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martedì 23 Aprile 2024
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    La segretaria uscente del circolo di Antella Baragli: “Divisi fra fazioni del segretario e del sindaco”

    BAGNO A RIPOLI – Tempo di resa di conti all'interno del Partito democratico di Bagno a Ripoli. Che nonostante abbia sfiorato il 60% alle recenti elezioni regionali, si è lacerato sulla candidatura a consigliere regionale dell'ex sindaco Luciano Bartolini (arrivato quarto e molto lontano dal seggio in Regione).

     

    Dimissionario il segretario comunale Daniele Olschki, dimissionaria la segretaria del circolo dell'Antella (forse quello con i maggiori mal di pancia da tempo), peraltro anche consigliere comunale, Sandra Baragli.

     

    Ed è stata la stessa Baragli, con un lungo post su Facebook, a mettere "in piazza", dopo la prima riunione di analisi del voto, le beghe del Pd ripolese. Insomma, a lavare in pubblico i panni sporchi.

     

    Mostrando un partito confuso, diviso e profondamente lacerato al suo interno. Diviso in fazioni con riferimenti ben precisi. Tirando dentro a pieno titolo anche il sindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Casini.

     

    "E' soltanto iniziato – scrive Baragli – il percorso che ci porterà al Congresso e quindi la discussione non si è ancora particolarmente accesa, anche se gli interventi sono stati numerosi. In un momento così delicato del nostro cammino, personalmente, avrei preferito che l'assemblea si svolgesse a porte aperte".

     

    "Questo povero partito – riflette – dal glorioso passato e schiacciato nel presente da fazioni belligeranti, di cui una buona parte non ama venire allo scoperto, meritava la platea dei suoi tanti (qui da noi, almeno) elettori, che dalla loro hanno forse la colpa di partecipare poco alla vita politica. Io non riesco ad intravedere pericoli nell'aprirsi al mondo, anche se nessuno lo fa. Neanche i grillini che professano tanta trasparenza, permettono ai non "selezionati" di accedere ai loro meetup".

     

    Ricorda che "la lunga disamina del risultato dell'ultima tornata elettorale ha preso molto tempo ed alla fine, in sintesi, ci è stato raccontato che la bassa affluenza è da attribuirsi alla scelta sbagliata del giorno (nel bel mezzo di un ponte) e al basso numero di regioni interessate al voto, non sufficiente a risvegliare nell'elettorato l'interesse tipico di un consesso nazionale. Io aggiungerei che c'era anche la marmotta che incartava la cioccolata".

     

    Sul fallimento della candidatura di Bartolini: "La mancata elezione del nostro candidato locale è stata più sviscerata e, attraverso varie fasi si è arrivati alla conclusione che il Pd è un partito formato da correnti. Già. Peccato che non si siano palesate…".

     

    "Il segretario – entra nello specifico Baragli parlando del commiato di Daniele Olschki – nel suo discorso di addio, non ha affondato mai la lama nella carne. E' persona troppa colta ed educata per farlo. Provo ad immaginare cosa avrei potuto dire io al suo posto! Il sindaco non ha ancora proferito parola. Perché ho rammentato solo queste due importanti figure? Perché tutto è ruotato intorno a loro, finora".

     

    Poi il durissimo atto d'accusa: "Il Pd ripolese, ebbene sì, nell'ultimo anno e mezzo ha vissuto questo deleterio dualismo, il partito si è avvitato intorno alle loro scaramucce, quasi sempre a distanza e spesso non giocate in prima persona. Io, per conformazione mentale, sono per il dialogo e la mediazione. Avrei tanto voluto vedere che anche da parte loro ci fosse stata questa volontà!".

     

    "Le loro incompatibilità caratteriali hanno prevalso – continua – Due persone profondamente diverse, con un concetto di partito diverso, con ambizioni diverse, ma secondo me, nulla di insormontabile. Si sa, però, quando lo scontro si acuisce, non si ritrova più la via della ragione e anche piccole cose diventano gigantesche".

     

    Poi tratteggia anche i rispettivi caratteri: "Daniele, uomo maturo, pacato, forse un po' aristocratico per il mondo della politica, ha pagato la scarsa simpatia di cui godono gli intellettuali in questo momento, dove tutto è mordi e fuggi, dove si vuole arrivare subito, il più in alto possibile e comunque occupare più spazi possibili, fagocitati dalla necessità di essere il più visibili possibile".

     

    "Francesco, in questo mondo, invece, si trova a proprio agio – dice ancora – E' cresciuto politicamente in questo humus. Le loro incomprensioni erano inevitabili. Lavoravano entrambi, a loro vedere, per il partito, ma il primo mal sopportava quella che giudicava un'ambizione sfrenata del secondo e questo vedeva qualunque azione del primo come un ostacolo contro di lui. Intorno a questi due mondi si sono aggregate le persone che fanno politica in questo comune e siccome Bagno a Ripoli non diverge dal resto del pianeta, abbiamo fatto un bel casino!".

     

    "I due gruppi – continua Baragli – (chiamarle correnti, non mi pare nemmeno appropriato), si sono caratterizzati anche per stili di azione diversi, tanto che i "casiniani" hanno optato per un'azione al di fuori delle sedi ufficiali del partito. Si sono creati una loro struttura, lavorando alla delegittimazione degli "olschkiani". Nei paesi si sa tutto di tutti! Questi invece si sono arroccati nelle sedi di partito, molto spesso limitandosi a dolersi di ciò che accadeva".

     

    Baragli ne ha davvero per tutti: "Io posso dire che, considerata troppo poco vicina al sindaco, da coordinatrice di circolo, ho visto in prima persona come funziona il metodo, prevalentemente fatto di tentativi di isolamento e screditamento. Non si sta in paradiso a dispetto dei santi. Se con una parte del partito non si riesce a comunicare si lascia spazio ad altri e ho mollato".

     

    "Mi dispiace per quella decina di aficionados che partecipavano sempre alle nostre riunioni – ricorda – e che ora non hanno più qualcuno che li coordina, che tira le fila. Sì, perché il circolo è rimasto acefalo, dal momento che nessuno di coloro che non vedevano di buon occhio la mia presenza si è fatto avanti per reclamare il posto, dopo le mie dimissioni… . Non voglio arrivare a conclusioni affrettate, ma a pensar male… . Bastava far fuori me, del partito chi se ne importa!".
     

    "Io vorrei – conclude- che dalle prossime assemblee si iniziasse un percorso nuovo, che il nuovo segretario riuscisse a risanare queste ferite, che si riuscisse a prendere coscienza che se un partito non è rappresentativo di una comunità finisce col rappresentare solo i suoi fedelissimi, svuotato di ogni valore ed ideale ed è così che si apre la strada a tutte le nefandezze possibili ed immaginabili. Non dobbiamo temere di dirsi le cose come stanno, se vogliamo crescere, se vogliamo diventare grandi con le idee chiare su quello che vogliamo fare da grandi, non possiamo più permetterci di trincerarci dietro al solito falso buonismo e lasciare che gli eventi ci travolgano.Io sono ottimista (per natura)".

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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