BAGNO A RIPOLI – “Domani mattina all’uscita degli studenti dal Gobetti-Volta saremo a diffondere questo documento. Chi condivide può unirsi a noi”.
E’ l’appello lanciato da Luigi Remaschi, presidente dell’Anpi di Bagno a Ripoli (sezione Pietro Ferruzzi) in risposta ai messaggi che Casaggì sta lanciando verso i ragazzi che frequentano la scuola superiore ripolese.
“Prendendo a pretesto la pesante situazione generata dalla pandemia – dice Remaschi a proposito dei messaggi di Casaggì – lanciano un appello per la loro proposta. Queste le loro parole d’ordine: norme, restrizioni, divieti sono lesivi delle libertà fondamentali delle persone; alla visione materialistica della società si contrappongono la socialità, gli amici, gli affetti; occorre scavalcare ogni steccato politico e unire trasversalmente le generazioni”.
“In poche parole – prosegue il presidente dell’Anpi ripolese – un concentrato di generico velleitarismo e di demagogia da strapazzo”.
“L’appello – dice ancora – si conclude con un motto che il nostro Paese e i nostri avi hanno già sentito e visto per oltre 20 anni: “I pusillanimi si fermano, gli audaci sfidano e rovesciano l’ostacolo”. E per evitare di non essere riconosciuti, ecco il simbolo che evidenzia il loro DNA storico e politico: la fiamma tricolore e la rivendicazione dell’inconfondibile carattere che li distingue”.
Ovvero, ricorda, “la scelta identitaria, ovvero difendere la Patria e le sue radici minacciate dalla società multietnica; la comunità militante, ovvero la falange che lotta per la sovranità nazionale; la luce della tradizione, ovvero una vita autentica fondata su sacrificio, dono, lealtà, onore”.
“L’Italia – puntualizza Remaschi – ha già subito la violenza autoritaria e liberticida di simili aberrazioni, divenute sistema tirannico, di cui ha pagato un prezzo altissimo ed una guerra infame e disastrosa”.
“Da tale aberrazione – rivendica – siamo usciti attraverso un duro riscatto che ha restituito al nostro popolo la dignità, con la sconfitta e la condanna senza possibilità di appello di quel sistema razzista e disumano, esprimendo nella Costituzione della Repubblica la configurazione di una società diametralmente opposta, basata sui paradigmi essenziali di libertà, uguaglianza, solidarietà”.
“E quindi – conclude – Casaggì la sua proposta, la sua organizzazione, le sue bandiere, i suoi simboli sono fuori dalla nostra storia e dalla Costituzione”.
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