GRASSINA (BAGNO A RIPOLI) – Dopo la perdita di una persona cara tantissimi sono i bei ricordi a lei legati che affiorano alla memoria, facendo compagnia.
Ma anche quelli dolorosissimi, legati al periodo di malattia, responsabile di aver causato quel vuoto.
Capita però di incontrare, in quel faticoso cammino, qualcuno che ha provato a renderlo meno duro, lasciando traccia di sé in coloro che restano.
Anche Sandra Tattini, insieme al figlio Antonio, hanno avuto al loro fianco delle persone che li hanno aiutati e accompagnati in quello che è stato l’ultimo periodo della vita dell’Adua, a Grassina basta il nome.
Rispettivamente per loro mamma e nonna e, per tutti i grassinesi invece, una delle ultime memorie storiche del Chiassolo, nella zona di Bubè.
“Una giovanissima ragazza di nome Aurora è entrata nella nostra casa, e nella nostra vita, in punta di piedi. Con una naturalezza tale che la mia mamma le si è da subito affezionata”.
“Non viene oggi? Me lo chiedeva sempre prima che arrivasse”. Così ci racconta Sandra che, dopo circa dieci giorni dalla scomparsa della mamma, vorrebbe far sapere, ringraziare e dare valore al lavoro di tutte quelle persone, speciali come ci dice lei, che quotidianamente aiutano i malati e le loro famiglie. Con estrema attenzione e professionalità durante un periodo di sofferenza.
“La mamma – prosegue – ha avuto necessità di ricevere l’assistenza domiciliare quando è stata dimessa dall’ospedale, tramite la Asl sono stata seguita ricevendo tutte le informazioni e le spiegazioni su come e cosa dovessi fare”.
“La ragazza – spiega – con tutte quelle accortezze di cui una persona ha necessità, le dava conforto. In qualche modo tranquillizzava anche noi nonostante fossero dei duri colpi ciò che ci diceva in merito alle sue condizioni”.
“L’Adua – il ricordo si fa dolce – con il suo schietto modo di fare, non aveva mancato di farmi capire, confrontandola a me figlia, che anche a questa giovane ragazza voleva proprio bene”.
C’è tutto un mondo dietro una persona malata che, pian piano, si spegne: “Anche i medici dell’Hospice di San Felice a Ema sono stati per noi un punto di riferimento importantissimo. Il poter contare su di loro è stato fondamentale”.
“L’importanza del rapporto umano, spontaneo, che nel momento giusto conforta e consola le persone vicine a chi soffre dal sentirsi inadatti e impotenti davanti alla malattia”, ci spiega ancora Sandra.
Lavori pregni di umanità. Che hanno un valore assoluto e, talvolta, mitigano il dolore.
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