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lunedì 20 Ottobre 2025
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    D’Ercole (segretaria generale Cgil Siena): “Nella nostra provincia 26.000 persone sotto la soglia di povertà”

    "Rappresentano il 10% della popolazione. Il 30% delle famiglie ha dovuto ridurre il consumo di cibo. Le crisi aziendali stanno desertificando la produzione industriale"

    SIENA – “Siamo nel tempo della guerra, tornata ad essere uno degli strumenti di regolazione dei rapporti tra gli Stati; a Gaza e in Cisgiordania la popolazione palestinese continua a subire gli orrori del genocidio e la tregua fragile vacilla ogni giorno, mentre in Ucraina il conflitto è entrato nel suo terzo anno senza prospettive di tregua, scontri che rischiano di estendersi, con conseguenze devastanti. A questo scenario si somma la guerra commerciale, sempre più aspra, che mette a rischio esportazioni, sicurezza energetica e occupazione, soprattutto in quelle provincie, come la nostra, che vivono di export”.

    A parlare è la segretaria generale della Cgil di Siena, Alice D’Ercole.

    “La realtà economica e sociale dell’Italia non è quella descritta dal Governo, la crescita è ferma, la domanda interna ristagna, la produzione industriale è in calo da tre anni – sottolinea la segretaria – e gli effetti li vediamo anche in provincia di Siena, con il 12% dei lavoratori dipendenti che nel 2024 ha visto ridotto o annullato il lavoro”.

    “Le ore di cassa integrazione nei primi mesi del 2025 raddoppiano – fa sapere – e le crisi aziendali stanno desertificando la produzione industriale. L’occupazione aumenta solo tra gli over 50 che non andranno in pensione per effetto della legge Fornero, mentre 6 milioni di persone in Italia vivono intrappolate tra precarietà, lavoro nero e sommerso”.

    “Un dato che nella nostra provincia – lancia l’allarme – costringe il 10% della popolazione, 26.000 persone, a vivere sotto la soglia di povertà ed il 30% delle famiglie ha dovuto ridurre il consumo di cibo”.

    “Chi vive di salari e pensioni – prosegue la segretaria – si impoverisce per effetto di rinnovi contrattuali o insufficienti a recuperare l’inflazione accumulata tra il 2021 e il 2024 che ha superato il 18%. E il dato inflazionistico a Siena è ancor più pesante”.

    “Basta guardare i dati di questi giorni – evidenzia – che confermano il grave primato con un 2,9% in più di inflazione pari a 784 euro annui che i cittadini senesi devono pagare per vivere in questo territorio. L’inflazione non solo impoverisce il potere di acquisto di salari e pensioni ma, con l’effetto perverso del drenaggio fiscale, ogni lavoratore ha pagato circa 2.000 euro in più di tasse”.

    “E, in assenza di indicizzazione delle aliquote IRPEF all’inflazione – ricorda – anche la detassazione prevista nella proposta di legge di bilancio per gli aumenti contrattuali per i redditi fino a 28.000 euro e la riduzione delle aliquote per i redditi da 28 a 50 mila euro, che sono certamente un fatto positivo, rischiano di essere integralmente vanificate”.

    “Inoltre – dice ancora la segretaria generale della Camera del Lavoro senese – con l’ennesima rottamazione delle cartelle ad incentivare l’evasione fiscale e senza una riforma fiscale progressiva, ci ritroveremo non solo il consolidamento di un fisco iniquo in cui, a parità di reddito, lavoro dipendente e pensioni pagano più tasse della rendita e del lavoro autonomo. Ma con uno stato sociale che si impoverisce con il paradosso che le tasse pagate da lavoratori e pensionati, invece di essere investite in sanità, istruzione, pensioni, innovazione e politiche industriali, verranno utilizzate per sostenere l’evasione e la corsa al riarmo, con la promessa fatta da Meloni a Trump di portare la spesa militare al 5% del PIL, oltre 100 miliardi, entro dieci anni”.

    “La manifestazione nazionale indetta dalla Cgil per sabato 25 ottobre a Roma vuole essere un segnale forte per rilanciare una visione alternativa di Paese – conclude Alice D’Ercole – un’economia di pace fondata su lavoro dignitoso e sui diritti di cittadinanza. La nostre richieste sono chiare: restituire potere d’acquisto a salari e pensioni, rinnovare i contratti collettivi, introdurre un salario minimo legale, tutelare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, garantire una pensione di garanzia per giovani e precari, ma anche cambiare rotta sulle politiche fiscali, tornando al principio costituzionale di progressività fiscale e ponendo fine a condoni e flat tax. Perché senza giustizia sociale non può esserci democrazia né futuro per l’Italia”.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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