E’ stato presentato nei giorni scorsi al Teatro del Cestello di Firenze, alla presenza di un folto e divertito pubblico, il libro "I Savoiardi", di Maria Pagnini, scrittrice attenta e sensibile, oltre che una delle colonne portanti della biblioteca comunale di Bagno a Ripoli.
Alla serata sono intervenuti oltre all’autrice anche Laura Bosio (di Guanda, casa editrice), i fecondi scrittori fiorentini Luca Scarlini e Marco Vichi, e Lorenzo Degl’Innocenti, che ha curato le letture. Il libro uscito la prima volta con la casa editrice Soleombra nel 2004, è stato riproposto dalla Casa Editrice Guanda in una versione rinnovata e con la prefazione di Massimo Gramellini. "I Savoiardi", che ha come sottotitolo “Storia tragicomica di una dinastia” , racconta in quattro agili e ironici capitoli dei quattro Re d’Italia.
Maria, quando è nata l’idea di scrivere questo libro?
"Questo è un libro scritto di getto in quindici giorni, lavorandoci alacremente e con sofferenza. Quello fu per me un anno tragico per vari motivi, a cui si aggiunse un versamento ad un’anca che mi costringeva a stare ferma. Fu li che potei concentrarmi su questo progetto, che iniziato a settembre era già in libreria a Natale di quello stesso anno".
Di cosa parla il libro?
"Racconta i nostri quattro Re. Ciascuno tratteggiato in base alla propria personalità. Me li sono studiati per 6 mesi anche se poi la storia è stata scritta di getto, in poco tempo. L’obiettivo è quello di far avvicinare i ragazzi alla storia, ad appassionarsi, direi che nei miei libri mi son spesa per questo. Se i ragazzi non si interessano, se non la conoscono, manca l’anello della congiunzione generazionale, si rischia di perdere la nostra identità".
Chi è questo Lorenzo Bresci a cui è stato dedicato il libro? Ha legami con Gaetano, l’anarchico che sparò a Umberto I?
"Lorenzo è il fratello di Gaetano Bresci, l’anarchico regicita. Non tutti sanno che il loro era un legame molto forte e mentre Gaetano era in carcere suo fratello si chiuse in un mutismo selettivo: decise di parlare soltanto ai bambini e agli animali, considerate le uniche creature innocenti. Ho voluto mettere il riflettore su chi non è mai visto".
Qual è il suo prossimo progetto?
"Raccontare la storia del partito comunista, che si è portato due anime in un nocciolo: quella di Pietro Secchia, l’uomo che credeva nella rivoluzione e quella di Palmiro Togliatti che nella rivoluzione non ci ha creduto mai".
Maria Pagnini ha pubblicato, tra l’altro, "Il campo in conca" (1999), "Storia di un popolo, anzi due" (2003), che ha vinto il premio Terzani, "Questa striscia di terra" (2006) e "La pace della sera" (2010), entrato nella rosa del Premio "Lo scrittore toscano dell’anno", ed "Evelina" (2011).
di Cecilia Barbieri
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