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sabato 20 Aprile 2024
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    “Bagno a Ripoli: dove fanno il deserto, lo chiamano parco (e la democrazia che non c’è)”

    La durissima presa di posizione del gruppo del Coordinamento di comitati, associazioni, forze politiche, in merito al progetto del Parco di Sorgane

    Dove fanno il deserto, lo chiamano parco; si potrebbe riassumere così, parafrasando Tacito, la
    politica sulle aree verdi del Comune di Bagno a Ripoli.

    Ne sono una dimostrazione il osiddetto parco di Grassina, con eccessivo uso del cemento per vialetti e basamenti delle panchine e con gli alberelli piantati e seccati più volte, come accaduto anche in altri giardini, la radicale ripulitura dell’area adiacente all’ospedale di Ponte a Niccheri, che ha lasciato pochissime piante, le scriteriate potature dei lecci del giardino dei Ponti e in piazza della Vittoria in questi giorni di caldo intenso.

    Per questa ragione, quando l’amministrazione comunale ha inserito nei nuovi strumenti urbanistici in via di formazione la previsione del parco nell’area fra la Pieve e Sorgane, alcune associazioni, fra cui L’A.R.C.A. e Legambiente che fanno parte di questo Coordinamento, hanno cercato di scongiurare il rischio che il nuovo parco potesse essere la riedizione del parco di Grassina, con tutti i suoi problemi, e degli altri giardini urbani.

    Sono stati eseguiti dei sopralluoghi, dai quali è emerso che l’area è già oggi un parco, con i bei boschetti di olmi, con gli alberi da frutto e le canalizzazioni testimonianze del passato agricolo, con le sorgenti e con gli antichi percorsi, di cui il più importante, la via del Poggio della Pieve, è stato recuperato e segnalato dal Gruppo Trekking Bagno a Ripoli.

    Convinte del fatto che tutti questi elementi dovessero essere recuperati e preservati per fare dell’area un vero parco naturale, connesso con le soprastanti colline da una parte e con l’Arno dall’altra, le associazioni hanno quindi proposto che l’area, ripulita dalla vegetazione infestante e dagli elementi di degrado oggi presenti, rimanesse il più naturale possibile senza strutture in cemento, con recupero delle specie vegetali più importanti, degli antichi percorsi e delle sorgenti, per il libero svago e per svolgere agricoltura sociale e didattica, ampliando quindi l’esperienza degli orti sociali, già ben avviata nelle vicinanze.

    Come si vede, non siamo di fronte ad un atteggiamento conservazionista o contrario a prescindere, che spesso viene strumentalmente attribuito alle associazioni, ma ad un atteggiamento collaborativo e propositivo, tanto che già lo scorso anno le associazioni in questione hanno avviato un confronto con le istituzioni comunali, attraverso incontri con gli assessori competenti Pignotti (lavori pubblici) e Minelli (ambiente) e con i consiglieri di maggioranza e attraverso una audizione nella seconda commissione consiliare (competente fra l’altro per urbanistica, ambiente, verde pubblico e lavori pubblici).

    A parole grande interesse e disponibilità al confronto, nei fatti, poco dopo questi incontri, l’amministrazione ha presentato in fretta e furia, con la giustificazione di dover accedere ad un finanziamento per la rigenerazione delle aree urbane, un suo progetto per il nuovo parco che è stato rapidamente approvato dal consiglio comunale come variante agli strumenti urbanistici vigenti, ed ora stanno procedendo a spron battuto anche la progettazione definitiva ed esecutiva, trascurando completamente le istanze e le proposte delle associazioni.

    Il progetto del comune attua ciò che le associazioni temevano, ovvero un parco urbano con una sinuosa passerella in legno avulsa dai percorsi esistenti (per preservare i cittadini da ogni contatto con la natura), con pesanti strutture e attrezzature: punto di ristoro, biblioteca all’aperto e giochi vari, in pratica una duplicazione del giardino dei Ponti, che già ben assolve alle sue funzioni di giardino urbano.

    Il tutto riproponendo i problemi delle aree verdi attuali, perché se è vero che l’esproprio dell’area e la realizzazione saranno finanziati, i costi di gestione (che si possono stimare in circa 50.000 euro l’anno, prendendo a riferimento un costo di € 0,50/mq.) saranno tutti a carico dell’amministrazione, che affiderà a ditte esterne la manutenzione del verde con rischio che si producano i risultati già visti (piante secche, potature scriteriate e, temiamo, scarso recupero delle poche specie esistenti che verranno conservate) e dovrà sobbarcarsi oneri per la manutenzione delle strutture, soggette a rapido deterioramento e degrado.

    Con il rischio concreto, se le attività previste non dovessero decollare come spesso accade, di trovarsi strutture abbandonate che degraderanno nuovamente l’area.

    La proposta delle associazioni, invece, prevedeva la progettazione e la gestione da parte di cittadini e associazioni interessati, quindi una gestione volontaria e dal basso che avrebbe ridotto i costi di gestione in modo consistente e avrebbe garantito una maggiore cura dell’area.

    Un confronto con le associazioni, che pure rappresentano una buona parte di cittadini e agiscono per la tutela di interessi diffusi e collettivi, e la partecipazione dei cittadini sarebbero state non un fastidioso intralcio, come evidentemente pensano l’amministrazione e il sindaco in primis, ma un’occasione di arricchimento per la stessa amministrazione e il progetto del parco ne sarebbe uscito migliorato.

    Invece, il nuovo parco progettato dal comune avrà la stessa funzione e destino di quello di Grassina: utile per dare apparenza di sostenibilità mentre si cementifica il resto del territorio e per inaugurazioni in favore di macchine fotografiche e telecamere in campagna elettorale (le elezioni comunali saranno nel 2024) e dopo rimarrà solo il degrado.

    Insomma, l’ennesima prova della avversione di questa amministrazione e del suo sindaco per gli ambienti naturali, in controtendenza con esperienze di altri comuni dove vengono realizzati parchi completamente naturali, e soprattutto per la democrazia.

    Anche in una situazione ormai compromessa, le associazioni continueranno a far conoscere alla popolazione quanto di bello offre adesso quest’area, cercando di fare in modo che non venga perso per sempre.

    Il Coordinamento delle associazioni: Legambiente, Italia Nostra, L’ARCA, Fridays For Future Firenze, Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio, Comitato Amici di Mondeggi Bene Comune, Il Pianeta, Per una Cittadinanza Attiva Bagno a Ripoli, Potere al Popolo, ASD Piano Terra, Firenze Intralice, Rifondazione Comunista, VAS onlus–Circolo Chianti Fiorentino, Comitato di Vicchio e dintorni

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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