BARBERINO VAL D'ELSA – Ne avevamo dato conto anche nelle scorse settimane. Sia su San Casciano che su Barberino Val d'Elsa. Ulteriore conferma a un fenomeno preoccupante arriva dalle forze dell'ordine.
I militari della Stazione carabinieri Forestale di Tavarnelle infatti, su segnalazione della locale Stazione guidata dal luogotenente Giuseppe Cantarero, hanno ricevuto da parte di un privato nove spugne “fritte”, trovate ai margini di alcuni filari in una vigna nel comune di Barberino Val d’Elsa.
Sono scattate dunque le indagini e approfonditi sopralluoghi sulla proprietà, oggetto del rinvenimento, risultante della stessa persona. I militari hanno individuato complessivamente ben 26 spugne, posizionate in vari luoghi.
Tutte le 26 spugne ritrovate apparivano unte, annerite ed emanavano un odore come di olio bruciato.
Realizzate attraverso la cottura in olio, una volta ingerite da parte di un animale selvatico o domestico, si gonfiano facendo occludere intestino o esofago e portando, in assenza di soccorso immediato, alla morte dell’animale.
I militari hanno sentito più persone, fino ad individuare il responsabile che è stato denunciato all’autorità giudiziaria ai sensi dell’art. 674 c.p. (getto pericoloso di cose).
Le spugne sono state consegnate all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana con sede a Scandicci per le analisi, tese a rilevare l’eventuale presenza di sostanze tossiche/nocive. L’esito delle analisi ha stabilito l’assimilabilità a boccone avvelenato di quanto rinvenuto.
Vista l’estensione dei terreni interessati dal ritrovamento delle spugne, i militari hanno ritenuto opportuno avvalersi della collaborazione del Nucleo Cinofilo Antiveleno (NCA) del Reparto Carabinieri Parco Nazionale Foreste Casentinesi, per compiere un’ulteriore bonifica e rinvenire la presenza di eventuali carcasse animali.
Il sopralluogo, attuato mediante l’ausilio di due cani specializzati nell’individuazione di esche avvelenate/pericolose (socì come avvenuto un mese fa lungo la Pesa nel comune di San Casciano), non ha portato al rinvenimento di altre spugne né di alcuna carcassa animale.
Analoghe segnalazioni hanno impegnato i carabinieri Forestali nei comuni di Tavarnelle e San Casciano, avvalendosi dei Nuclei cinofili Antiveleno, con esito negativo.
Il fenomeno dei bocconi avvelenati è diffuso e preoccupante. Chi vuole colpire i predatori selvatici per preservare le coltivazioni agricole mette in pericolo anche gli animali d’affezione, procurando in entrambi i casi una morte orribile.
di Matteo Pucci
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