GREVE IN CHIANTI – Con l’ufficialità della chiusura del cementificio di Testi, che vorrà dire far calare il sipario su uno dei luoghi che per oltre cento anni ha dato lavoro e reddito, oltre al tema della tutela dei lavoratori (sul quale è stato già raggiunto un accordo) si apre il grande punto interrogativo sul futuro di questa enorme area nel cuore del Chianti.
Che, a cavallo fra i comuni di Greve in Chianti e San Casciano, racchiude impianti, l’enorme cava sotto Luciana, gallerie.
Fra i primi a mettere in evidenza la necessità di creare un vero e proprio sistema-Chianti che rifletta, discuta, faccia pressione, movimento, sul futuro di questo lembo di terra al fianco dei Passo dei Pecorai, c’è la Società di Mutuo Soccorso (SMS) di Greve in Chianti, presieduta da Fabio Baldi.
“La SMS Fratellanza di Greve in Chianti – inizia la riflessione della Società di Mutuo Soccorso – sostiene la ricerca sulla storia e su tutto quello che succede sul territorio grevigiano. Questo uno dei due nostri scopi sociali, insieme a quello di sostenere le iniziative per la tutela della salute dei cittadini: per questo abbiamo realizzato ormai tre anni fa il poliambulatorio Pas, finanziato dalla Coop di Greve in Chianti e realizzato nei locali di Avg in Via della Pace”.
“Per questa prima finalità – ricordano – da tempo , addirittura nel 2014 avevamo commissionato una ricerca storica sullo stabilimento per la produzione di cemento presente fin dalla fine del 1800 a Testi, vicino a Passo dei Pecorai. La ricerca era stata commissionata e realizzata in bozza da Pietro Brunelli e Francesco Fusi due giovani ricercatori che avevano già collaborato con noi per la pubblicazione della storia della stessa SMS, per le revisione del suo statuto ancora rimasto intatto dal 1882″.

“La ricerca – raccontano – consegnataci agli inizi del 2015 non è mai stata pubblicata perché da quel momento è iniziata la via crucis che ha portato oggi alla chiusura dello stabilimento. Ci pareva di cattivo auspicio pubblicare la storia dello stabilimento mentre nella realtà attuale si assisteva prima al fallimento di Sacci, poi al passaggio di mano in mano dello stabilimento. Oggi purtroppo questa vicenda è giunta ad un punto di non ritorno e quindi per noi è giunto il momento di portare a termine questa operazione editoriale”.
“Anzi – rilanciano – dalla nostra ricerca e dalla nostra discussione interna emerge la possibilità e per noi la necessità di fare di più: dare un contributo di idee, di spunti, di sollecitazioni alla politica locale e regionale ed alle istituzioni competenti per far sì che la chiusura dello stabilimento non sia solo evento nefasto ma sia invece l’avvio di una riconversione ambientale di quell’area”.
“Un’area – argomentano – quella della Sacci piena di storia fatta sia dall’imprenditoria del secolo scorso che dall’unico grande nucleo di classe operaia del territorio grevigiano.
Un’area dove il lavoro dell’uomo, il sacrificio di tanti lavoratori lascia anche un patrimonio che può essere un problema per il futuro ma anche un’opportunità di ulteriore sviluppo se sapremo coglierlo”.
“Il lavoro di oltre cinquanta anni di tanti operai – precisano dall’SMS – che li hanno tanto sgobbato, lì hanno contratto malattie professionali come la silicosi, lì hanno subito centinaia di infortuni sul lavoro, il lavoro di queste maestranze ci ha lasciato un reticolo di gallerie sotto il Castello di Vicchiomaggio: oltre sette chilometri di gallerie scavate nel corso della prima metà del novecento per estrarre la marna, il materiale con cui si produce il cemento”.

