BAGNO A RIPOLI – “Con Dolce Forza, Donne nell’universo musicale del Cinque e Seicento” è questo il nome della mostra in corso dall’8 marzo (fino al 13 maggio) presso l’Oratorio di Santa Caterina delle Ruote, in via del Carota, a Bagno a Ripoli.
All’interno di questo piccolo gioiello si trovano esposti numerosi autoritratti che celebrano le figure femminili che, tra il Cinquecento e il Seicento, hanno avuto la possibilità e la bravura di dedicarsi all’arte e, in particolare, alla musica. In molti dei ritratti, infatti, il rapporto di ciascun personaggio con la musica è messo in risalto dalla presenza di uno strumento o di alcuni spartiti.
La mostra è stata possibile grazie alla collaborazione tra il Comune di Bagno a Ripoli e Le Gallerie degli Uffizi, dalle quali provengono tutti i quadri ed i pezzi esposti, fatta eccezione per uno che invece è stato prestato dal Museo Stibbert.
All’interno del percorso espositivo è stata riservata un’attenzione particolare alla corte dei Medici, uno dei cuori pulsanti dell’attività culturale e artistica di Firenze, anche se non mancano riferimenti ad altri contesti storici ed artistici.
Oltre alla possibilità di assistere alla mostra nel normale orario di apertura (dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 18.30), si sono tenuti, e si terranno, numerosi eventi collaterali, in particolare concerti, o conferenze ed interviste in tema musicale.
L’ospite speciale di sabato 21 aprile è stata Irene Grandi, una donna, cantante e fiorentina che, in chiave moderna, rappresenta e reinterpreta i volti che compongono l’esposizione. Nel corso della serata ha intrattenuto il pubblico con cinque dei suoi brani più conosciuti, tra cui “Bruci la città”, e una semplice chiacchierata.
“Dolce” e “forte” sono certamente due aggettivi che la rappresentano. E lo ha ribadito durante la chiacchierata con Eva Edili, di Lady Radio.
“Il titolo mi ha affascinata subito – ha detto Irene Grandi – lo trovo molto femminile e di sicuro non mi è nuovo. Da quando ho iniziato il mio percorso sono cambiata molto, ho tirato fuori sfaccettature diverse. All’inizio della mia carriera mi è servito molto essere forte e, per tanto tempo, ho dovuto lasciare da parte la dolcezza. Il mondo della musica è complesso, alle volte spietato, e la forza è quello che ci vuole per non farsi abbattere”.
“Alla fine però – ha continuato – penso che nella dolcezza risieda la forza più grande. Quello della “dolce forza” è un binomio tutto femminile e vincente. Riuscire a raggiungerlo non è facile ma per me è stata la chiave del successo”.
Uno dei temi di maggiore rilievo dell’esposizione è quello del mecenatismo musicale femminile, che all’interno della corte medicea è stato rappresentato dall’intellettuale Vittoria della Rovere.
La sua personalità ha incantato Irene Grandi: “All’epoca, per le donne, la musica era un’attività da svolgere in ambito prettamente privato o familiare. Ammiro la figura di Vittoria della Rovere, è stata la prima mecenate donna, la prima “manager”, diremmo oggi, di nuove cantanti, tutte donne. Aveva solo vent’anni, ma scopriva ed incoraggiava talenti musicali, trasformando queste giovani in professioniste, anche se purtroppo oggi ci rimane veramente poco di loro”.
“Tra gli anni Sessanta e Novanta del secolo scorso – ha proseguito la cantante – le case discografiche avevano dei talent scout, persone che andavano alla ricerca del nuovo, che poi supportavano, anche se questo nuovo non aveva necessariamente riceventi. È così che la musica è cambiata nel tempo. Oggi purtroppo, non lo si fa più. I discografici puntano sul sicuro, su quello che il pubblico vuole, su quello che piace e basta. Ma tutto questo è sbagliato, perché si cade nel banale senza mai proporre niente di innovativo”.
Ci vuole coraggio quindi, secondo Irene Grandi, come le donne che ritroviamo nelle opere esposte: “Mi sono sempre sentita coraggiosa. Ho avuto sempre l’esigenza di sperimentare stili nuovi, anche se spesso queste scelte mi venivano rimproverate o erano poco condivise da chi avevo intorno. Ma queste sono fasi di crescita e sono necessarie nel percorso di un artista”.
Nel prossimo autunno/inverno la ritroveremo, infatti, in teatro con i suoi collaboratori Saverio e Marco Lanza, in arte Pastis, con una sorta di video-concerto.
Lei e i Pastis sul palco, insieme ad un quarto elemento sullo schermo: un video girato al contrario, ovvero a partire dalle immagini e dai suoni di esso, per poi arrivare al testo della canzone.
Un progetto in cui la quotidianità è centrale, “un progetto innovativo e difficile da sviluppare, ma anche da spiegare”, come ha concluso ridendo Irene. E noi non vediamo l’ora di scoprirlo!
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