GRASSINA (BAGNO A RIPOLI) – Gino Vannini se n'è andato in una domenica di maggio (quella appena trascorsa).
Aveva compiuto 94 anni e da alcuni mesi era stato costretto a rimanere fermo a letto, senza però mai perdere la verve e la battuta pronta, che l'hanno fatto amare e apprezzare da tanti.
Gino Vannini era l'ultimo della "stirpe" dei vecchi lavandai di Grassina, ovvero coloro che questo paese l'hanno costruito da zero lavando i "panni" di tutta Firenze (e non solo).
Aveva i capelli bianchissimi Gino, le mani forti e "nodose", forgiate dall'acqua, dal sapone, e da decenni di strofinamento.
Ci aveva raccontato, facendoci visitare la sua antica lavanderia lungo il borro che scorre lungo via Pian di Grassina (come ha fatto anche con decine di scolaresche), la zona di Bubè, cosa voleva dire fare il lavandaio negli anni Cinquanta, Sessanta.
I carretti che facevano la spola con Firenze, il paese di Grassina "addobbato" da centinaia di tovaglie, lenzuoli, tutti stesi ad asciugare all'aria, a fili dei panni picchettati nei campi, nei prati.
Ci aveva raccontato la sua guerra, l'avversione per la violenza e per la cattiveria dell'uomo. Nata dall'esperienza di chi ha vissuto cose terribili in prima peresona. E ne ha provato l'odore, il terrore.
Ci mancherà Gino: mancherà a chi l'ha conosciuto e a chi, purtroppo, non ha avuto questo privilegio.
Il suo sguardo dritto come una freccia, la sua parola sincera, senza retorica. Pulita: come quei panni stesi al sole.
di Matteo Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA