SAN CASCIANO – La Sala Lucia Bagni della biblioteca comunale di San Casciano ha accolto, venerdì 21 febbraio, Saverio Tommasi, giornalista di Fanpage e presidente dell’associazione Sheep Italia (che in particolare distribuisce coperte fatte a mano ai senza tetto).
Che, davanti ad un pubblico numeroso e partecipe, ha presentato il suo libro, “Troppo Neri”, uscito per Ferltrinelli nel 2018.
L’incontro è stato guidato da Alessandra Cafiero che, dopo le presentazioni di rito, ha chiesto a Tommasi di parlare del suo libro a ruota libera focalizzando l’attenzione sulle questioni più rilevanti che propone.
Tommasi si occupa di immigrazione da oltre vent’anni ma scrivere un libro sull’immigrazione rappresenta, a suo parere, “un suicidio letterario”.
Perché? Prima di tutto “si tratta di un argomento del quale molti non vogliono parlare e sul quale un certo tipo di politica fa solo propaganda” ma, come ha affermato ancora Tommasi “chiunque voglia costruire qualcosa di umano deve parlare d’immigrazione”.
E questo libro, che nei primi mesi di vita ha venduto pochissimo rispetto agli altri libri di Tommasi, parla proprio di questo. E lo fa avvalendosi anche delle incredibili foto di Francesco Malavolta, che accompagnano in maniera potente la narrazione.
“Troppo Neri” è un libro che può anche essere letto in ordine sparso; e dove ogni aspetto del fenomeno migratorio trova il suo spazio.
Nelle storie dei migranti, sia che essi vengano attraverso il Mediterraneo, che attraverso la rotta balcanica, Tommasi ha ritrovato un linguaggio comune all’umanità.
Quest’ultimo aspetto lo si può constatare nelle ultime parole che coloro che non ce la fanno pronunciano prima di annegare, parole come “mamma”. Oppure il proprio nome, nel tentativo di rendere nota la loro sorte, che forse qualcuno potrà comunicare alla famiglia d’origine.
Saverio Tommasi ha continuato poi ricordando che oggi il Mediterraneo è diventato il più grande cimitero al mondo: un cimitero di morti dimenticati, le cui vite agli occhi di tanti non hanno valore.
A pagina 70 è riportata una citazione di Fedor Dostoevskij che a questo riguardo è un pugno nello stomaco: “Abbiamo pianto un poco, poi ci siamo abituati. A tutto si abitua quel vigliacco che è l’uomo”.
Ma nonostante questo, “Troppo Neri” è un libro di vita. E, Tommasi tiene a sottolinearlo, un libro in cui lui e Francesco Malavolta hanno fermamente creduto. In particolare lo stesso Tommasi ha aggiunto: “Con questo scritto voglio esserci con tutte le possibilità e capacità che ho, per non sottrarmi all’impellente”.
Prima di passare alla visione di alcune fra le foto più significative del libro, Tommasi ha parlato della sua esperienza sul confine italo-francese, dove molti migranti tentano il passaggio con abiti inadeguati e, spesso, con solo un paio di ciabatte ai piedi.
Infine una riflessione sui muri, di cui adesso l’Europa (e non solo) si sta riempiendo.
Ascoltare Saverio Tommasi con la sua dialettica vivace e coinvolgente ha fatto bene al cuore di molti, e ha certamente riconciliato con la parte bella di un mondo che spesso dà il peggio di sé.
Per concludere e forse carpire la vera essenza di “Troppo Neri” ecco cosa si legge sul retro copertina del libro: “Non si accoglie per religione, credo, pietà o fede. Non si accoglie neanche per convenienza o ragionamento. In fondo non si accoglie neanche perché ne hanno diritto, o pensiamo ce l’abbiano. Si accoglie perché sono esseri umani, e noi siamo esattamente quella stessa cosa che sono loro. Perché in qualche modo stiamo affogando anche noi, insieme a loro, ogni volta in mezzo al mare”.
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