SAN CASCIANO – Da Pistoia alla guida di una delle banche di credito cooperativo più importanti del Paese, che copre ormai gran parte della Toscana. E che ha uno dei suoi cuori pulsanti nel Chianti fiorentino, a San Casciano, dove ha sede la direzione generale.
Quella con Maurizio Farnesi, direttore generale di ChiantiBanca, è una chiacchierata che spazia su tantissimi temi.
Dall’impatto del Covid-19 su imprese e famiglie, alle prospettive di rilancio. E in gran parte quelle che arrivano dal suo osservatorio sono buone notizie.
Farnesi, quale la sua valutazione sull’andamento attuale dell’economia chiantigiana? In che modo ha risentito della crisi dovuta al Covid-19 e quali prospettive può indicare per il 2022?
“Dai risultati che possiamo vedere, per quanto riguarda ad esempio strutture ricettive, ristoranti (ambiti molto importanti in territorio chiantigiano), prendendo come riferimento da giugno ad oggi, sono dati da tutto esaurito. Nelle piccole, medie strutture e in quelle più di lusso. La ristorazione è andata bene, soprattutto con gli italiani. Mentre le strutture ricettive hanno avuto soprattutto turismo europeo, in particolare olandesi. È cambiato un po’ il turismo: mentre prima era più di massa, anche di gite, adesso è di famiglia e legato a nuclei familiari. Per il 2022 ci danno buone prospettive, ci sono già prenotazioni. Sicuramente sono attività che hanno sofferto, ma la ripresa c’è stata. Certo, chi era un po’ più in difficoltà un po’ ce l’ha ancora: penso soprattutto al mondo del commercio che vive più di turismo di passaggio”.
Ci sono settori che stanno andando particolarmente bene e altri che, invece, faticano di più?
“Grandi variazioni non ce ne sono state, le aziende hanno tenuto botta. Penso alla zona industriale della Sambuca, la principale in questo territorio, dove non si sono accesi allarmi rossi. La raccolta per quanto ci riguarda (e per quanto riguarda comunque il settore bancario in generale) è stata in sensibile aumento: da noi è cresciuta di circa il 10% (parlo del primo semestre 2021) rispetto al 31 dicembre 2020″.
Quale invece l’impatto sul nostro territorio del bonus del 110%? Ha dato un impulso al settore edile (con tutte le sue ramificazioni)?
“Un impatto l’ha avuto, ma secondo noi ci sono ulteriori margini di crescita. All’inizio c’è stato un periodo di relativa calma, le persone volevano vedere come stavano le cose. I numeri sono in aumento, e ci aspettiamo che crescano ancora. Le dico quello che abbiamo fatto finora in area Chianti: circa 400mila euro di domande in analisi e oltre un milione liquidate”.
Come stanno invece le famiglie chiantigiane? Mutui casa? Risparmi? Indebitamento familiare?
“Le famiglie sono tornate a investire nella casa per viverci. Stanno acquistando casa. A tasso fisso o variabile? Entrambi. Noi cerchiamo di andare incontro ai giovani, con mutui anche sui 25-30 anni. Nell’area Chianti la nostra erogazione di mutui a privati è cresciuta di circa il 10% rispetto al periodo pre Covid. E i risparmi complessivi sono cresciuti di oltre il 9% rispetto al dicembre 2019”.
Lei ormai frequenta da anni questo territorio: vede delle le priorità da perseguire meglio per facilitarne lo sviluppo?
“Dal mio punto di vista ogni territorio ha proprie caratteristiche specifiche. Come banca che lo rappresenta, con la penetrazione molto alta che abbiamo, vogliamo mantenerlo e sostenerlo. Questa zona ha grande vocazione agricola ad esempio, l’undici per cento della nostra clientela è nel settore agricolo. E il marchio Chianti è garanzia di riconoscimento nel mondo grazie soprattutto a chi, ogni giorno, lavora perché questo accada. Grandissimi consigli non ne saprei dare. Certo, penso soprattutto alle infrastrutture: le chiusure di A1 e Autopalio sono state (e sono) difficili da sostenere. Per i cittadini e per le imprese”.
E per quanto riguarda il sostegno diretto? Come vi state muovendo, ad esempio, sulle sponsorizzazioni?
“Nell’area Chianti (che comprende anche Firenze) nel 2020 abbiamo erogato sponsorizzazioni per 275mila euro, mentre nel primo semestre 2021 siamo già a 195mila. Siamo presenti nel settore sportivo, vinicolo, dell’olio, nel mondo dell’associazionismo. Sempre a sostegno. E penso che anche questo impegno sia riconosciuto dal riscontro che abbiamo fra i cittadini. Le faccio un esempio: nonostante la nostra dimensione ormai regionale, la percentuale dei clienti delle filiali di area Chianti è del 15% del totale; nel solo comune di San Casciano abbiamo 6mila clienti. Un cittadino su tre in tutto il territorio dove sono presenti nostre filiali è cliente della banca; si arriva al 40% se consideriamo le attività economiche che vi operano”.
