Anche il consigliere comunale di Cittadinanza Attiva per Bagno a Ripoli Beatrice Bensi, così come ni Verdi per Impruneta, fa il punto sulla questione delle bollette di Publiacqua.
In particolare si concentra sul conguaglio annuo non effettuato nelle bollette acqua relative agli anni 2003 – 2004 – 2005 – 2006: "Da oltre 5 anni – dice – seguiamo con attenzione la vicenda dei gravi errori riscontrati nelle fatture emesse negli anni dal 2003 al 2006 compreso, dalla società Publiacqua spa. La continua pressione esercitata dal gruppo consiliare, ha obbligato l’amministrazione comunale a chiedere chiarimenti ai due organi che hanno il compito di controllare l’operato di Publiacqua spa: sia l’ATO3 prima (novembre 2009) che il CONVIRI successivamente (febbraio 2011), sancivano l’esattezza dei rilievi mossi e la conseguente legittimità delle richieste di rimborsi da parte dei cittadini".
"Dopo la lunga e difficile battaglia – dice ancora – ricca di esposti, solleciti, incontri, interrogazioni portate in consiglio comunale, con tanta tenacia da parte di chi ha seguito la vicenda, oggi l’amministrazione comunale di Bagno a Ripoli, si arrende. Infatti in un recente incontro avuto con la società Publiacqua spa è emerso che secondo quest’ultima il parere del Conviri “non sia così preciso”. Questa posizione non ha che una conseguenza: se si vuole ottenere quanto dovuto, non rimane che il ricorso al TAR. Publiacqua, evidentemente, nega la correttezza del parere espresso dagli organi competenti, sapendo benissimo che nessun cittadino per recuperare poche decine di euro troverà conveniente intraprendere la strada del ricorso che comporta tempi lunghi e ingenti spese".
“Durante la seduta consiliare – dichiara la Bensi – ho allora chiesto se il Comune fosse disposto a tale azione a tutela dei cittadini, ma il sindaco ha risposto di non avere le disponibilità economiche necessarie. Evidentemente, il Comune non trova interessante e doveroso agire a difesa dell’intera comunità dagli errori perpretati per ben quattro anni da una società, della quale è socio, e sul cui operato, forse, avrebbe dovuto vigilare con maggiore attenzione e diligenza".
"A questo – rilancia – va aggiunta identica immobilità politica di fronte al noto esito referendario che ha sancito la fine della remunerazione del capitale investito, che, viceversa, continuiamo a pagare indebitamente nelle nostre bollette Publiacqua. Cosa possiamo dedurre, sinteticamente da questa vicenda?".
"Che i Comuni – risponde Bensi – hanno ormai delegato all’esterno la gestione di quasi tutti i servizi che prima gestivano direttamente con gli effetti che vediamo; che i controlli che comunque dovrebbero essere effettuati per verificarne la correttezza , nonostante tutti i dirigenti teoricamente preposti e da noi pagati, sono pressoché inesistenti; che anche quando i cittadini evidenzino errori, confermati dagli organi superiori di controllo, l’amministrazione comunale piega la testa di fronte ai gestori dei nostri servizi, oggi Publiacqua ma domani potrebbero essere anche Quadrifoglio o Casa spa, (solo per citarne alcuni)".
"In definitiva – conclude – i Comuni non hanno più nessun potere nei loro confronti, o forse non lo vogliono avere, considerato che in queste società, cosiddette partecipate, siedono presidenti e membri dei Cda, nominati politicamente, con la conseguenza che a guadagnarci sono gli amici degli amici e a rimetterci i cittadini”.
di Redazione
© RIPRODUZIONE RISERVATA