentiero e ciĆ² che rimane della chiesa.

    ā€œProcedeva sul sentiero di bosco, solitario e sicuro, come sempre. Passo corto e svelto. Fiato a non finire. Frutto di sane abitudini e buoni propositiā€.

    Un suo caro amico, Andrea Gigliotti, cosƬ lo descrive in un suo testo.

    Ed ĆØ con questa immagine che lo chiamiamo, risponde veloce al telefono fisso. Si fisso, perchĆ© lui il cellulare non lo ha. Voce pimpante, contento di poter parlare di San Giusto, comincia la sua storia.

    “Ci tengo in modo particolare alla storia di questa chiesa – dice Attilio – abbandonata e tristemente dimenticata. Mi sono trasferito a Strada nel ’79, conoscevo questa leggenda, ma non sapevo nulla di preciso”.

    “Amo cercare funghi – aggiunge – allora con questa scusa mi avventurai su San Giusto, con la falce in mano e la voglia di trovare conferme. Quando arrivai in cima e trovai i resti della chiesa, feci delle fotografie e le portai in Comune”.

    Il presepe

    “Da quel momento – prosegue Attilio – cominciĆ² la trafila per conoscerne la storia, si aggiunsero a questa ricerca tante persone e tutti insieme ritrovammo un documento del 1600 del vescovo Gherardelli, che confermava la presenza dei resti di alcuni martiri. Si perchĆ© in quel luogo sono stati crocifissi dei Cristiani, nel 249 D.C. a causa delle persecuzioni di Decio. Quel Monte viene chiamato anche Monte Rantoli, e si dice che derivi dai rantolii di dolore che emisero i Cristiani Crocefissi”.

    “In quel documento ā€“ dice ancora Attilio – si legge che il Vescovo con dei contadini, buttĆ² allā€™aria il pavimento della chiesa e vi trovĆ² sotto 4 casse con delle ossa allā€™interno. Queste casse furono sistemate sotto lā€™altare e li lasciate a riposare”.

    “Gli anni passarono ā€“ la voce si fa seria – finchĆ© nel ā€™44 la chiesa fu rasa al suolo durante la battaglia tra tedeschi ed inglesi, per la liberazione di Firenze. Da quel momento nulla ĆØ stato piĆ¹ fatto in quel luogo. Il presepe che ci portiamo serve per mantenere viva la memoria e la speranza che gli venga data dignitĆ . Io spero sempre che i resti di quei martiri, vengano portati in una chiesa e che in quel luogo, venga eretto un monumento a memoria di ciĆ² che successe”.

    “Una cosa che mi rende felice ā€“ conclude Attilio – ĆØ che ho visto, che ci vanno anche altre persone a rendere memoria ai martiri. Vi ho trovato dei fiori, che non ho portato io e dei bigliettini, con preghiere o messaggi. Eā€™ importante non dimenticare”.

    Una delle collocazioni del presepe negli anni scorsi

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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