Appunto, le filiali: sono ancora importanti per voi?
“Ci teniamo sempre a conservarle. Rappresentano il punto di contatto con le persone, con la clientela. Vedremo a livello di gruppo Iccrea cosa potrà accadere in questo senso”.
Fusioni in vista?
“Io parlo da direttore generale, e dico che per quanto ci riguarda guardiamo al nostro obiettivo. Che è proseguire nell’opera di consolidamento di questi ultimi anni. In modo virtuoso, come abbiamo fatto fino ad ora. A livello generale di Bcc va trovata quella che è la giusta dimensione: guardare numeri che vengono richiesti, sempre più di taglio europeo, e mantenere le caratteristiche identitarie del nostro modo di fare banca. Riuscire a contemperare le due cose è lo sforzo che deve compiere il credito cooperativo. E ciò che ci distingue, unito alla rapidità nel dare risposta”.
Impatto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: avete qualche idea su cosa possa portare?
“Quello che ci si aspetta è, ad esempio, un impatto sul settore verde, sulle energie alternative: anche a livello bancario qualcosa verrà studiato in questo senso. Sicuramente ci aspettiamo un impatto positivo”.
Come è la Chiantibanca di oggi rispetto a quando si fuse con la Bcc di Pistoia di cui, ai tempi, era direttore generale?
“Sono passati solo cinque anni, ma è come se fossero stati cinquanta. Sono accaduti tanti fatti, interni ed esterni, che hanno portato a stravolgere tante cose. Anche la pandemia ovviamente, soprattuto dal punto di vista del rapporto con i clienti e con la loro informatizzazione, ha velocizzato tantissimo. ChiantiBanca si è adeguata, anche perché dal punto di vista della reattività è sempre stata all’avanguardia. Fu la prima nel 2010 a fondere due banche che andavano bene, per costruire qualcosa di importante. E poi tutti i passaggi a seguire, che hanno portato ad essere ormai di livello regionale. Una banca diversa, che però porta sempre avanti quelle caratteristiche che aveva dimostrato di avere: leggere il futuro, adattarsi ai cambiamenti e avere risposte pronte. Il fatto di essere su territori diversi con aree di sviluppo diverse, dà alla banca una platea molto varia. E diversifica il rischio”.
E ChiantiMutua? Ormai è un “format” che sta prendendo campo nel mondo Bcc.
“È quello che le dicevo prima, fa parte di una banca che anticipa le tendenze. È la mutua più grande in Italia fra quelle aderenti al Comipa, il consorzio delle mutue italiane, con quasi 13.000 soci e 15.500 assistiti. Le do qualche numero in ambito sanitario: rimborsi gennaio-settembre 2021, 220.000 euro (7.530 pratiche evase); rimborsi biennio 2019-2020, 260.000 euro (7.500 pratiche evase); nuovi soci gennaio-settembre 2021, 2.700; nuovi soci biennio 2019-2020, 2.500. Strutture convenzionate in Toscana: 770 circa. Interviene anche su attività culturali e sportive, spese per istruzione, attività ricreative, viaggi. E’ un modo diverso e complementare di fare banca, sempre nello spirito cooperativo”.
Avete qualche dato anche sul vostro impegno diretto per le “prime necessità” che ci sono state con il Covid-19?
“Le potrei citare oltre 700 fra tamponi e sierologici prenotati (con tempistiche ridotte) rimborsando il 50% della spesa; le 9.000 mascherine distribuite; i 1.500 saturimetri distribuiti; i 62 Mutua Day organizzati; o i 68.000 euro donati in beneficenza tra ChiantiBanca, Fondazione ChiantiBanca e ChiantiMutua a strutture sanitarie e Caritas nei nostri territori di competenza”.
Chiudiamo così. A un cliente è meglio dare una risposta rapida, anche se negativa, oppure provare ad aspettare per vedere se…?
“Le rispondo così: una delle carte vincenti delle Bcc è la conoscenza del territorio, intesa come conoscenza delle persone. I tempi di risposta hanno una grandissima importanza. Quello che cerchiamo di fare è valutare rapidamente la pratica per dare una prima risposta, e se è positiva affinare in seguito l’intervento. Nella consapevolezza delle esigenze delle famiglie e degli imprenditori è questo il nostro modo di essere e di fare”.
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