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mercoledì 9 Luglio 2025
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    Chiara Moretti, l’architetto (sostenibile) grassinese vince un premio a Barcellona

    Oggi lavora in Sud Africa, e lì la raggiungiamo per farci raccontare la sua (bellissima) storia

    GRASSINA (BAGNO A RIPOLI) – Dal Sud Africa, dove si trova attualmente, arriva via etere la sua energia anche a noi.

     

    Che la contattiamo dopo cena per ricevere notizie sul “Premio Barcellona 2019”, indetto dall’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona, che le è stato riconosciuto.

     

    Chiara Moretti, grassinese di ventisette anni, è stata una delle due italiane vincitrici. Ottenendo così in qualità di designer/architetto la possibilità di trascorrere un periodo di sei mesi a Barcellona per approfondire le tematiche inerenti l'ecodesign.

     

    Premio che non è altro che la "punta" di un iceberg composto da anni di formazione, esperienze e lavoro in Italia e all’estero, portati avanti da Chiara con grande capacità, grinta e prospettiva.

     

     

    Ama la fotografia, come ulteriore forma d’arte per raccontare tutto ciò che la circonda. Laureatasi con 110 e lode nel luglio del 2016 in Architettura, all' Università di Firenze, al corso di laurea magistrale a ciclo unico, quinquennale, consegue poi l'esame di abilitazione alla professione ed inizia a lavorare in uno studio a Firenze per un anno e mezzo.

     

    Nel frattempo progetta personalmente anche dei lavori: come un nuovo banco per i mercati del Porcellino e di San Lorenzo.

     

    Da quando si laurea continua a fare da assistente al suo professore e pelatore per la tesi, per il Laboratorio di Tecnologia all'Università di Firenze:“E' grazie a lui se mi sono avvicinata al tema della sostenibilità, perché ho iniziato questo percorso con il progetto di tesi: il tema era la riqualificazione di una Favela di Florianopolis in Brasile” ci racconta.

     

    “Grazie ad un accordo internazionale con la Universidade Federal de Santa Catarina – prosegue – abbiamo potuto sviluppare un lavoro di ricerca, in parte direttamente sul campo, focalizzato sulla progettazione sostenibile della città informale (insediamenti precari) con una particolare attenzione alla definizione di soluzioni tecnologiche resilienti, per incrementare le potenzialità sociali ed ambientali di questi contesti urbani”.

     

    Da quest'esperienza si appassiona e inizia a studiare l'architettura sostenibile, sia da un punto di vista ambientale che sociale.

     

    “Tramite il progetto di tesi – conferma Chiara – ho iniziato a studiare l'architettura fatta in bamboo. E con il mio professore abbiamo partecipato e vinto un concorso indetto da Building Trust International per la costruzione di un padiglione in bamboo per il Camboo Festival, in Indonesia, che hanno realizzato a Phnom Penh nel 2017”. 

     

     

    Una generazione la sua che ha arricchito le proprie conoscenze attraverso le diverse realtà che hanno incontrato viaggiando: “Avevo smesso di lavorare a Firenze, la situazione in Italia la conosciamo tutti e per noi giovani laureati è molto difficile. Avevo già fatto qualche esperienza all'estero, a cominciare dall'Erasmus quando ero all'Università, e mi sono sempre trovata bene. Ho pensato quindi di mandare un po’ di curriculum in varie parti del mondo e mi hanno preso qui in sud Africa dove ho trovato l'opportunità di fare un internship presso uno studio che si occupa di queste tematiche, si chiama Eco Design Architects & Consultants".

     

    "La scelta del luogo era secondaria al tipo di lavoro – continua – Mi trovo molto bene, ho imparato tanto sulle tecnologie sostenibili, per esempio due settimane fa abbiamo organizzato un workshop di due giorni sulle costruzioni fatte con la paglia”.

     

    Chiara è come una finestra aperta sul futuro, alla ricerca di quelle soluzioni che possano servire ad affrontare le problematiche del mondo reale. Migliorandolo.

     

    “E’ necessario recuperarlo questo mondo – dice convinta – ho speranza nei giovani visto anche tutte le recenti manifestazioni che hanno attirato l’attenzione sull’inquinamento. Spesso i problemi sono dovuti alla mancanza di educazione , soprattutto nelle realtà più povere”.

     

    Risorse nuove per un mondo che merita di essere recuperato, a cui lei sta lavorando attivamente come dimostrano i suoi progetti, in cui crede fortemente: “Credo che questo premio possa aiutarmi a realizzare il mio sogno, vorrei imparare il più possibile riguardo l'architettura sostenibile per poi aprire uno studio mio a Firenze, che si occupi di questa tematica. Mi piacerebbe promuovere l'eco design anche in Italia dove purtroppo ancora non è molto utilizzato. Già da qualche mese, insieme a due mie amiche, abbiamo creato un blog che sarà presto online: "No Borders" con l'obiettivo di sensibilizzare le persone riguardo il tema della sostenibilità da un punto di vista ambientale, sociale ed economico".

     

     

    "Nella speranza – conclude – che un giorno possa diventare un'associazione focalizzata sul design come mezzo per affrontare le problematiche del mondo reale, avendo un impatto positivo per le persone, la natura e il pianeta”.

     

    Ambiente, eco-sostenibilità, energie rinnovabili, equilibrio, termini che snocciola con disinvoltura e competenza sui quali ha investito il proprio futuro con fiducia.

    di Silvia Rabatti

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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