GREVE IN CHIANTI – Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta scritta dalla consigliera regionale Silvia Noferi (AVS, Alleanza Verdi e Sinistra) a Marco Carrai.
Grevigiano, Carrai è da tempo console onorario di Israele e presidente della Fondazione Meyer.
Proprio da questo ruolo, da settimane, mesi, se ne chiedono le dimissioni a fronte del terribile conflitto che tanti morti sta lasciando sul terreno, in particolare bambini.
Ho letto con molta attenzione gli articoli di oggi in cui lei si difende dalle richieste di dimissioni dalla Fondazione Meyer e sebbene comprenda in parte la sua decisione di non rassegnare le dimissioni perché: “lei non è responsabile di questa guerra”, mi aspetterei, per la carica che ricopre, una presa di posizione su quanto sta avvenendo in Palestina.
Trovo comprensibile che si parli con cautela dei drammi umani che la guerra sempre scatena, ma proprio perché lei si dichiara rappresentante “di uno Stato e non di un governo […] di uno Stato che è casa di un popolo che è stato martorizzato per migliaia di anni, deportato e minacciato più di ogni altro sulla terra”, dovrebbe sentire sulle proprie spalle la responsabilità del silenzio sulle atrocità che il governo del popolo di Israele sta facendo ad un altro popolo, quello palestinese con bombardamenti sulle tendopoli, distruzione di ospedali, uccisioni di persone in coda per il cibo, impedimento dell’accesso di aiuti umanitari, deportazioni di massa della popolazione.
Più che delle sue dimissioni, sarebbe importante sentire la sua voce e la sua opinione in rappresentanza di quel popolo che oggi non è il più martoriato della terra, ma sta facendo di tutto perché l’inferno che ha vissuto nella seconda guerra mondiale tocchi a qualcun altro.
Lei può portare i migliori risultati economici alla Fondazione Meyer (“Vivo di fatti”) ma è innegabile che ha anche un ruolo politico come console onorario di Israele, per questo non può nascondersi o rimanere in silenzio su quanto sta accadendo in Palestina e nemmeno ridurre tutto a basse diatribe da campagne elettorale.
Personalmente, da esponente politico, è da anni che scrivo atti e comunicati su questo argomento, sia nell’immediatezza del 7 ottobre per la condanna dell’attacco terroristico di Hamas ma, vista l’escalation di morte e distruzione che ne è seguita, anche proseguendo ripetutamente con mozioni in cui chiedevo al Governo italiano di intervenire per chiedere il cessate il fuoco e il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Mozioni che ho dovuto ripresentare numerose volte prima che venissero approvate dal consiglio regionale.
Egregio console onorario di Israele, la nostra non è “bassa politica o pura propaganda elettorale”, è sdegno sincero, umana pietà e ricerca della pace ad ogni costo, quella pace oggi negata al popolo palestinese che sta subendo un genocidio da parte di un paese che si professa democratico e che rende tutto questo ancora più incomprensibile.
Per questo, da politici o futuri candidati, da eletti o semplici cittadini, non perderemo nessuna occasione e non rinunceremo a nessun atto simbolico per denunciare la gravità inaudita del massacro in atto in Palestina, compreso continuare a chiederle di esprimersi sulla condanna di Netanyahu per crimini di guerra emessa dalla Corte Internazionale Penale dell’Aja (anche questo è un fatto!).
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