“Sì – rimarcano – in molti lo hanno dimenticato, ma la prima cava del cementificio di Testi non era quella a cielo aperto che si trova sulla collina di Luciana, in Comune di San Casciano, bensì fino agli anni 60 la marna per produrre il cemento veniva scavata nelle gallerie sotto Vicchiomaggio”.
“Da tanto tempo – spiegano dall’SMS – queste gallerie sono abbandonate e se nessuno le metterà in sicurezza potrebbero essere un pericolo; in realtà potrebbero essere anche una risorsa importante da più di un punto di vista. La discarica della cava di Luciana che in passato ha ostruito il corso della Greve deve essere messa in sicurezza dado una funzione anche a quella zona”.
Guardano ad altri esempi, in Toscana e in Italia: “Girando la Toscana possiamo trovare le cave di San Silvestro in zona Campiglia Marittima diventate Parco Archeominerario con tanto di trenino per la visita interna, oppure la Cava di Roselle diventata una grande giardino incastonato nelle colline della Maremma. Se invece si allarga la nostra visuale fuori della Toscana possiamo trovare in Trentino i depositi della Melinda realizzati in una miniera dismessa con gallerie al pari di quelle esistenti sotto Vicchiomaggio dove temperatura ed umidità sono costanti senza necessità di alcun impianto”.
“Umidità e temperatura costanti – spiega ancora la Società di Mutuo Soccorso – che possono garantire una stagionatura perfetta a salumi e formaggi, consentire coltivazioni ipogeee di funghi ed altri ortaggi secondo sperimentazioni già fatte da istituti e Facoltà di agraria. In maniera informale abbiamo coinvolto Lorenzo Bencistà Falorni che da più di dieci anni sta cercando una localizzazione per la stagionatura dei suoi prosciutti”.
“Gli esempi di riconversione di una miniera dismessa – rilanciano ancora – sono molteplici in Toscana, come in Italia; l’importante è che il complesso produttivo di Testi non faccia la fine del cementificio Ex Italcementi di San Francesco/Pontassieve che campeggia lì da almeno 20 anni. L’uso produttivo delle gallerie per depositi alimentari, coltivazioni ipogee, visite culturali, storiche/turistiche. La riconversione della cava di Luciana a grane area culturale/ricreativa/ per eventi di ogni genere legata alla Torre astronomica di Luciana; la sistemazione della discarica della cava come pista di MTB e Cross. Ognuno tiri fuori idee e progetti non possiamo dimenticare questa zona che di fatto è la porta del Chianti”.
“Noi – promettono – ci impegniamo con le nostre piccole forze a completare la ricerca storica e far conoscere tutto quello che di bello il lavoro ed il sacrificio di tanti chiantigiani ha lasciato. Per questo creeremo un Comitato tecnico scientifico in cui saranno coinvolti, abbiamo già la loro adesione informale, il Centro Studi Storici Chiantigiani, diretto dal professor Paolo Pirillo, l’Associazione Culturale Centro Studi Storici della Val di pesa presieduta dall’architetto Alberto Ciampi, chiameremo a darci una mano professori universitari di Economia e di Archeologia industriale”.
“Fin da ora però – precisano – facciamo un appello alla politica ed alle istituzioni locali, ai Comuni di Greve in Chianti e di San Casciano, all’Unione del Chianti Fiorentino, alla città1 Metropolitana ed alla Regione perchè si mettano in campo in questo momento le migliori energie per garantire una riconversione ambientale dell’area di Testi, usando le competenze e la fantasia per creare nuove attività, nuovi posti di lavoro: se la decisione di Buzzi Unicem ha determinato la dolorosa perdita di tanti posti di lavoro, l’impegno e la fantasia di tutti devono crearne di nuovi stabili di qualità e sicuri”.
“Se non ora quando? – chiedono in conclusione – La società che ha deciso di chiudere lo stabilimento deve impegnarsi affinchè la zona sia messa in sicurezza; i fondi che arriveranno dall’Europa hanno la funzione prioritaria di creare una nuova economia ambientalmente sostenibile. Non possiamo sprecare questa occasione per evitare che Testi resti un’area in disuso, per riconvertire l’intera zona ad una funzione produttiva e di servizi legata strettamente al territorio chiantigiano”.

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