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domenica 13 Luglio 2025
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    Come annunciato i consiglieri non si sono presentati alla seduta sulle proteste dei dipendenti comunali

    IMPRUNETA – L’inizio del consiglio comunale aperto, circa le problematiche (e le proteste) del personale del Comune di Impruneta (clicca qui per leggere l'articolo), è previsto per le 18 di martedì 4 novembre.

     

    Ma già da una buona mezz’ora prima inizia a riunirsi in piccoli gruppi il personale dell’ente davanti al palazzo comunale. E il clima non è esattamente disteso: “Non mi ero mai ritrovato in una situazione del genere in venti anni del lavoro” si sente dire passando da un gruppo a un altro. E ancora: “Una cosa così è inaudita, ma cosa siamo?”.

     

    L’atmosfera è tesa ed il motivo è uno solo: l’annunciata defezione dei consiglieri del Partito democratico.

     

    La notizia era stata comunicata già ieri sera, da parte del segretario comunale Stefano Bellacci (clicca qui per leggere l'articolo), ed in poco tempo tutti gli interessati ne sono venuti a conoscenza, grazie al dispositivo tanto antico quanto efficace: il passaparola.

     

    “Io non lo sapevo, ma appena mi hanno chiamata e sono andata a leggere sono rimasta sbalordito. Qualcosa era nell’aria, ma non me lo sarei mai aspettato” ci racconta un tecnico dell’ente, diretto interessato alla questione.

     

    Il pensiero generale, indagando tra loro, è questo: l’amministrazione comunale avrebbe dovuto gestire la faccenda della gestione associata (con il Comune di Bagno a Ripoli) e tutto ciò che essa comporta in altro modo. 

     

    Quando saliamo in sala consiliare non possiamo non notare la maggior parte delle sedie vuote, nonostante la seduta apra tra pochi minuti. Il malumore tra i dipendenti è palpabile, e più che si avvicina “l’ora X” più il brusio della sala si amplifica.

     

    Fino a che tutti si ammutoliscono: “MAGGIORANZA IN FUGA” è ciò che si legge chiaramente su uno striscione in fondo alla sala, sorretto dal capogruppo di Il Coraggio di Cambiare, Riccardo Lazzerini, e dagli altri consiglieri Francesca Socci e Sandro Bressi, oltre che dal capogruppo del Movimento 5 Stelle, Francesco Bianchi.

     

    Dopo pochi secondi di silenzio, intriso da stupore e meraviglia, seguono  i commenti e le risa di scherno, accompagnati anche da applausi ironici da parte del pubblico.

     

    Le campane da fuori battono le sei e ancora, come annunciato, non vi è traccia dei consiglieri del Partito democratico, fatta eccezione per Lilian Kraft, presidente del consiglio comunale, e il vicepresidente Simone Bartoli (componente della maggioranza ma non in "quota Pd").

     

    Tuttavia, secondo l’articolo 33 del regolamento, è necessario attendere almeno 30 minuti dall’ora della convocazione, così l’attesa viene ulteriormente prolungata.

     

    Continuiamo a intercettare conversazioni, e le polemiche sono sempre più infuocate: “Auesta è una chiara forma di disprezzo nei nostri confronti”, dicono alcuni impiegati.

     

    Spostandoci tra gli addetti all’ufficio scuola e sociale, ci confidano che “nonostante i colleghi di Bagno a Ripoli siano da tempo subentrati, ancora non c’è una suddivisione vera e propria dei compiti, siamo nel caos più totale”.

     

    Parliamo anche con Lazzerini e Socci, che attaccano duramente l’amministrazione comunale e la maggioranza: “Il fatto si commenta da solo, hanno gettato una pietra sulla democrazia".

     

    "Noi invitiamo la maggioranza – prosegue Lazzerini – a non usare le parole “partecipazione” e “democrazia”. Questo era un momento atteso da tempo dai dipendenti, ai quali non era stata data la possibilità, a differenze di quanto dice l’amministrazione, di un vero confronto sulla riorganizzazione e per fare il punto sulla gestione associata”. 

     

    E all’accusa mossa da Bellacci, sul fatto che il CdC stia strumentalizzando la questione, risponde: “Noi stiamo utilizzando gli strumenti democratici contenuti nel regolamento. Ben vengano iniziative analoghe da parte loro, come ho già ripetuto più volte nelle conferenze tra i capigruppo. Questa è una cosa che avrebbero dovuto fare loro”.

     

    Al termine dei trenta minuti, la Kraft  procede con l’appello. Al silenzio dovuto all’assenza dei convocati i commenti e i brusii si fanno sempre più forti. Solo i sopracitati Bartoli, Lazzerini, Socci, Bressi e Bianchi rispondono alla chiamata.

     

    Al termine dell’appello viene annunciato ufficialmente che “mancando il numero legale la seduta è dichiarata deserta, e perciò annullata” a cui seguono le scuse di Kraft che si rammarica di “aver fatto perdere tempo a tutti”.

     

    Dopo che il consiglio è stato ufficialmente sciolto, si riunisce un nutrito gruppo di dipendenti comunali che vogliono decidere come procedere e quale linea di comportamento seguire, ma che hanno deciso di adottare provvisoriamente la strategia del silenzio stampa.

     

    All’uscita troviamo coordinatore del CdC, Carmelo Meli, indignato dal comportamento della maggioranza, visto come "forma di disprezzo in primis verso l’istituzione del consiglio comunale, e poi verso i dipendenti".

     

    "Riteniamo che dipendenti sereni lavorino meglio – prosegue – e abbiano bisogno di parlare con l’amministrazione per confrontarsi. Pensiamo inoltre che una buona organizzazione della macchina comunale porti migliori servizi al cittadino”.

     

    E parlando della defezione della maggioranza ritiene che “hanno perso un’occasione per confrontarsi non solo con noi, ma con i dipendenti”.

     

    Finisce in questo modo questo consiglio comunale aperto: con i dipendenti indignati, ma decisi a farsi ascoltare, senza diventar preda di strumentalizzazioni da parte di nessuno. E con l’opposizione sempre più decisa a confrontarsi con l’amministrazione.

     

    Intanto, dall’alto del palazzo comunale dove è stato appeso, domina sovrano lo striscione "MAGGIORANZA IN FUGA”, in balia delle folate di vento. Che come i dipendenti non sembra trovare pace.

     

    di Costanza Masini

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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